Nella Prima Repubblica questo era il periodo del “Governo Balneare”, per dichiarare la fine di un patto e per iniziare a tracciare le linee per il prossimo Governo da farsi poi a Settembre, al rientro, buono per la preparazione della Finanziaria.
Sono cambiate tante cose da quel periodo storico e in questa Terza Repubblica il Governo del Cambiamento è diventato rimasto a Bagnomaria per questo Agosto che è iniziato con un voto parlamentare “surreale” e con una dichiarazione del Ministro degli Interni fuori dal Parlamento. In una dichiarazione dopo questi fatti il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che la Crisi sarà la più Trasparente della Storia.
Il Movimento 5 Stelle ha presentato in parlamento una mozione parlamentare nella quale si dichiarava contrario (dal voto il M5S era l’unica forza che ha sostenuto la sua stessa mozione) ai lavori per la TAV dopo che il Governo ha presentato una risoluzione alla prosecuzione dei lavori inviando documentazione ufficiale all’UE. La mozione è “surreale” perché la risoluzione è inviata direttamente dal Ministro “Grillino” Toninelli.
Dopo la votazione il leader leghista Matteo Salvini ha dichiarato che non aveva più fiducia del Presidente nel Consiglio e a Parlamento ormai chiuso per ferie ha presentato una Mozione di sfiducia che di fatto apre la crisi di governo che però dovrà attendere la riapertura dei lavori parlamentari per essere discussa.
Il complesso periodo storico in cui viviamo si caratterizza per il fatto che sembra richiedere a tutti, su molte tematiche, una risposta di lungo periodo ed un cambiamento netto. In quest’ottica, appare indispensabile in molti campi lo sviluppo diffuso di strumenti e di competenze necessarie per comprendere e compiere delle scelte di vita ottimali e ragionate, diffondendo un’informazione che vada a creare un’effettiva conoscenza e, quindi, la coscienza verso il presente e soprattutto verso il futuro, con conseguente piena consapevolezza dei propri diritti.
In un
panorama che si caratterizza per la presenza di informazioni in continuo
movimento e sempre maggiormente fruibili, si assiste a fronte di un indubbio
aumento della scolarizzazione ad una preoccupante debolezza della popolazione
italiana nella comprensione dei meccanismi di base dell’economia. Questo
problema, lungi dall’essere meramente teorico, ha importanti ricadute nella
vita quotidiana e sulla società, condizionando decisioni fondamentali per
l’individuo e per le famiglie.
In questo
contesto si inserisce la necessità di una riflessione profonda su una educazione
finanziaria che sia effettiva, efficace, completa, che permetta a tutti,
fin dalla frequentazione della scuola dell’obbligo ed una volta per tutte, di
acquisire strumenti e competenze che portino a decisioni economiche consapevoli sulla base
di un’adeguata informazione, con comprensione di tutti i prodotti finanziari e la
conoscenza dei rischi e delle opportunità del mercato.
Ciò
a cui si deve far riferimento, però, non è tanto la necessità di campagne
temporanee o promozionali, spesso tardive, incomplete o portate avanti con
modalità tali da non garantire l’acquisizione di strumenti effettivi ed utili all’individuo
per essere autonomo, quanto di una strategia nazionale con obiettivi ad
ampio spettro.
L’esperienza diretta
a contatto con i consumatori porta a far emergere ogni giorno l’esigenza sempre
più urgente di una riforma che parta dall’inserimento, fin dalla scuola
primaria e secondaria, di quelle nozioni in materia di educazione finanziaria
ed economia aziendale che costituiscono un bagaglio indispensabile per le
prossime generazioni, le quali si muovono in una dimensione sempre maggiormente
digitalizzata, caratterizzata da maggiori occasioni e da una gestione monetaria
dematerializzata. Inoltre, l’esigenza è ancora più
impellente se si considera l’utilizzo di enormi quantità di dati personali,
frutto dell’analisi delle scelte e delle preferenze ricavate dai social media
e dai big data, che consentono un’attività di moral suasion persuasiva
e surrettizia, che concorre a determinare i costumi degli individui ed una
parte elevata degli scambi commerciali.
La
necessità di una riforma nasce dalla presa di coscienza di due aspetti
interdipendenti. Uno attiene al sempre maggior numero di situazioni in cui si
assiste a problematiche di pesante indebitamento delle famiglie italiane, in situazioni
nelle quali una forte e radicata cultura finanziaria eviterebbe all’individuo
di assumere rischi e di contrarre debiti al di sopra delle proprie effettive
possibilità. Altra considerazione
attiene, invece, al fatto che la povertà non potrà essere combattuta in maniera
efficace senza un adeguato e diffuso livello di alfabetizzazione finanziaria.
L’impegno
profuso negli ultimi anni e finalizzato alla creazione di alcuni canali di
comunicazione, quali la creazione di siti istituzionali in materia di educazione
finanziaria, purtroppo non appare adeguato ad ottenere benefici diffusi e
permanenti nel nostro ordinamento ed è per questa ragione che è ormai
impellente garantire l’acquisizione di strumenti che permettano di assicurare
il possesso, nel proprio bagaglio culturale, della visione di insieme in questa
materia.
