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“Inutile prendere la vita troppo sul serio tanto non ne esce vivo nessuno!”

Ammettiamolo, sono tempi duri per tutti, ma per alcune categorie sono durissimi! Se il lavoro nello spettacolo si poteva già definire il mestiere precario per antonomasia, al momento sembra addirittura segnato da un destino di, se non proprio estinzione, sicuramente di “sospensione”. Ecco che anche io, come lavoratrice dello spettacolo, voglio allora appigliarmi ad una visione che sia alternativa al serpeggiante pessimismo, rivolgendomi ad un attore comico di cui ho sempre apprezzato la weltanschauung, la concezione del mondo: Sergio Viglianese.

Un essere fiabesco, un pregiato professionista, un caro amico e collega, nonché… indiscrezione che mi permetto di fare, un grande sciupafemmine! Con me però non si è mai permesso, sono troppo alta…  Il solo pensare a lui, dopo averlo conosciuto e frequentato per lavoro ma non solo, mi mette allegria, suscita nel mio animo tenerezza ed empatia. Tanti lo ricordano soprattutto nel ruolo di Gasparetto, il meccanico in tuta rossa, sul palcoscenico di Zelig e di tanti altri programmi comici, con la sua mano alzata e il suo onorario sempre fisso su 500 euro, a prescindere dall’entità del guasto.  Ma innumerevoli sono in realtà i personaggi e relative esilaranti battute e situazioni surreali generate dalla fantasia di Sergio. Abile monologhista ed originale autore in genere, firma non solo il suo repertorio, ma collabora anche alla scrittura dei pezzi e alla creazione dei numeri di tanti colleghi attori. Effettivamente io lo conobbi proprio in occasione di uno spettacolo dove ero scritturata da un altro comico, che lo chiamò per collaborare ai testi e fare la regia dello show. Da allora, non l’ho più mollato e seguendo quest’intervista forse capirete il perché. Insomma, al contrario di alcuni comici esplosivi in scena ma tristi e deludenti nella vita, ecco, Sergio Viglianese è un genuino buontempone, un giullare d’altri tempi creato per generare ottimismo, senza per questo, però, mancare di profonda intelligenza e sensibilità. Lo adoro! Ecco a voi la prima domanda:

Dimmi Sergio, hai continuato a sorridere alla vita nonostante la calamità che ci ha investiti?

Sembrerà strano e anche un po’ cattivo, ma devo confessare che mi sono divertito molto durante il periodo della quarantena, sia perché era una cosa nuova e strana, sia perché in qualche modo a me le difficoltà divertono, mi appassionano. Ovviamente mi ritengo fortunato per essermi trovato in una condizione favorevole: nella mia casetta nella natura, tutta attrezzata con pannelli solari e quindi senza bollette da pagare e con tante cose da fare. Siccome come hobby, molto impegnativo, mi sto ristrutturando casa da solo da ben cinque anni, mi sono potuto immergere completamente in questa attività, dimenticandomi del resto del mondo. 

Ma uno spirito libero come il tuo cosa ha provato a stare in “lockdown”?

Vivendo in campagna isolato, avvertivo che qualcosa era cambiato, ma in fondo neanche tanto! Però le tre settimane di zona rossa qui a Nerola, effettivamente sono state un po’ strane… non poter uscire e avere delle restrizioni, però ha avuto anche un lato piacevole: “riconquistare” casa, essere obbligato in un certo senso dall’alto, a rallentare i ritmi e smettere di stare sempre in giro. Quindi, malgrado alcune difficoltà pratiche, ho proprio accolto con serenità questa quarantena.

Veniamo alla categoria dei lavoratori dello spettacolo, quella che ha in un certo senso l’orizzonte più incerto in assoluto, hai qualche suggerimento per i tuoi colleghi?

Lo spettacolo dal vivo prevede tanta gente riunita, altrimenti che gusto c’è?  Le risate sono contagiose ma lo è anche il coronavirus! Quindi giustamente, dobbiamo accettare che… non possiamo proprio. Il consiglio che posso dare è quello di trovare alternative, come sto facendo anch’io: adesso con tutte queste tv digitali la gente vedrà di più la televisione o i social, orientarsi quindi verso il girare piccole cose, degli spot da proporre magari a degli sponsor. Insomma, bisogna sapersi riciclare con creatività, l’ironia è sempre molto efficace nel mondo della pubblicità. E non dimentichiamoci della radio!

Prima di salutarti, ti chiedo di svelarmi il segreto della tua leggerezza d’animo…

La verità è che non lo so, col sorriso io credo di esserci nato! Ma se vogliamo provare ad analizzare cosa può portarti ad essere così è da una parte l’incoscienza, perché solo con l’incoscienza puoi essere così allegro sempre, evitando di pensare a tutto il disastro che c’è intorno a noi, perché in fondo la vita è molto bella. Ma volendo dare una risposta che possa magari essere d’aiuto a chi vede tutto nero, io consiglio di non prendersi mai troppo sul serio, mai prendere la vita con pesantezza nonostante ci siano per tutti noi obblighi e cose da cui non possiamo sfuggire. Sarà un po’ semplicistico ma in fondo è quello che funziona per me: penso solo alle cose belle, mi dedico solo alle cose belle, cerco di frequentare solo persone belle che non inquinano i miei pensieri con cose negative. Il succo del discorso secondo me è che conviene godersi il bello che disperarsi per il brutto. Concludo con una battuta che faccio anche nei miei spettacoli: inutile prendere la vita troppo sul serio tanto non ne esce vivo nessuno!

Al lancio di Condivisione Democratica avevo annunciato che il mio spazio “DireAgire” sarebbe stato un contenitore vario ed eclettico, imperniato comunque sul Dire, il coraggio e la forza di comunicare senza filtri, cercando possibilmente però di dare seguito alle parole anche con l’azione. In questa fase di obbligata permanenza in luoghi chiusi, ecco che voglio passare in concreto all’azione condividendo con i volenterosi ma soprattutto le volenterose, alcune mini lezioni di ripasso preparate per le mie allieve di Danza orientale.

