Il ruolo sociale e culturale dell’Educazione Finanziaria

Il complesso periodo storico in cui viviamo si caratterizza per il fatto che sembra richiedere a tutti, su molte tematiche, una risposta di lungo periodo ed un cambiamento netto. In quest’ottica, appare indispensabile in molti campi lo sviluppo diffuso di strumenti e di competenze necessarie per comprendere e compiere delle scelte di vita ottimali e ragionate, diffondendo un’informazione che vada a creare un’effettiva conoscenza e, quindi, la coscienza verso il presente e soprattutto verso il futuro, con conseguente piena consapevolezza dei propri diritti. 

In un panorama che si caratterizza per la presenza di informazioni in continuo movimento e sempre maggiormente fruibili, si assiste a fronte di un indubbio aumento della scolarizzazione ad una preoccupante debolezza della popolazione italiana nella comprensione dei meccanismi di base dell’economia. Questo problema, lungi dall’essere meramente teorico, ha importanti ricadute nella vita quotidiana e sulla società, condizionando decisioni fondamentali per l’individuo e per le famiglie.

In questo contesto si inserisce la necessità di una riflessione profonda su una educazione finanziaria che sia effettiva, efficace, completa, che permetta a tutti, fin dalla frequentazione della scuola dell’obbligo ed una volta per tutte, di acquisire strumenti e competenze che portino a decisioni economiche consapevoli sulla base di un’adeguata informazione, con comprensione di tutti i prodotti finanziari e la conoscenza dei rischi e delle opportunità del mercato.

Ciò a cui si deve far riferimento, però, non è tanto la necessità di campagne temporanee o promozionali, spesso tardive, incomplete o portate avanti con modalità tali da non garantire l’acquisizione di strumenti effettivi ed utili all’individuo per essere autonomo, quanto di una strategia nazionale con obiettivi ad ampio spettro.

L’esperienza diretta a contatto con i consumatori porta a far emergere ogni giorno l’esigenza sempre più urgente di una riforma che parta dall’inserimento, fin dalla scuola primaria e secondaria, di quelle nozioni in materia di educazione finanziaria ed economia aziendale che costituiscono un bagaglio indispensabile per le prossime generazioni, le quali si muovono in una dimensione sempre maggiormente digitalizzata, caratterizzata da maggiori occasioni e da una gestione monetaria dematerializzata. Inoltre, l’esigenza è ancora più impellente se si considera l’utilizzo di enormi quantità di dati personali, frutto dell’analisi delle scelte e delle preferenze ricavate dai social media e dai big data, che consentono un’attività di moral suasion persuasiva e surrettizia, che concorre a determinare i costumi degli individui ed una parte elevata degli scambi commerciali.

La necessità di una riforma nasce dalla presa di coscienza di due aspetti interdipendenti. Uno attiene al sempre maggior numero di situazioni in cui si assiste a problematiche di pesante indebitamento delle famiglie italiane, in situazioni nelle quali una forte e radicata cultura finanziaria eviterebbe all’individuo di assumere rischi e di contrarre debiti al di sopra delle proprie effettive possibilità.  Altra considerazione attiene, invece, al fatto che la povertà non potrà essere combattuta in maniera efficace senza un adeguato e diffuso livello di alfabetizzazione finanziaria.

L’impegno profuso negli ultimi anni e finalizzato alla creazione di alcuni canali di comunicazione, quali la creazione di siti istituzionali in materia di educazione finanziaria, purtroppo non appare adeguato ad ottenere benefici diffusi e permanenti nel nostro ordinamento ed è per questa ragione che è ormai impellente garantire l’acquisizione di strumenti che permettano di assicurare il possesso, nel proprio bagaglio culturale, della visione di insieme in questa materia.

L’individuo, per risolvere problemi, dare giudizi e prendere decisioni complesse, ricorre a processi spesso approssimativi o utilizza categorie semplici per pervenire comunque ad una soluzione, seppur non ottimale ed irrazionale. Questo meccanismo può portare ad errori di vario genere. Uno dei processi mentali più pericolosi in questo ambito, ad esempio, è quello che porta, in assenza di strumenti propri e di una adeguata formazione ed informazione, ad accontentarsi delle spiegazioni trovate o fornite in maniera semplificata e spesso lacunosa, sacrificando un pensiero critico e produttivo. In tali casi ci si accontenta di una soluzione facile fornita in modo semplicistico, impedendo l’attivazione della parte più critica ed intuitiva della mente. Restando nel campo dell’educazione finanziaria, ad esempio, si possono notare spesso pericolosi messaggi pubblicitari quali “scoperto facile” o “finanziamento per tutti” (o concetti simili) ai quali un consumatore sprovvisto dei necessari punti di riferimento risponde cadendo nella semplificazione che quel messaggio suggerisce. Naturalmente il medesimo rischio esiste in tutti i campi e quanti più strumenti avrà il consumatore/cittadino, tanto più facilmente potrà evitare di sbagliare.

L’esperienza acquisita sul campo conferma, poi, come di una educazione finanziaria effettiva e pienamente accessibile ne benefici non solo il singolo, ma anche la società nel suo complesso e l’economia intera poiché, attraverso questo strumento, si riducono i rischi di esclusione finanziaria, si incoraggiano i consumatori a pianificare e risparmiare in maniera razionale e si contribuisce ad evitare il sovraindebitamento. L’esperienza dimostra che l’educazione economica e finanziaria può essere un valido strumento di inclusione sociale e di lotta alle disuguaglianze, poiché contribuisce alla piena presa di coscienza dell’individuo ed alla sua emancipazione sociale.

Ogni volta che ci s’interroga su quale posizione assumere, se votare o meno e quale fra più opzioni scegliere emerge anche il ruolo della cultura economica. La cultura finanziaria, di conseguenza, influenza tutte le scelte politiche, le riforme economiche, le tutele ed i diritti di ciascun cittadino. L’alfabetizzazione finanziaria, in definitiva, concorre ad alimentare l’educazione economica che in un mondo complesso, veloce e connesso come il nostro diventa una materia strategica per evitare che i consumatori divengano soggetti acritici incapaci di orientarsi consapevolmente e di distinguere i nessi causali.

L’innalzamento della conoscenza finanziaria, se correttamente sviluppata, porterà ad un aumento della comprensione delle diseguaglianze, delle ingiustizie, dei prezzi non corretti con una analisi costi-benefici che condurrà naturalmente a soluzioni razionali, eque ed ecologiche.

In definitiva, avere un ampio numero di persone in grado di dare giudizi indipendenti ed autorevoli è uno strumento efficace contro la diffusione di prodotti scadenti, di contratti ingannevoli, di investimenti rischiosi, di interpretazioni fallaci e di programmi politici poco credibili e, in generale, è uno strumento contro la regressione sociale e le truffe. Se la diffusione della cultura economica tra la popolazione sarà ampia, ciò tutelerà tutti i soggetti, anche quelli più deboli e a rischio.

L’esigenza è chiara e precisa e deve trovare risposte precise nel brevissimo periodo: è prioritario impegnarsi in maniera capillare e strutturata per promuovere politiche di educazione che permettano di formare cittadini informati e preparati alla sfida di una crescita economica inclusiva.