L’individuo, per risolvere problemi, dare
giudizi e prendere decisioni complesse, ricorre a processi spesso
approssimativi o utilizza categorie semplici per pervenire comunque ad una
soluzione, seppur non ottimale ed irrazionale. Questo meccanismo può portare ad
errori di vario genere. Uno dei processi mentali più pericolosi in questo ambito,
ad esempio, è quello che porta, in assenza di strumenti propri e di una
adeguata formazione ed informazione, ad accontentarsi delle spiegazioni trovate
o fornite in maniera semplificata e spesso lacunosa, sacrificando un pensiero critico
e produttivo. In tali casi ci si accontenta di una soluzione facile fornita in
modo semplicistico, impedendo l’attivazione della parte più critica ed intuitiva
della mente. Restando nel campo dell’educazione
finanziaria, ad esempio, si possono notare spesso pericolosi messaggi pubblicitari
quali “scoperto facile” o “finanziamento per tutti” (o concetti simili) ai
quali un consumatore sprovvisto dei necessari punti di riferimento risponde
cadendo nella semplificazione che quel messaggio suggerisce. Naturalmente il
medesimo rischio esiste in tutti i campi e quanti più strumenti avrà il
consumatore/cittadino, tanto più facilmente potrà evitare di sbagliare.
L’esperienza acquisita sul
campo conferma, poi, come di una educazione finanziaria effettiva e pienamente accessibile
ne benefici non solo il singolo, ma anche la società nel suo complesso e
l’economia intera poiché, attraverso questo strumento, si riducono i rischi di
esclusione finanziaria, si incoraggiano i consumatori a pianificare e
risparmiare in maniera razionale e si contribuisce ad evitare il sovraindebitamento.
L’esperienza dimostra che l’educazione economica e
finanziaria può essere un valido strumento di inclusione sociale e di lotta
alle disuguaglianze, poiché contribuisce alla piena presa di coscienza
dell’individuo ed alla sua emancipazione sociale.
Ogni volta che ci s’interroga su quale posizione assumere, se
votare o meno e quale fra più opzioni scegliere emerge anche il ruolo della
cultura economica. La cultura finanziaria, di conseguenza, influenza tutte le scelte politiche, le riforme
economiche, le tutele ed i diritti di ciascun cittadino. L’alfabetizzazione
finanziaria, in definitiva, concorre ad alimentare l’educazione economica che
in un mondo complesso, veloce e connesso come il nostro diventa una materia strategica
per evitare che i consumatori divengano soggetti acritici incapaci di
orientarsi consapevolmente e di distinguere i nessi causali.
L’innalzamento della conoscenza finanziaria, se correttamente
sviluppata, porterà ad un aumento della comprensione delle diseguaglianze,
delle ingiustizie, dei prezzi non corretti con una analisi costi-benefici che
condurrà naturalmente a soluzioni razionali, eque ed ecologiche.
In definitiva, avere un ampio numero di persone in grado di
dare giudizi indipendenti ed autorevoli è uno strumento efficace contro la
diffusione di prodotti scadenti, di contratti ingannevoli, di investimenti
rischiosi, di interpretazioni fallaci e di programmi politici poco credibili e,
in generale, è uno strumento contro la regressione sociale e le truffe. Se la
diffusione della cultura economica tra la popolazione sarà ampia, ciò tutelerà tutti
i soggetti, anche quelli più deboli e a rischio.
L’esigenza è chiara e precisa e deve trovare risposte
precise nel brevissimo periodo: è prioritario impegnarsi in maniera capillare e
strutturata per promuovere politiche di educazione che permettano di formare
cittadini informati e preparati alla sfida di una crescita economica inclusiva.
Una intervista surreale di un aspirante mistica al maestro spirituale Osho.
Nel primo numero di Condivisione Democratica avevo annunciato che avrei dato spazio ad interviste di varia natura, senza schemi preordinati.
Bene, sono ora in collegamento eterico col rivoluzionario filosofo, guida spirituale Osho, di cui ho letto molti preziosi insegnamenti.
Colgo l’opportunità creata dal mio attuale stato vibratorio energetico alto e aperto verso il Divino, per sedermi a prendere un tea con lui e chiedergli due cosine.
Guai a chi non mi prende sul serio, non sto scherzando! La sala da tea si trova in un meandro protetto in fondo al mio cuore: eccomi, lo vedo, è adagiato su una morbida poltrona avvolta da luce tenue e calda, mi sorride, mi accoccolo ai suoi piedi, ci siamo!
Rajneesh, ti ho cercato per avere una tua visione riguardo la
necessità di fare del bene, di dare un apporto alla collettività per la
salvezza del mondo intero. Cosa possiamo fare rispetto all’apparente prevalere
della negatività, le condizioni di vita miserevoli, le guerre, le ingiustizie
sociali?
La tua casa è in un caos indescrivibile, il tuo stesso
essere è una confusione inestricabile, come puoi avere una prospettiva che ti
permetta di comprendere problemi più grandi, sconfinati? Ancora non hai neppure
compreso te stesso: infatti ogni altra partenza risulterà falsa!
Si d’accordo, la rivoluzione esteriore è inutile se prima
non facciamo la nostra rivoluzione interiore ma se nel frattempo la casa sta
bruciando insieme a tutta la città, resto a guardare?