Il mio stile, quando ha possibilità di esprimersi completamente, racchiude in realtà una grande influenza della Jazz Dance, ecco perché l’ho chiamato “Belly Jazz Dance”. Per l’occasione specifica del momento però, giusto per indicare semplici movimenti ed un’ infarinatura della Belly Dance, ecco che, armata solo di cellulare e treppiedi improvvisati, mi sono autoprodotta queste piccole pillole di danza casalinga, approfittando della mia invidiabile posizione abitativa, il mare. Per chi arriverà alla fine di questo mini corso, un premio: nell’ultima clip, quella di una semplice danza col velo, arriva sul finire la parte che preferisco, dove l’attrice comica che è in me, vi strapperà forse anche un sorriso, ma…solo dopo che avrete sudato almeno un po’!

Buona visione ma soprattutto, buona azione!

https://www.youtube.com/watch?v=rOMSHD7BZlk&feature=youtu.be

https://www.youtube.com/watch?v=MI_MoBrbxYM&feature=youtu.be

https://www.youtube.com/watch?v=30guu3ddOrI&feature=youtu.be

https://www.youtube.com/watch?v=NolrZPcSYiA&feature=youtu.be

https://youtu.be/z09rI5f2JPk

Sui social tra le tante notizie della “pandemia”, spopola la
notizia di un asteroide che il 29 aprile “sfiorerà l’atmosfera terrestre”; cosa
c’è di vero?

Iniziamo con lo scoprire che cosa sono gli asteroidi. Essi sono
dei piccoli corpi celesti rocciosi, generalmente di forma irregolare, sono
anche detti pianetini per le loro dimensioni molto piccole, se paragonate a
quella dei pianeti e degli altri corpi celesti. Si pensa si siano formati
quando il sistema solare era molto giovane, quando iniziavano a formarsi le
prime aggregazioni di materia, dalle quali sono nati poi il Sole e i pianeti. Insomma,
gli asteroidi dovrebbero essere delle aggregazioni che non hanno avuto più un
seguito e sono rimaste intrappolate nei campi gravitazionali dei “loro
fratelli” più grandi, destinati a scontrarsi e cambiare spesso la loro forma e
il loro aspetto.  Esistono due grandi
categorie di asteroidi basate sulla loro provenienza: un gruppo di asteroidi,
si trova nello spazio tra Marte e Giove (fascia principale), un altro gruppo
numeroso si trova oltre Nettuno (fascia di Kuiper). Tutti questi oggetti, se
non catturati dal campo gravitazionale di qualche pianeta, che li
costringerebbe a cambiare il centro della loro orbita, orbitano intorno al Sole
e come le comete, di cui abbiamo parlato il mese scorso, possono intersecare
l’orbita terrestre e quindi passare nelle nostre vicinanze o addirittura
urtarci.

Esistono degli asteroidi che hanno delle orbite “pericolose”, che
periodicamente intersecano l’orbita terrestre ad una distanza inferiore di 7,5
milioni di km dalla Terra, ma astronomi e astrofisici li tengono in
osservazione e studiano da anni metodi per evitare uno scontro se mai si
rivelasse necessario. 

L’asteroide che in questo periodo fa tanto parlare di se si chiama
1998 OR2 (la seconda parte del nome per assonanza fa pensare un po’ ad uno dei
droidi di Star Wars) ed ha un diametro stimato che va da 1,8 a 4,1 Km, quindi
circa grande come l’isola di Ischia. Questo asteroide rientra nella categoria
di “asteroidi pericolosi”, il 29 aprile volerà a circa 6,1 milioni di km da
noi, ad una distanza che è circa 16 volte quella tra Terra e Luna.  A questa distanza è difficile che si
sentiranno gli effetti del suo passaggio, probabilmente, secondo gli esperti
dell’agenzia spaziale americana (NASA), non riusciremo neppure a vederlo senza
l’aiuto di un buon telescopio.  Pare che
avremo modo di salutarlo ancora a maggio del 2031, ma ad una distanza che sarà
il doppio di quella del prossimo fine mese.

Questi sorvoli ravvicinati (flybys) dunque serviranno solo agli
esperti per migliorare la stima dell’orbita di questa roccia spaziale e per
osservarla più da vicino. Noi in questo periodo così surreale dovremmo
accontentarci di osservare l’abbraccio virtuale che si scambiano Venere e Luna,
abbraccio al quale si uniranno, tra pochi giorni, anche Giove, Marte e Saturno.
Questi corpi celesti saranno ben visibili ad occhio nudo e potete aiutarvi a
individuarli scaricando sul vostro smartphone l’applicazione Mappa Stellare o
Google Sky Map. Mentre loro saranno costretti per sempre ad abbracciarsi solo
virtualmente noi “torneremo ad abbracciarci” da vicino e per vicino non
intendiamo di certo la distanza che ci separerà il 29 settembre da R2-D2…ah
no scusate, 1998 OR2. Che la forza sia con… sto sbagliando ancora, questa era
un’altra storia.

(Immagine creata componendo immagini recuperate dal web)

A causa dell’emergenza “Coronavirus”
sono state adottate misure di distanziamento sociale che hanno costretto
un’intera popolazione ad adeguarsi a nuove modalità di vita.

Anche nel settore della ricerca
scientifica
vi è stata una rimodulazione di tutte le attività, spostando e
concentrando il “focus” sui fattori che maggiormente hanno e avranno una ricaduta
sulle “persone”, non solo in questo momento ma anche nei periodi
successivi in cui, lentamente, verranno rimesse in moto tutte quelle attività
quotidiane che siamo stati costretti a rivedere per far fronte all’emergenza.

Dalla collaborazione tra il Laboratorio di Psicologia Sperimentale Applicata, il Laboratorio di Ergonomia Cognitiva e il Laboratorio di Psicofisiologia del Sonno del Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma è nata la ricerca Epsilon-COVID-19, i cui responsabili sono  il Prof. Luigi De Gennaro,  il Prof. Fabio Ferlazzo e la Prof.ssa Anna Maria Giannini, Coordinatori di tre Laboratori rilevanti afferenti ad un Dipartimento di Eccellenza per la ricerca.

