LETITIA VASILE

Sono le chiavi di casa buttate sulla cassettiera all’ingresso. Sono un vinile che gira: vibrazioni e musica. Sono un treno che deraglia. Il sogno che vuoi ricordare al mattino e che scivola via sperdendosi nel rumore del traffico. Sono quello che fai quando nessuno ti guarda. Un’adorabile imperfezione. Il mascara che ti finisce nell’occhio quando sei in ritardo. Sono i buoni propositi di fine anno e la mano che rimanda la sveglia 6 volte prima di alzarsi. Sono un sorriso di denti storti incorniciati da un rossetto corallo. Sono un cane che piscia sul muro della vita per lasciare un segno del suo passaggio. Sono il peso del mondo che ti trascini in ufficio o in fabbrica il lunedì mattina. Quel senso di paralisi quando ti tuffi nel torrente ghiacciato in piena estate per dimostrare quanto tu sia imperturbabile. Sono ciascuna delle persone che osservi per la strada. E quel nome che non riesci mai a ricordare. Sono quella risata al ristorante che ti fa girare la testa e non sai se ridere o se essere indignato. Sono la nostalgia dell’inverno per la vita. Sono lo scoglio instancabile e l’onda selvaggia e caparbia. La multa sul parabrezza.

Sono un istante che si trascina. Un’anima che ama e un corpo che si abbandona all’abbraccio del tempo che logora e consuma. Sono ciò che non ero prima. Forse, per un istante, sarò ciò che tu vorrai. O ciò che temi. O ciò che sei. 

Il mio nome è Letitia Vasile. Non amo definirmi, sono in continuo mutamento e in continua ricerca. Non sono il mio lavoro, né la mia famiglia. A rappresentarmi meglio sono le mie emozioni. Amo dell’essere umano la sua paternità artistica, l’inconsapevole forza interiore e la sua empatia. Sono una viaggiatrice curiosa. Mi spaventa tutto ciò che è piatto e definito. Amo perdermi e anche leggere. La scrittura, invece, è proprio un bisogno fisiologico, che non posso che assecondare.