Ricorda: tu sei il problema del mondo, sei tu il
problema, a meno che tu non sia risolto, qualsiasi cosa farai potrai solo
rendere le cose ancora più complicate. Persone che sono in un incredibile stato
di confusione mentale iniziano ad aiutare gli altri, propongono soluzioni:
questa gente ha creato al mondo più problemi di quanti ne abbia risolti. Questi
sono i veri faccendieri, gente abile a manipolare e a ingannare: i politici,
gli economisti, i cosiddetti benefattori, i missionari. Questi sono i veri truffatori:
ancora non sono venuti a capo della propria consapevolezza interiore e sono
pronti a balzare addosso a chiunque, per risolvere tutti i problemi altrui. In
realtà, agendo così evitano e sfuggono dalla propria misera realtà.
Però, se dopo aver fatto un proprio percorso introspettivo
si è giunti ad avere la propria casa abbastanza in ordine, come si può restare
indifferenti alla sofferenza altrui? Mi sono dedicata all’autoconsapevolezza da
quando avevo quindici anni e per molti anni mi son detta: se non aggiusto il
mio mondo interiore, quello esteriore non potrà cambiare, e continuo a credere
che sia così! Ma da un po’ di tempo sta premendo in me un disagio, un bisogno
di schierarmi, fare qualcosa di netto a favore del bene, come si può restare
indifferenti, non è da codardi?
In India si narra che un re, molto sciocco, si lamentò
che il terreno accidentato gli feriva i piedi, per cui ordinò che l’intero
regno venisse rivestito con un tappeto di pelle di vacca, così da proteggere i
suoi piedi dalle asperità. A quella notizia il giullare di corte si mise a
ridere, era un saggio, e disse:” L’idea del re è semplicemente ridicola!”. Il
re andò su tutte le furie e disse al giullare:” Mostrami un’alternativa
migliore o verrai giustiziato!”. Il giullare disse: “Maestà, potete tagliare
due solette di vacca e usarle per proteggere i vostri piedi”. E fu così che
furono inventate le scarpe. Non è affatto necessario coprire l’intero pianeta
con tappeti di pelli di vacca, copriti semplicemente i piedi e i tuoi piedi
rivestiranno l’intera Terra. Questo è l’inizio della saggezza.
Ora però siamo in un’epoca in cui si rischia
l’autodistruzione, tu forse mai avresti detto che nel 2019 saremmo sati
sull’orlo del baratro!?
Sono d’accordo, esistono problemi enormi, c’è un’esplosione
di ogni sorta di follia, questo è vero, ma io insisto: il problema sorge
nell’anima individuale, l’inizio deve essere entro di te, questa è la prima
cosa. Quando avrai risolto questo, allora il tuo interesse per i problemi del
mondo sarà focalizzato sulla radice dei problemi, non sui sintomi: la persona
risvegliata sa dove si trova la radice del problema e fa di tutto per operare
su quella radice, per cambiarla…
(Intanto voi non mi vedete, ma sto agitando il pugno in aria in segno di vittoria, mentre Osho è distratto dalla tazza di te che sta sorseggiando), hops, mi ha beccato! Continua con tono potente:
La povertà non è la radice, la radice è l’avidità: voi
continuate a lottare contro la povertà, è l’avidità che deve essere sradicata.
La guerra non è il problema, il problema è l’aggressività dei singoli
individui. Potrete fare tutte le marce che volete, questo non fermerà la
guerra!
Qui però, con tutto il rispetto per la verità delle tue
parole, ti voglio informare (dalle tue parti è giunta voce?) che è appena nato
dalle piazze un’unione di intenti meravigliosa di persone chiamate “le
sardine”. Ho deciso di unirmi a loro in nome dell’antirazzismo, antifascismo,
ambientalismo. Questo è il decimo ed ultimo punto della “carta dei valori” di
questa folla oceanica che chiede pace, collaborazione, diritti uguali per tutti
e tante altre cose belle, e lo dedico a te, Osho Rajeensh: punto 10. Se
cambio io, non per questo cambia il mondo, ma qualcosa comincia a cambiare.
Occorrono speranza e coraggio
Leggo un guizzo di entusiasmo negli occhi profondi del
grande saggio, mi inchino alla sua saggezza e torno tra la folla, sardina tra
le sardine, yesss!!!
Un’auto-intervista, questo l’appuntamento per il numero presente di Condivisione Democratica, ma da buona “condividente” decisamente democratica, risponderò solo brevemente ad un paio di domande che abbiamo ricevuto al mio filo diretto, per poi passare ad un’intervista che mi è capitato di fare in un luogo particolare. Le due cose sono in realtà strettamente collegate. Dunque la prima domanda: “Loretta, ho letto della battaglia che stai portando avanti riguardo l’ingiusta detenzione di tuo figlio Giacomo. Poi leggendo altre notizie precedenti apprendo del tuo attivismo contro il razzismo. Tuo figlio è di colore, nessuno hai mai posto l’attenzione su questo fattore, la parola carcere collegata a uomo nero? Scusa se in un momento di tuo grande dolore sono stato così diretto, Marco.”