Lo scopo della ricerca è quello
di monitorare l’impatto psicologico delle condizioni di isolamento e
confinamento presenti in Italia come conseguenza dei provvedimenti di
contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2. Si tratta di uno studio
focalizzato su aspetti cognitivi (tra i quali, ad esempio, i processi
decisionali, le performance, i processi attentivi), affettivi (quali, ad
esempio, il tono dell’umore, l’irritabilità, le emozioni provate, le strategie
di fronteggiamento di eventi stressanti), e psicofisiologici, come la qualità
del sonno, che prevede un monitoraggio con cadenza settimanale.

La partecipazione alla ricerca è
resa possibile dalla fruibilità dei contenuti attraverso la maggior parte dei
dispositivi in commercio quali Smartphone, Tablet, Computer
portatili o desktop.

Perché è importante partecipare
alla ricerca?

Tutti stiamo vivendo in prima
persona questa emergenza, sia coloro che si muovono in prima linea, che siano
medici, infermieri, operatori sanitari, forze dell’ordine, autotrasportatori,
volontari, commesse e commessi dei supermercati e tutti coloro che in qualche
modo si stanno adoperando, ma anche e soprattutto tutti coloro ai quali è stato
chiesto di restare a casa per contenere la diffusione della pandemia.

Il richiamo è certamente al “senso
di comunità”
, anche rispetto al preziosissimo contributo che è
possibile fornire attraverso la partecipazione alla ricerca scientifica. Senza
lo sviluppo scientifico non c’è progresso, ed è proprio attraverso
l’approfondimento e la conoscenza che è possibile l’avanzamento della
comprensione delle dinamiche individuali e della società.

Quel che emergerà da questo studio
sarà certamente utile a comprendere il vissuto più profondo della popolazione
durante il periodo di isolamento per poi poter far fronte ai bisogni e alle eventuali
richieste di aiuto che perverranno. L’auspicio è che si possano adottare le
necessarie strategie per far fronte a quelle che potrebbero essere nuove
emergenze legate al post-isolamento/distanziamento sociale e/o al burnout di
coloro che sono stati in prima linea, per fronteggiare le difficoltà e valorizzare
le risorse che ogni individuo porta dentro di sé.

Perché i dati forniti siano attendibili è necessario che la partecipazione venga estesa al maggior numero possibile di persone. Pertanto, vi chiediamo di partecipare e diffondere questa preziosissima ricerca attraverso il link che segue!

Epsilon-COVID-19

Chi ricorda la scena di Avatar, in cui il popolo di Pandora, tenendosi per mano seduti come un unico corpo ai piedi del grande albero, creando un intreccio di braccia e radici, intesse una rete di energia che attraversa e nutre tutto e tutti? Potrei guardarla tante altre volte e sempre la commozione scorrerebbe sulle mie guance. Perché rende meravigliosamente il fatto inconfutabile, ma che molti di noi ancora non vedono, che siamo tutti interconnessi. Siamo cellule di un solo, immenso organismo. Non ci sono soglie, confini, schemi. O meglio, sono tutti illusori: noi siamo Uno, nel bene e nel male. Il virus che viaggia attraverso paesi e persone, non vede confini e non fa distinzioni, è come una livella. Ha una sua intelligenza, ha un suo senso nascosto? Qui di seguito un estratto dal libro “Gaia e la fine dei giorni”, dove per Gaia si intende l’intelligenza del pianeta Terra:

Ci sono esseri superiori, e sono milioni, che ci stanno vicino perché questo è un momento critico. Noi lo chiamiamo il “Rinnovamento” perché lo consideriamo il momento in cui Gaia riprende in mano la Terra per ricreare un nuovo equilibrio. Per questo lo chiamo ”La fine dei giorni” perché è la fine dei vecchi orribili giorni umani. Non è la fine del mondo, ma la fine del mondo come lo conosciamo. Provenite da un luogo meraviglioso e ora dovete ricordare quello che avete dimenticato, abbandonatevi, arrendetevi, accettate di evolvere. Se diventate di più, tutti diventiamo di più. Gli esseri umani sono tutti collegati tra loro, siamo tutti frazioni di una mente globale. Essenzialmente, la Fine dei giorni è quando Gaia, assistita dagli Esseri Sacri e dagli dèi reincarnati in esseri umani, metterà fine alla Matrix per creare un nuovo inizio. E’ il ritorno di Kali, la distruttrice. Il Morph rappresenta un nuovo mondo, una dimensione sovrannaturale che scende nel nostro mondo a 3-D, è l’esperienza trascendentale definitiva, è l’ingresso al Santo Graal per voi, per me e per tutti. Il Morph segnala la discesa della Dea, venuta a presiedere a una trasformazione che porterà il mondo dalla violenza alla grazia. E’ la riconciliazione di un anima nobile, attraverso la quale ridiventate integri per far parte di un ordine superiore eterno. Significa attraversare il Portale Scintillante che conduce alla liberazione e alla redenzione, non equivale a morire, significa vedere oltre la porta, in sostanza potete entrare nella vostra prossima incarnazione come un Essere Luminoso senza dover realmente morire in questa.

E fin qui, tutto molto bello, vero? Stimolante e propositivo, ma….sentite ora:

È in potere della moderna Matrix tecnologica dominare i pensieri e l’umanità, rendendoci ciechi e spingendoci nella direzione sbagliata. L’umanità si perse e la natura cominciò a morire. Perciò gli dèi si sono reincarnati in esseri umani in epoca attuale per mettere fine a tutto ciò. Il Morph assorbe ossigeno dall’aria ed è ovunque. Quando verrà il momento, 6,5 miliardi di esseri umani, salvo quelli caldi (col cuore aperto), verranno rimossi. Quando ebbi questa visione mi misi a tremare, che cosa triste per gli uomini, ma la nostra specie è così infestata da spiriti maligni, che non possiamo più sopravvivere in massa. E’ quello che gli Esseri Sacri chiamano il “Rinnovamento”, la cui conoscenza al riguardo è molto incompleta, ma sappiamo che include la discesa del Morph che soffocherà una parte della popolazione mondiale e nello stesso momento la Porta Scintillante apparirà in migliaia di luoghi in tutto il mondo per accogliere individui di tutte le nazionalità, razze e colore. I bambini attraversano la porta entrando in un’altra dimensione, sopravvivendo così alla discesa del Morph, assieme agli adulti caldi; gli animali non muoiono ma entrano in uno stato di trance, una specie di ibernazione. Quanti sopravviveranno è un mistero, ma saranno ovviamente un numero sufficiente perché l’umanità continui, in un mondo naturale, organico, tornato allo stato primitivo. E’ un sollievo che Gaia riprenda il suo pianeta, perché ho un grande amore per lei e i suoi figli. Per quanto mi riguarda, so che non sopravviverò al “Rinnovamento” e che non sarò utile nel Nuovo Mondo, è il mio destino.

Farneticazioni di un pazzoide? Non proprio! Si tratta di Stuart Wilde: mistico, visionario, tra i più noti esperti di evoluzione spirituale e tra i più famosi conferenzieri del mondo anglosassone, nonché autore di numerosi testi sulla coscienza e la consapevolezza, tradotti in quindici lingue. Mi capitò di leggere il suo libro pochi mesi fa e lo riposi nello scaffale dedicato ai libri “così così”: da tenere si, per qualche spunto, ma non da selezionare tra le letture “preziose per l’anima”, tipo vari testi di Krishnamurti, Saint Germain o anche “il” romanzo di Hesse, Siddharta. Indubbiamente però, nel rileggere alcuni passaggi, alla luce della pandemia che ci ha travolti, devo ammettere che sono rimasta a dir poco colpita: i bambini e gli animali sono praticamente al riparo, si muore per mancanza di ossigeno, non è la fine del mondo, ma la fine del mondo così come lo conosciamo. Sopravvivono le anime “calde”, ovvero chi ha amore e gentilezza nel cuore.

E qui parto con una personale farneticazione, tipo un soggetto per un film fantasy: il virus, che è un arma di difesa intelligente inviata da madre natura, colpisce unicamente i potenti corrotti (simbologia della corona), purifica il mondo dagli esseri che lo hanno deturpato per avidità ed egoismo, pone il futuro nelle mani dei bambini che in realtà sono esseri molto più evoluti di noi (i bambini indaco di cui Greta è un esponente), azzera tutti i parametri economici e le disuguaglianze. Dulcis in fundo: per riequilibrare tutte le sopraffazioni perpetrate dagli Occidentali nei riguardi soprattutto dell’Africa, il sistema immunitario dei neri non accoglie il contagio, per cui una grande migrazione dal Sud del mondo verso gli ex paesi avanzati, genera un ritrovato equilibrio mondiale. Ehi, ho premesso, parlo di una sceneggiatura, non sono da rinchiudere, per ora…. Però voglio tornare alla mia domanda iniziale: questo virus ha una sua intelligenza?

Purtroppo, nonostante il positivo fattore bambini e animali, non colpisce solo malvagi. Però, di fatto, sta rendendo più puro il nostro habitat, potrebbe essere un severo avvertimento di Gaia, una sorta di “schiaffone” che ci risvegli, visto che il punto di non ritorno rispetto alla sostenibilità ambientale è prossimo. Un tentativo in extremis di farci riflettere, mostrandoci che egoismo e avidità sono il veleno che ci sta uccidendo, fornendoci la prova evidente che siamo tutti in relazione, che se respingiamo alla frontiera altri esseri per il colore della pelle o per altre “diversità “, verremo a nostra volta respinti. Forse questa epidemia è l’ultima chance di evitare l’autodistruzione e di sollevare il velo dell’illusione. Non tutti ce la faranno, non tutti supereranno questa fase iniziale di disorientamento e paura, in cui si accentuano le divisioni tra paesi e persone per evitare il contagio.

Per uscirne vincitori bisognerà andare oltre tutto questo, buttare giù ogni barriera, unirsi tra popoli e paesi, creare una solidarietà globale che finalmente ci renda cittadini del mondo. Se poi dovessimo fallire, se poi dovessimo continuare a farci la guerra e a sentirci separati gli uni dagli altri, beh… pazienza…senza questi bipedi invasori la Terra continuerebbe ad orbitare, finché questo sole brillerà e più avanti, quando si spegnerà, ce ne saranno infiniti altri, perché, ci dobbiamo rassegnare, non siamo il centro dell’Universo!

Una maratoneta in prima linea per la difesa dei detenuti.

Questo il link per visionare il c.v. della garante delle persone private della libertà del comune di Roma: http://www.affaritaliani.it/static/upload/cv-g/cv-gabriella-stramaccioni.pdf, informazioni rivelatrici delle importanti competenze di Gabriella Stramaccioni, il cui destino ho avuto la fortuna di incrociare, ritrovandomi a lottare fianco a fianco con lei per il rispetto dei diritti umani.

La mia rubrica si onora di ospitare un’intervista ad una donna che dice ma, soprattutto, agisce. Al contrario di figure istituzionali e di garanzia simili alla sua, Gabriella è sul campo in prima persona, si sporca le mani, si espone! Non sorprende il fatto che il nostro incontro, proprio quando cominciavo a perdere colpi nella battaglia contro la detenzione illegale di mio figlio, sia avvenuto grazie ad un ex detenuto e compagno di cella di Giacomo. Una volta uscito dal carcere, questo ragazzo, regista di un incontro prezioso, mi scrisse su Facebook: ”Ecco il numero di telefono di una persona che può aiutare suo figlio, una persona di cuore”. Cuore inteso come empatia ma anche come coraggio, aggiungo io. Ma vorrei conoscerla meglio attraverso qualche domanda, considerando che durante i nostri impegni condivisi, proficui ma sempre un po’ affannati (conferenze stampa, trasmissioni, il convegno di denuncia sulla situazione delle Rems), l’unica domanda personale che mi è “scappata” è stata se lei fosse madre o no. Questo perché, nel vederla agguerrita e grintosa, pur nella sua grazia e delicatezza, mi son sempre domandata dove prendesse quella forza. La sottoscritta, definita in qualche occasione “madre coraggio” per ciò che sta portando avanti, accusa momenti di totale senso d’impotenza, la tentazione di gettare le armi. Quando sento le mie energie prosciugarsi però, ricevo una “ricarica” che mi fa rialzare, solo perché sospinta dall’amore infinito che ho per mio figlio. Come fa lei? Gabriella ha tanti “figli” dimenticati dal mondo, gli ultimi e le ultime, quelli che:” se finisci in carcere e non hai i soldi per l’avvocato e una famiglia dietro, lì dentro sei finito”.