Sappi che mi ero effettivamente posta la questione ma, con mio estremo stupore e soddisfazione, forse ci sono meno italioti di quanto non appaia. No Marco, anche ospite in tv o in varie interviste, nessuno si è soffermato sull’etnia di Giacomo, che sottolineo, è mio figlio biologico, molto molto italiano, addirittura partorito in casa! Per fortuna quindi, non mi son dovuta dedicare a spiegare cose ovvie, come quella che spesso in una famiglia due fratelli sono come il giorno e la notte, di qualunque colore sia la loro pelle, e le strade che possono prendere spesso divergono di molto, come nel caso dell’altro mio figlio che si sta per laureare. Il valore umano del fratello meno “conforme” è paradossalmente a volte, più variegato e riccamente complesso, da cui deriva un percorso di vita più accidentato.
“Loretta Rossi Stuart, sei consapevole che senza il tuo cognome non avresti avuto nessuna risonanza rispetto all’ingiustizia che sta subendo tuo figlio? Ti comprendo come madre ma il vostro mondo patinato mi sembra troppo lontano, Stefania.”
Stefania cara, ti rispondo con le parole di una signora disperata che dopo avermi visto in una trasmissione, mi ha scritto: “Buona sera, io mi chiamo………, mi ha colpito la sua storia, vorrei u informazione in merito a mio nipote M………, (ha 22 anni) che ha lo stesso problema di bipolarismo, (disturbo di personalità e psicosi) in pratica lui fumava marijuana, che ha scatenato queste crisi, attualmente è ricoverato in psichiatria. Il problema è quando uscirà dall’ospedale, ci vuole una struttura idonea, e mia sorella non lo vuole più in casa, non so cosa fare!!! Si potrebbe lottare insieme per ottenere queste strutture idonee, per curarli, mi faccia sapere, anche solo un consiglio grazie, ha tutta la mia stima”.
Stefania, il poco che sto cercando di fare, ovvero attirare l’attenzione sulla problematica che va dalle droghe, alle comunità, alle strutture psichiatriche e, a volte, arriva a toccare il carcere, si, lo sto facendo a favore di altre persone, non solo per mio figlio. Il mezzo e il come non importa, so solo che ci vuole un grande coraggio e altrettanto desiderio di un mondo migliore. Il 12 novembre a Roma, presso la Fondazione Don Di Liegro, si svolgerà il convegno “Io combatto- dalla comunità alla r.e.m.s. passando per il carcere-Il viaggio di una madre nel buio delle istituzioni”.
Verrà proiettato un breve docu film sull’esperienza di Giacomo, girato da me con mezzi artigianali. Ma è un documento che vuole sensibilizzare le istituzioni su qualcosa che va portato avanti: l’importante riforma che ha portato alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, ma che deve procedere col suo iter, risolvendo il problema della mancanza di strutture e confusione di competenze.
Ma veniamo all’intervista che mi è capitata di fare in attesa di del colloquio con mio figlio avvenuta, dicevo, in un luogo particolare, nel carcere di Rebibbia: precisamente mi trovavo nella sala d’attesa del penitenziario, che ogni giorno ospita centinaia di visitatori, coloro che danno sostegno a chi è dentro. Sono soprattutto donne, di ogni estrazione sociale, dalla gitana alla signora curata e forse snob, che si trova però fianco a fianco con la popolazione più variegata e spesso denigrata. Viene a compiersi l’opera di una sorta di livella là dentro, e siamo tutti uguali, con storie e drammi su cui a volte si riesce a sorridere insieme. Dunque, mi trovo in attesa da ore, come sempre, e noto un ragazzo africano dal viso luminoso: mi sorride furbetto, dopo avermi colta a scattare furtivamente qualche foto col cellulare, alla sala piena di umanità e degrado. Allora vado da lui e gli dico “visto che mi hai beccata questo punto posso farti una foto fatta bene? Sai, devo scrivere un articolo, così poi mi dici come mai sei qui e mi parli un po’ di te…”. Ci sediamo e lo ascolto, non serve che gli faccia alcuna domanda ad Amadou, 26enne del Senegal, bel ragazzo, intelligente ed educatissimo. Inevitabile che si innesti in me un retropensiero, mentre ascolto la sua storia: una sorta di silenzioso confronto con mio figlio, poco più giovane, poco più chiaro di pelle, poco più alto, ma bello come Amadou e pieno di potenziale come lui. Solo che Amadou non ha perso la sua direzione, ha ben chiaro il suo obbiettivo e mi racconta: “Io sono in Italia da 4 anni, dopo essere atterrato su questo suolo ho pensato solo a lavorare. Non mi interessa uscire, andare a ballare, vedere ragazze. Io voglio aprire una mia attività nella mia terra, io appena ho i soldi necessari me ne torno in Senegal. Avevo ingranato bene col lavoro, ho lavorato in negozi importanti come uomo della sicurezza, ho fatto il modello e sono sempre stato affidabile, ma da quando Salvini ha gettato ombre su di noi, così in modo indiscriminato, solo perché abbiamo la pelle scura, le cose sono cambiate, è diventato più difficile trovare lavoro” mi mostra i suoi documenti, mi spiega dove abita, e poi mi sorprende nel descrivere la figura di Salvini e di chi segue la sua visione: “è solo questione di ignoranza, nel senso specifico del termine, lui ignora che l’umanità è sempre emigrata e sempre lo farà, ignora che quasi nessuno di noi vorrebbe fermarsi in Italia, ignora che per esempio a Marsiglia , e faccio un esempio di una città qualunque che non sia preistorica, per strada difficilmente trovi dei francesi, perché lì c’è il mondo intero! Loro, i Salviniani, hanno paura di perdere l’identità ma ignorano che coì restano indietro, risultano essere un popolo arretrato.”