[Immagine fornita dall’Autrice]

Gabriella, vuoi dirmi qualcosa al riguardo, le persone di cui difendi i diritti, sono un po’ come figli per te?

Vedere ed incontrare tante e tanti ragazzi giovani in carcere non può non interrogarti sul senso delle opportunità e della cultura. Purtroppo tanti ragazzi non hanno la percezione esatta di quello che significa trasgredire le regole e/o soprattutto cosa significa usare e spacciare droga. Cerco di mantenere sempre la giusta distanza negli incontri e nell’attenzione delle persone detenute che chiedono un aiuto. Solo la “giusta distanza” può aiutare a trovare soluzioni razionali e non dettate da emotività.

Dal 2017 sei garante delle persone private della libertà del comune di Roma, particolarmente attiva presso Rebibbia nuovo complesso con varie iniziative, alcune delle quali di particolare successo, quindi non solo bocconi amari, mi sbaglio?

È una esperienza importante di cui ringrazio la Sindaca per avermi scelto (dopo bando pubblico). Una esperienza sicuramente faticosa ed impegnativa, che richiede un surplus di attenzione. Per me rappresenta una tappa importante del mio percorso dove cercare di convogliare le esperienze fino a qui acquisite e metterle a disposizione delle persone che ne hanno più bisogno. Un importante risultato lo abbiamo raggiunto con i lavori di pubblica utilità che sono diventati una buona prassi anche a livello internazionale.

Se potessi decidere tu, quali cambiamenti immediati apporteresti in particolare a Rebibbia?

Sicuramente rafforzerei la parte sanitaria e la cura per coloro che arrivano in carcere per motivi legati alle loro condizioni sociali.

Grazie Gabriella, a presto con altri risultati del tuo importante apporto nella garanzia del rispetto dei diritti umani e non solo, buon lavoro!

Molti non sanno che il Ministero dello Sviluppo Economico  elabora e attua le politiche dei consumatori anche in ambito europeo.

La politica dell’UE per i consumatori agisce nel modo seguente:

  • protegge i diritti dei consumatori attraverso la legislazione, anche aiutando a risolvere le controversie con gli operatori commerciali in modo rapido ed efficiente (ad es. tramite la risoluzione alternativa delle controversie e i centri europei dei consumatori)
  • assicura che i diritti dei consumatori vengano adeguati all’evoluzione dei mercati, anche in riferimento a all’economia digitale, all’energia e ai servizi finanziari
  • garantisce la sicurezza dei prodotti acquistati all’interno del mercato unico (attraverso il Rapex, un sistema europeo di allerta rapido per i prodotti pericolosi)
  •  aiuta a effettuare scelte basate su informazioni chiare, accurate e coerenti, anche in riferimento agli acquisti online.

Quali sono le Reti Europee

L’ECC-Net (European Consumer Center Network) è una rete europea che fornisce gratuitamente assistenza e consulenza ai consumatori sui loro acquisti transfrontalieri, sia online sia attraverso uffici sul territorio.

È presente nei 28 Stati membri dell’UE, più Norvegia e Islanda ed è cofinanziato dalla Commissione europea e dai governi nazionali (per l’Italia il Ministero dello Sviluppo Economico) nell’ambito della politica europea per aiutare tutti i cittadini europei a trarre vantaggio dal mercato unico.

ECC fornisce assistenza su vari argomenti di consumo popolari (acquisti online, diritti aerei passeggeri, noleggio auto, frodi, multiproprietà, vacanze, ecc.) fornendo consulenza sui diritti dei consumatori, aiutando a risolvere una controversia con un commerciante con sede in un altro Paese dell’UE, Islanda o Norvegia o reindirizzando ad altro organismo competente.

Il Centro ECC-Net Italia, nella sua struttura attuale, è operativo in due sedi, una centrale a Roma (Adiconsum) ed una a Bolzano (CTCU).

Il CPC Network (Consumer Protection Cooperation Network) è una rete di cooperazione per la protezione dei consumatori composta dalle autorità responsabili dell’applicazione delle leggi UE sulla protezione dei consumatori nei paesi dell’UE , Norvegia e Islanda.
In Italia l’Ufficio di collegamento unico (Single Liaison Office), che garantisce il coordinamento delle autorità nazionali competenti per materia, è il Ministero dello Sviluppo Economico.
L’autorità di un paese in cui i diritti dei consumatori sono violati può chiedere al proprio omologo del paese in cui il commerciante ha la sede legale di intraprendere azioni per porre fine alla violazione del diritto. Ciascuna autorità dispone di poteri minimi per garantire una cooperazione regolare, che includono la facoltà di ottenere le informazioni e le prove necessarie per affrontare le infrazioni all’interno dell’UE, effettuare ispezioni in loco, richiedere la cessazione o vietare l’infrazione commessa fino ad imporre alle imprese sanzioni amministrative o pecuniarie.

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In Italia l’Ufficio competente è: Divisione IX – Politiche europee ed internazionali, cooperazione amministrativa europea e riconoscimento titoli professionali.

Titti Improta, giornalista
professionista dal 2009, è segretario regionale dell’Ordine dei giornalisti
della Campania
e presiede la Commissione Pari Opportunità

Lavora per la televisione napoletana
Canale 21, per la quale conduce la striscia sportiva quotidiana Supersport21,
il programma dedicato alla Champions League, Champions21 ed il programma
sportivo della domenica “Campania Sport”.

Si è occupata di cronaca, politica ed attualità per i programmi “L’aria che tira” e “L’aria d’estate” in onda su La7. È stata protagonista del format televisivo in onda su Rete 4, “Donnavventura”.

Immagine fornita dall’ospite

Gentile Titti, il nostro
giornale dedica molta attenzione all’universo femminile, approfondendo, in
particolare, tutte quelle forme di violenza e discriminazione di cui le donne
sono troppo spesso vittime, per contribuire a mantenere alta l’attenzione e
favorire ogni forma di contrasto. Nella tua qualità di Segretario e Presidente
Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, su
cosa si stanno concentrando i tuoi impegni in tal senso?

Grazie per questa domanda. Porre
l’attenzione su queste tematiche mi sta molto a cuore. Con altre 14 colleghe
componiamo la Commissione Pari Opportunità che si occupa di tematiche relative
alla discriminazione di genere. Il nostro fiore all’occhiello si chiama PAROLE
IN ORDINE un piccolo decalogo che portiamo all’interno delle scuole per
sensibilizzare gli studenti al corretto utilizzo delle parole attraverso i
social. Troppo spesso si utilizzano parole improprie od offensive molto più
facilmente sui social perché ci si sente “protetti” da una tastiera. Guardare
negli occhi una persona e ripetere parole offensive presuppone che si abbia
molto coraggio e convinzione del pensiero che si sta esprimendo. Meno hate
speech e più confronto consapevole è ciò che cerchiamo di diffondere. Attraverso
i corsi di formazione, inoltre, poniamo l’attenzione anche su argomenti quali
la violenza contro le donne, l’omofobia, la transfobia, i minori vittime della
violenza, i disabili e le fasce deboli della società.

Nel marzo dello scorso anno
sei stata, tuo malgrado, protagonista di un episodio molto spiacevole di cui si
è parlato tantissimo. L’ex tecnico del Napoli, Maurizio Sarri, in una
conferenza stampa, si rivolse a te con espressioni, per usare un eufemismo,
poco eleganti. Si parlò di “sessismo”. Ci hanno colpito, in particolare, le tue
dichiarazioni seguenti, in cui esprimesti il maggior dispiacere per le
“risatine” della sala. Cosa è successo da quel momento? Hai avvertito una presa
di consapevolezza da parte dei tuoi colleghi?

In quel momento e lo ripeto
ancora oggi, ho detto che Sarri non era sessista ma la sua frase lo era.
Considero la sala stampa un luogo “inviolabile”. Giornalisti ed addetti ai
lavori, a mio parere, hanno l’obbligo di comportarsi ed utilizzare parole
consapevoli del fatto che tanta gente guarda, ascolta e legge, prendendo ad
esempio, parole ed atteggiamenti. Non si può dare un cattivo esempio e non si
possono utilizzare parole inappropriate o volgari soprattutto sul luogo di
lavoro. Purtroppo ho dovuto constatare che nonostante il clamore mediatico di
quella vicenda, ancora oggi battute ed insinuazioni di carattere
sessista sussistono.

Più in generale, cosa avverti
nel nostro Paese? Che sensazione hai rispetto alla posizione della donna nella
società italiana? Sono sufficienti le norme contro la discriminazione di genere
o ci sono ancora lacune nel nostro ordinamento?

C’ è ancora tanto lavoro da fare. Il codice rosso è un passo in avanti, ma deve focalizzarsi costantemente l’attenzione verso la discriminazione di genere. Penso al gap salariale ad esempio, tema sul quale bisogna intervenire. L’Italia in questo senso mostra ancora le sue debolezze. Si fanno ancora tante chiacchiere ma di fatto la donna resta ancora ai margini in determinati ambienti.

Immagine fornita dall’ospite

Non possiamo non rivolgerti
una domanda sulla tua città, Napoli, particolarmente amata dal direttore e
dalla redazione di Condivisione Democratica. In realtà, ti chiediamo un tuo
racconto, una tua personale visione e descrizione di questa meravigliosa terra

Ho viaggiato tanto nella mia vita
e subisco il fascino dell’avventura. Amo stare all’aria aperta e nello stesso
tempo ho una curiosità smodata verso luoghi lontani, culture, lingue, usi
differenti. Napoli è nel mio cuore. Più viaggio e più mi rendo conto della
bellezza accattivante della città. Può essere selvaggia, rumorosa e nello
stesso tempo appagante. Se hai la fortuna di isolarti in mezzo al mare puoi
godere l’anima contrastante della città eternamente divisa tra caos e bellezza.
Secondo me la cosa più bella di Napoli è che ogni luogo è ricco di storia,
mistero e natura. Amo isolarmi a mare lontano da tutto ma adoro anche in
particolari momenti gettarmi tra i vicoli del centro storico e lasciarmi
catturare dalla maestosità delle antiche Chiese.

In questo numero dedichiamo
uno speciale al valore della Democrazia. Il nostro desiderio è quello di
alimentare il dibattito e l’approfondimento nei confronti di una concezione che
sembra essere messa in discussione. Ci puoi esprimere il tuo pensiero? 

La democrazia alimenta il
confronto, apre le menti e determina iniziative legislative che senza il
movimento delle coscienze difficilmente arriverebbero a concretizzarsi.
Personalmente ritengo di essere molto liberale nel pensiero ma determinata
nell’azione. Mi spiego meglio: se una persona sbaglia, va punita. Solo in
questo modo, atteggiamenti illegali o illegittimi potranno essere limitati. Non
bisogna chiudere un occhio nel prendere le decisioni, altrimenti eventi o
atteggiamenti sbagliati prenderanno il sopravvento. In Italia politicamente la
cosa che detesto è che si parla tanto e si concretizza poco.

In questi giorni viviamo una recrudescenza delle tensioni internazionali e in molti parlano della Guerra come di una soluzione. Libia, Iran e Medio-oriente, come un grandissimo “Risiko” dove spostare pedine. Ma la guerra è altro, il significato della guerra è altro. Pubblichiamo un ricordo scritto da Giulio Moscardi.