Amadou si tira su una manica, si tocca il braccio e continua:” Io del colore di questa, sono orgoglioso e non lo cambierei per nessuna cifra al mondo, e se capita l’ignorante che dopo avermi dato la mano se la pulisce, io ho solo pena per questa persona.” Poi mi parla della droga, di come si dia per scontato che siano i neri a commerciarla. Lui mi spiega.” Si, per la strada, si, la manovalanza, ma hai sentito di africani che la portano da fuori? O che gestiscono tutto? Una stretta minoranza! No, sono gli italiani che li arruolano e li sfruttano. Dicono che in galera è pieno di stranieri, senti ora all’altoparlante quando ci chiamano per entrare al colloquio, su dieci quanti cognomi sono stranieri?” Io rispondo la verità, e ci avevo fatto caso anche io :” Vero Amadou, su dieci nomi forse due, ma anche dentro, nell’area comune di africani ne vedo pochissimi…”Dicendogli poi che io sono un attivista per l’uguaglianza e faccio parte di “Mamme per la pelle”, continuo ad indagare e chiedo:” ma tuo cugino che è dentro, mi hai detto perché vendeva borse per la strada, ha subito che tu sappia atti di razzismi in carcere, perché mio figlio mi dice che non succede”. Amadou mi spiega :”No dentro sono tutti fratelli, tuti uguali, devi rispettare certe regole ma c’è solidarietà”. Lo abbraccio, questo ragazzone che così giovane ha le idee così chiare e che più volte mi ripete: ”Io voglio guadagnare onestamente e tornamene in Africa”. E lì mi viene quasi da piangere perché penso a quanto sia possa essere dura per loro visto che lo è perfino per noi italiani, inseriti, ambientati, con le nostre conoscenze etc, e ugualmente in tanti stiamo a spasso o alla deriva. Penso che tanti di loro nelle condizioni disagiate in cui versano, a maggior ragione dopo il decreto Salvini e la chiusura dei centri di accoglienza, beh, penso che molti di loro hanno una gran forza e dignità, altri non hanno alternative, e altri ovviamene non hanno una rettitudine, così come una fetta della popolazione di qualsiasi etnia. Penso che dovremmo avere comprensione e basta, senza neanche dover risalire alle cause scatenanti ovvero al colonialismo di cui siamo responsabili. Vado dentro, un ora a chiacchierare con mio figlio, che nell’area comune saluta a destra e a sinistra, c’è chi mi stringe la mano complimentandosi per la mia battaglia e chi fa la ramanzina a mio figlio e, guarda caso è un africano di mezza età con lo sguardo saggio e il fare gentile! Questa la sua raccomandazione a Giacomo che ha l’età dei suoi figli:” Mi raccomando, prima le parole, chiedi con gentilezza, nel caso reputi che stai subendo un’ingiustizia. Se le parole non funzionano passa ai fatti, ma che siano fatti ponderati. Prova con la comunicazione, impara prima a dialogare e vedrai che sarai ascoltato! Saggezza africana in un giorno di ordinario colloquio a Rebibbia.
Il termine “persona“deriva dal latino personare ( suonare attraverso) e risale al tempo in cui gli attori comunicavano stati di collera, gioia o tristezza, indossando maschere la cui mimica veniva rafforzata dall’effetto della parola che risuonava dall’interno. Tutte le persone hanno diritto di esprimersi e comunicare qualsivoglia emozione o pensiero. Gli attori, i cantanti, gli artisti in genere, lo fanno per attitudine o per guadagnarsi la vita o entrambe le cose, o semplicemente perchè non ne possono fare a meno, è il motivo del loro esistere. Per cui succede che abbiano l’incarico di eseguire, diventare strumenti della creazione altrui (l’attore nelle mani di un regista, l’interprete di una canzone scritta da un autore, l’esecutore di una partitura composta da un altro musicista etc.etc.) così come succede che gli artisti siano al contempo creatori ed esecutori. Questi ultimi convogliano la loro creazione, cantano testi propri carichi di significato, improvvisano una danza e creano stili nuovi, danno vita ad una scultura o altro tipo di opera. Anche un attore che sia fedele al testo e che venga diretto in modo poco “flessibile”, si esprimerà sempre in modo in parte personale, darà sempre qualcosa di sé. Per cui, in tutti i casi, si è strumenti di comunicazione, di visioni di vita, idee e messaggi al prossimo (anche se alcuni sono finiti a parlare da soli o al vento).