La storia di Giulio, fratello di Luigi, mio nonno paterno, è una storia inaspettata, tragica, commovente, per certi tratti attuale.

E’ la storia di un ragazzo di Adria nella Grande Guerra,
falegname nella vita, mandato al fronte a 19 anni e morto a 25 per causa di
questa.

Mi è stato raccontato poco di
lui: che aveva fatto la guerra, che era un ardito e che era morto giovane. Come
se parlarne non fosse conveniente.

Immagine dall’Autore

La
Storia di Giulio: la medaglia di bronzo

Giulio, richiamato nel
settembre del 1916, viene trasferito in zona di guerra all’inizio del
1917, prima sulle prealpi Trevigiane e poi sull’altipiano di Asiago. Promosso caporale combatte, durante
l’11°Battaglia dell’Isonzo, sul monte Vodice a nord di Gorizia, dove la sua
brigata riporta perdite ingenti.

E qui viene decorato con la medaglia di bronzo perché, il 19 agosto 1917, come “portaordini del comandante di reggimento, e
più specificatamente in una azione offensiva, disimpegna con grande sprezzo del
pericolo tutti i difficili e rischiosi incarichi ricevuti, essendo di
incitamento ed esempio ai suoi compagni
”.

La notizia della decorazione giunge ad Adria, riportata
nell’elenco dei decorati presente nel Corriere del Polesine. Giulio vive poi la
disfatta di Caporetto riuscendo a ripiegare oltre il Piave con il suo reparto
mentre suo fratello, mio nonno Luigi, verrà fatto prigioniero.

Giulio,
un ragazzo di Adria nella Grande Guerra: gli Arditi, la sentenza e la ferita

All’inizio del 1918 entra negli Arditi. Ma non vi
rimane per molto.

Succede un fatto. Mentre si trova nelle retrovie,
in provincia di Treviso, assieme ai commilitoni, una sera di maggio, si rifiuta “di eseguire l’ordine impartito di rientrare in camerata e di desistere
dal chiasso e dagli schiamazzi
..

Una “ragazzata” la definiremmo oggi: ma non all’epoca.

Giulio è condannato per ammutinamento a tre anni
di reclusione, degradato a soldato semplice, cacciato dagli Arditi e rinchiuso
in carcere.

Ma c’è bisogno di soldati: la pena potrà
scontarla successivamente; se sopravvive.

Viene spedito sul Grappa dove si combatte
ferocemente.

E’ un mattatoio. E sul Monte Pertica, il
29 ottobre del 1918, Giulio, degradato, condannato e consapevole di ciò che gli
aspetterà, seppur ferito da una fucilata che gli sconquassa il polso
destro
compie un’azione che gli varrà la
medaglia d’argento al valor militare
. Va a medicarsi solo ad azione
conclusa.

Immagine fornita dall’Autore

La
Storia di Giulio: le cure e la motivazione della medaglia d’argento

Le cure sono lunghe e penose. A Modena nel 1919, nel
centro fisioterapico dove comunque sconta la condanna, l’esasperazione la fa da
padrona: per essersi rifiutato di entrare in prigione viene accusato di rifiuto di obbedienza.

Ad Adria, nella
sua Adria
, fa ritorno solamente a maggio del 1920 debilitato e menomato nel braccio. Ha 23 anni; vive da solo in via
Orticelli dove continua a fare “forse
alla meglio il mestiere di falegname”
, come scrive il medico che lo visita.

Nell’estate riceve finalmente la motivazione della medaglia d’argento per l’azione
sul Grappa: “rimasto ferito durante un’attacco
di una forte posizione nemica, seguitava a combattere. Scorta, per primo,
l’esistenza di una caverna, si dirigeva risoluto all’imbocco di questa,
riuscendo, con lotta di bombe a mano, a trarre i pochi prigionieri. Si recava a
farsi medicare soltanto ad azione ultimata”.

Arriva la motivazione non però la medaglia.

La
Storia di Giulio: la morte e la consegna della medaglia d’argento

Giulio, viste le proprie condizioni, inoltra domanda
per ottenere la pensione ”per aver
contratto ferite e malattie”
 durante
il servizio.

E’ un iter lungo. Viene disposta la visita medica
ma Giulio non fa a tempo: muore nella casa dei genitori in “Stradòn”, il
17.1.1923. Ha 25 anni.

Un anno dopo arriva la condanna per i fatti di
Modena ma la pena è “condizionalmente
condonata.

Le cause del decesso sogno ignote. Il papà Carlo a
lungo scrive all’INAIL, al Comune di Adria, al Distretto Militare.

A gennaio del 1927, 4 anni dopo la morte, giunge
il responso: Giulio è deceduto per tubercolosi contratta
durante il servizio.

La medaglia
d’argento al valor militare
viene finalmente consegnata al mio bisnonno Carlo
nell’agosto del 1927 dopo mesi  di penose
e reiterate domande.

Di questa medaglia, non ricevuta in vita da
Giulio e che io ora conservo, non si è mai avuta notizia ad Adria.

Immagine fornita dall’Utente

La Storia di Giulio: il fare memoria

Il mio desiderio, con questo racconto, è di far
conoscere per intero la tragica storia di Giulio,
un ragazzo di Adria nella Grande Guerra.

Gratificante per me è stato il pensiero inviatomi
da Paolo Malaguti che ho avuto la fortuna di avere come lettore: “..l’azione del “fare
memoria”, in qualsiasi modo e con tutti gli strumenti, è da preservare e
potenziare da parte di ognuno di noi!….”

Ogni riga dei fogli matricolari, delle sentenze,
dei certificati medici, asettica nella descrizione dei fatti, mi ha posto di
fronte a scenari più ampi. Mi ha riportato a storie lette nei libri di Lussu, Salsa, Malaguti, tanto per
citare qualche autore, letture essenziali per comprendere fino in fondo quale
potesse essere il contesto e anche lo stato d’animo di Giulio.