Trovo assurdo e miope disapprovare che una persona dello spettacolo esprima pubblicamente il suo punto di vista, che si debba auto censurare, su qualsivoglia argomento, politica inclusa. Accolgo quindi con gioia la proposta del direttore che mi offre una finestra a cui potermi affacciare in osservazione e ponderazione dei vari avvenimenti che ci scorrono intorno, condividendoli in qualità di donna di spettacolo, ma soprattutto di “persona.” Un appuntamento all’insegna del comunicare, denunciare, proporre in analisi, e quindi il “dire” seguito da un “agire”.
Il mio spazio accoglierà interviste, contenuti video e ciò che mi ispirerà il cuore. Per il primo numero di Condivisione Democratica (quanto mi piace questo titolo!) offro un piccolo contributo video nato tra i flutti e sospinto dal mio desiderio di fare qualcosa per il pianeta. Concludo con una breve auto intervista, per iniziare un appuntamento mensile che mi vedrà perlappunto intervistare diverse tipologie di persona, dal politico all’artista, dall’uomo e dalla donna di strada (lo dico, si lo dico e lo confermo, donna di strada… perché dovrei sostituirlo con donna qualunque, quando il concetto per l’uomo calza perfettamente?), al personaggio in vista. E quindi mi sembra ragionevole iniziare con la sottoscritta: Loretta, vuoi dirci cosa pensi della… Fermi tutti mi blocco! Direttore, possiamo fare in modo che le domande mi vengano rivolte direttamente dai lettori? Si, questo mi piace, un vero “filo diretto”.
E allora, rimandiamo al prossimo numero la mia intervista, insomma, le mie risposte alla vostra intervista, insomma, ci siamo capiti.
Scrivete a DilloaLoretta@condivisionedemocratica.com
Direttore di Condi-Visioni, dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione, giornalista pubblicista, autore e compositore, produttore artistico, ha curato nel tempo l’attività di produzione discografica e la direzione artistica di numerosi eventi culturali e concerti di musica leggera.
Ingegnere Informatico convinto che l’informazione, la comunicazione, la cultura possano aiutare la crescita personale e la crescita sociale del nostro paese.
Mi chiamo Maria Claudia Mifsud. Sono personal trainer e massoterapista. Ed amo il mio lavoro.
A sei anni ho messo per la prima volta il mio “piedino” in un centro sportivo… Ho praticato pattinaggio artistico per 15 anni. Ho gareggiato in tutta Italia vincendo coppe e medaglie con sacrificio, ma con tanta energia, divertimento e soddisfazione.
Durante la mia carriera di pattinatrice ho insegnato ai gruppi di junior.La ginnastica per la formazione fisica e le posture era alla base, prima di mettere il pattino e volare in pista !!!
Nel frattempo mi sono diplomata, ho frequentato il liceo psicopedagogico, ma questo, lo sapevo, non sarebbe stata la mia strada… infatti mi sono dedicata subito dopo allo sport e alla cura del corpo, prendendo specializzazioni e diplomi di estetista e massoterapista. Ho lavorato e lavoro negli studi di medicina estetica.
Nel frattempo, i miei pattini e i miei allenamenti non erano certo “appesi al chiodo”… tutt’altro! Ho continuato la mia carriera di atleta, prendendo diplomi e facendo numerosi corsi per lavorare nelle palestre come istruttrice.
Ora insegno fitness, yoga, pilates.
Lo sport mi dà forza e tanta energia. Che desidero trasmettere ai miei allievi, ai miei interlocutori, al mondo!
La mia attività, inoltre, si muove da sempre anche nell’ideazione e realizzazione di progetti socio – culturali, dove c’è l’opportunità di sviluppare contatti, sinergie, reti, occasioni di incontro e confronto con persone, enti ed organismi.
Perché lo sport non è solo salute psicofisica, adrenalina o toccasana per l’umore… Lo Sport è incontro, è Cultura!
Laureato in Sociologia e Filosofia, si occupa di Informatica dai primi anni ’80, con significative esperienze nel settore ICT presso importanti aziende, tra cui il gruppo Olivetti, dove ha partecipato allo sviluppo di importati progetti di trasformazione ICT per il settore pubblico.
Attualmente impiegato presso la Pubblica Amministrazione, é certificato come Project Manager dal Project Management Institute (PMI), continua ad approfondire i suoi interessi ed i suoi studi nelle scienze umane e sociali.
Iscritto come socio all’ ANS – Associazione Nazionale Sociologi ed alla SFI – Società Filosofica Italiana (sezione Romana), sta seguendo attualmente un percorso di consulenza e pratiche filosofico-sociali presso l’Università di Roma3.
In Condi-Visioni Walter ricopre il ruolo di Vice Direttore.
Giornalista, scrittrice, capo ufficio stampa, ha studiato a Roma dove ha vissuto per trent’anni collaborando con La Repubblica nella sezione viaggi e cultura. Autrice di due romanzi (Le apparenze e Skandha) e di una silloge di poesie (Se perdo me) ha collaborato con numerose case editrici per la stesura e la pubblicazione di racconti, favole, prefazioni, recensioni e guide turistiche.
Madre di tre figlie, Chiara, Maria ed Iris, vive a Lugano dove ha ideato e curato corsi di Inventastorie, poesia, giornalismo e teatro per bambini. Grande appassionata di viaggi, entusiasta, instancabile, curiosa, attenta osservatrice dei cambiamenti e degli effetti su ambiente e persone, studiosa, lettrice e molto poco sportiva, racconta storie raccolte in giro per il mondo in equilibrio tra realtà, ironia e fantasia.
Giovanna è Vice Direttore di Condi-Visioni ed è pronta a raccontare questo nuovo mondo che cambia.
Artista di tante sfaccettature e di tante curiosità, Loretta inizia molto presto a recitare: a 6 anni recita con il fratello Kim in “Fatti di gente per bene” e da lì inizia la sua carriera che la vede esibirsi come soubrette, al Bagaglino o al Puff, o come danzatrice nella sua compagnia, le “Belly Jazz Bell”. Ma anche attrice in ruoli brillanti, scrittrice e fotografa, come per il suo libro che tratta di reincarnazione, carnalità e spiritualità.
Un percorso di vita sempre guidato dall’anticonformismo, un attitudine di intolleranza al compromesso nella carriera di attrice, una buona dose di coraggio a crescere i due figli da sola, la convinzione di essere guidata da un ordine cosmico divino attraverso la meditazione, gli studi del misticismo orientale, la danza , la scrittura e la recente voglia di prendere posizione e ribellarsi alle ingiustizie sociali e alla mentalità retrograda e razzista dilagante.
Loretta in Condi-Visioni tiene la rubrica “DireAgire” dove racconta le sue riflessioni sul mondo attuale, con la sua fortissima voglia di superare le mentalità chiuse, aprendo un dialogo e una via da percorrere, che unisce il “Dire” all'”Agire”.
Nasce a Roma il 10 gennaio 1949. È scrittore, storico e critico musicale, ideatore di riviste e di progetti socio culturali. Un percorso umano, culturale ed artistico che parte la metà degli anni ’70, dove inizia a collaborare con le prime radio private che lo porteranno a cooperare poi in trasmissioni Rai, radio e televisive. Con il suo forte spirito innovatore e coraggioso, ha collaborato nel tempo con i più importanti critici e storici musicali, tra i quali Red Ronnie e Dario Salvatori. Le sue interviste e i suoi articoli, pubblicati nei suoi libri e nelle sue riviste che saranno riproposte da Condi-Visioni nella sua rubrica “Musica & Memoria”, sono diventate un “cult” per l’esclusività delle risposte dei personaggi intervistati e per la sottigliezza della forza delle domande a loro rivolte; gli articoli invece guideranno il lettore alla scoperta di personaggi e canzoni con molti retroscena inediti e interessanti.
Laureata in Sociologia, Giurisprudenza e Psicologia applicata ai contesti della salute, del lavoro e giuridico-forense, Psicologa, attualmente impiegata presso la Pubblica Amministrazione. Da sempre affascinata dai temi e dagli interrogativi che ci pone la società in cui viviamo, interessata alle dinamiche che riguardano l’individuo con la sua personalità nella comunità-contesto di appartenenza, in un mondo sempre più globalizzato. Mamma di due splendide ragazze e anche per questo molto attenta alle problematiche che riguardano il futuro delle nuove generazioni.
Elena in Condi-Visioni, con i suoi articoli, apporta una visione “al femminile”, proiettata alle prossime generazioni, per farci vedere l’altra metà del cielo.
Insegnante, nasce a Latina, ha vissuto da bambina a Sonnino, ma ha scoperto presto il richiamo del mare, tra Ponza e Sabaudia.
Ama scattare fotografie, che definisce “semplici illusioni… desideri che forse mai si esaudiranno… fermare per un istante la corsa del tempo… cogliere il silenzio nella tempesta… scoprire la pioggia battente negli assordanti silenzi di un volto, di uno sguardo, di un sorriso… domande, arrovellamenti, incertezze… in cui amo perdermi… cosa sarebbe accaduto se avessi scattato solo qualche istante più tardi…? sarebbe stata la stessa foto? quali colori avrei catturato? quali sapori avrei annusato?”.
Curerà per Condi-Visioni la rubrica “Scatti & Frammenti” ed interviste ad autrici italiane.
Nata a Roma, ma avendo origini paterne lombarde, ha vissuto a Bergamo sino a 18anni. Lo spirito orobico tende a regolare quello campano di provenienza materna, senz’altro più colorato e creativo.
Autrice di copioni teatrali, collaboratrice di riviste on-line che si occupano di spettacolo, operatrice teatrale nelle scuole.
Formazione attoriale conseguita presso “l’Accademia Permis de Conduire” e dopo, le abilitazioni per l’insegnamento della pedagogia teatrale, presso La Bottega Fantastica e la Teatro Senza Tempo di Roma e studi di “Mediazione culturale e linguistica” presso l’UNINT della Capitale.
E’ entrata in contatto con la Stampa Internazionale, iniziando alcuni esami di traduzione e poi approfondendo argomenti di geopolitica ed i contesti socioeconomici di più Nazioni.
Alessandra è entrata a far parte della redazione di Condivisione Democratica perché è convinta che sia l’arte che il giornalismo non debbano considerarsi del puro in trattamento, ma un servizio alla società tutta.
Federica Deplano è un avvocato che vive in Sardegna ed esercita la professione forense fra Cagliari e Roma. E’ specializzata nella materia del diritto civile e, in particolare, nella materia del diritto del consumo.
I settori di
principale interesse sono le tutele nell’acquisto dei beni di consumo, e-commerce,
telecomunicazioni, energia gas e servizio idrico, diritto alimentare
ed etichettatura dei prodotti alimentari, sovraindebitamento e pratiche
commerciali scorrette. Ha partecipato a numerosi seminari e convegni su tali
temi in qualità di relatrice e collaborato con una casa editrice per la redazione
di atti e pareri in materia legale.
Attualmente Presidente del Movimento Difesa del Cittadino di Cagliari e Vicepresidente del Movimento Difesa del Cittadino dal 2016. Componente dell’Ufficio Legale Nazionale di MDC si dedica anche alla formazione degli operatori di sportello in diversi settori.
Federica in Condivisione Democratica cura la rubrica “Cultura & Consumi”
Avvocato penalista che esercita la professione forense da oltre dieci anni presso il Foro di Roma, occupandosi con passione, dedizione e professionalità di diritto penale d’impresa, di reati societari e contro la pubblica amministrazione, di colpe mediche, di reati personali (stalking e reati da codice rosso) e patrimoniali, di responsabilità degli enti, di diritto sportivo e militare. Inoltre ricopre la funzione di membro stabile del tribunale Federale presso la Federazione Italiana Nuoto e presso la Federazione Italiana Pallacanestro, e collabora come autore per la rivista “il Penalista” di Giuffrè.
Irene in Condivisione Democratica cura la rubrica “Cultura & Diritto”
Giorgia Salvucci ha conseguito la Laurea in Astronomia e Astrofisica presso l’Università La Sapienza e il Master di secondo livello in Scienza e Tecnologia spaziale presso l’Università di Roma Tor Vergata. Ha lavorato come investigatore dei marker trend dei satelliti in Thales Alenia Space Italia (TASI), autore principale e sviluppatore del progetto di ricerca vincitore del concorso regionale “Torno Subito”, in collaborazione con l’Università del Salento, sull’analisi dei dati della topografia satellitare, sull’applicazione delle tecniche di telerilevamento per monitorare le aree archeologiche e sulla gestione dei dati nel sistema GIS (Geographic Information System). Attualmente è sostenitrice dello sviluppo e del controllo dei prodotti di precipitazione del programma internazionale EUMETSAT – ITAF “Satellite application tool for supporting operational hydrology and water management (H-SAF)”.
Flavio Villani è nato a Roma nel 1975 ed è ingegnere edile-architetto. Scrive di narrativa e architettura su varie riviste, tra cui Yanez Magazine e Cultweek. Tra il 2005 e il 2010 ha vissuto a Helsinki, dove ha partecipato alla progettazione strutturale del nuovo auditorium. Dal 2010 vive a Berlino, dove si occupa di sicurezza antincendio. Per amore e per lavoro ha girato l’Europa, la Russia e il Medio Oriente.
Sposato, padre di due figli, a casa mischia romanaccio, russo e tedesco. Tifa per la Maggica e il Sankt Pauli. Nel 2019 ha pubblicato l’audiolibro “Cenerentola beve vodka”.
Avvocato, vive a Firenze, ed esercita la libera professione. Ha collaborato e promosso sin da studentessa, nei primi anni ’90, a numerose iniziative e network sulla comunicazione digitale, a partire da StranoNetwork. È stata responsabile dell’area giuridica del Craiat – Centro Ricerche e Applicazioni dell’Informatica all’ Analisi dei Testi. Dal 1994 si occupa di ICT e questioni giuridiche correlate, di proprietà intellettuale ed industriale e di comunicazione.
Ha incarichi di docenza e formazione in materia di ICT, proprietà intellettuale, privacy e sicurezza da Istituzioni, enti pubblici e privati. E’ stata presidente dell’osservatorio del Centro Studi di Informatica Giuridica di Firenze “CSIG” (www.csig.eu ,Firenze) dal 2002 al 2005. Crede nelle potenzialità egalitarie e partecipative delle tecnologie digitali, che ha promosso a livello europeo nel 2006 quale membro della CPO (Commissione Pari Opportunità) del Cnf presso il Ministero della Giustizia.
Dal 2007 è Presidente del Movimento Difesa Cittadino di Firenze. Nel 2012 ha ideato ed elaborato il Green Entertainment Act e la teoria del Theatre Cluster e Green Stage, coniugando nuove tecnologie digitali ed ecosostenibilità. Ha svolto altresì attività di docenza in materia di diritto d’ autore e diritto delle nuove tecnologie informatiche per Enti pubblici, società private e Università.
Svolge attualmente docenze universitarie. Ha collaborato con la cattedra di Legislazione ed Economia dello spettacolo teatrale e cinematografico presso l’Università di Pisa; e nell’anno 2018/2019 Economia Internazionale e Sistemi Comparati di Welfare presso la Università Iul. È ospite e consulente in trasmissioni televisive Rai e private nazionali e locali e su tematiche giuriche e consumerustiche.
Nel tempo libero pratica l’atletica leggera, passione da sempre; studia e scrive articoli per alcuni settimanali e mensili di tiratura nazionale e manuali e libri nelle materie di interesse. Ha una figlia quasi tredicenne, Eva Sofia.