Giulio, il papà Carlo e il fratello Luigi. Immagine fornita dall’Autore

La Storia di Giulio: le emozioni

Ricostruire quanto narrato ha suscitato in me emozioni
forti, intense. Spesso mi chiedo come abbia potuto Giulio resistere in scenari
così atroci: ai combattimenti, alla condanna, alle ferite, all’umiliazione. Come abbia
potuto sopportare condizioni estreme e psicologicamente devastanti ad un’età in cui oggi si è considerati dei “bambini” riuscendo, nonostante tutto, a
compiere azioni che gli sono valse due medaglie, cosa non comune per un soldato
non graduato in vita.

Concludo con un pensiero che descrive perfettamente la mia esperienza: “tu che porti il mio nome e parte del mio sangue ti scorre nelle vene ascolta il mio grido di verità. Che la tua bocca sia la mia bocca e renda onore alla mia memoria. Per anni ho sussurrato la mia preghiera e tu l’hai accolta e la porterai a compimento. E allora cesserà finalmente il rombo del cannone e l’unico assalto sarà il tuo pensiero che giungerà premuroso a me ”.

La Storia di Giulio Moscardi è stata raccontata anche in un libro che mettiamo qui, in formato ptt, a disposizione dei nostri lettori.

E’ possibile scaricare la storia di Giulio Moscardi in PDF seguendo il link.

Barbara, Barbara e basta, senza cognome, perché lei non ama farsi pubblicità: una ragazza dalla chioma riccioluta, una leonessa dell’attivismo, conosciuta ad una manifestazione di solidarietà ai profughi. Lei spiccava, con il suo mantello da super eroina (la bandiera della pace a mò di scialle), il sorriso e l’energia da spargere tra noi sorelle e fratelli africani, italiani, indiani, insomma, della razza umana.

Foto di Loretta Rossi-Stuart

La incontrai di nuovo presso l’ex presidio Baobab, dove regolarmente offriva assistenza ed in particolare, portava tè caldo
alle persone all’addiaccio: da quel momento per me lei divenne la portatrice di
tè e calore umano. Ma ecco che ora noto il suo guizzo e il suo vortice di
energia positiva in questo tsunami chiamato movimento delle sardine, contatto
ristabilito!

Barbara, ti ho lasciata al
Baobab e ti ho ritrovata a Piazza San Giovanni, ma non in veste di comune
sardina come me, bensì con un ruolo attivo nell’organizzazione della
manifestazione. Premesso che, conoscendo il tuo fervore e la tua umanità non mi
ha sorpreso affatto, ti chiedo di raccontarmi com’è andata, come avete fatto in
pochi giorni a creare il contatto e a coordinarvi tra voi?

Immagine dal Web

È stato tutto molto improvviso, una mattina mi sveglio e trovo l’invito a un gruppo fb SARDINE DI ROMA, nel momento stesso che avevo deciso di contattare i ragazzi di Bologna per chiedere se potessi aprire una pagina o un gruppo per Roma. Quindi  contatto. l’amm del gruppo Sardine di Roma, Stephen Ogongo, che subito mi chiede di collaborare come moderatrice. Accetto anche se lui mio spiega che ancora non era riuscito a mettersi in contatto con Bologna. Allora caparbiamente, comincio ad inviare mail e messaggi fino a quando con Ogongo riusciamo a stabilire il contatto e… PARTENZA, VIA! Nei pimi giorni 100.000 adesioni al guppo, notte e giorno a moderare, accettare, approvare, controllare…senza sosta. Intanto Ogongo aveva inserito altri moderatori e moderatrici: abbiamo fatto la nostra prima riunione la sera stessa in cui Mattia era a Roma ospite di una trasmissione. Ci ha raggiunte (al femminile perchè sardine) e abbiamo fatto conoscenza per la prima volta tra noi e con lui (Mattia) e Joy e Lorenzo. Quindi la foto di rito e poi tanto altro..stravolta e travolta,  stremata ma entusiasta, arriva ill 14 dicembre e la gioia di riempire la piazza come mai avremmo previsto!

Io non
sono riuscita ad avvicinarmi al palco, ma mi sembra di averti vista accanto a
Mattia Santori mentre parlava, dimmi le tue sensazioni nel vedere quel mare
multicolore,  e poi, a proposito del “non palco”, è stata una
scelta simbolica o mancanza di mezzi?

Come te migliaia di persone non sono riuscite ad avvicinarsi, neanche la mia famiglia che mi ha raggiunto poi verso le 18. perciò era una marea umana, pacifica e colorata, che si abbracciava, cantava, ballava…e fino alle 19 le sardine sono restate in piazza, non volevano lasciare quella piazza, non volevano che quel momento finisse mai.

La
scelta è stata perchè i soldini raccolti con il crowfunding sono stati suffi
cienti a coprire spese ridotte,
e abbiamo dato del nostro meglio, potevamo fare meglio, di più
, ma nessuno di noi fa
questo di mestiere, abbiamo dato il massimo e fatto del nostro meglio.

Dei punti – proposta che sono echeggiati in piazza sorvolando i visi sorridenti di giovani, anziani, persone di varie etnie e orientamento sessuale, bambini e sardine nere, quello che sta particolarmente a cuore ad entrambe è la richiesta di abrogare il decreto sicurezza. Tu che militi da anni nel campo dell’accoglienza e che ora sei promotrice di una raccolta firme a favore dell’abrogazione, come hai vissuto il decadente momento in cui Salvini ha decretato che fossero messi in strada migliaia di persone? Dopo il nostro  flash mob davanti al C.A.R.A. di Morlupo, nel tentativo di bloccare quella disumana evacuazione, che altri effetti hai potuto testimoniare e credi che le sardine saranno ascoltate sotto quest’aspetto?

Foto di Loretta Rossi-Stuart

I
DECRETI SICUREZZA ( DA MINNITI AL PRIMO AL BIS)
Precisamente io aiuto a
diffondere  una
raccolta firme
, una petizione, che #ioaccolgo  sta promuovendo.

Dire
decadente è un eufemismo, direi che è una vera e propria tragedia umana. Alla
quale come sai mi sto opponendo ogni qual volta posso urlare il mio dissenso.
Ero in piazza del popolo con la bandiera della pace un anno fa, l’8 dicembre,
quando il COSO faceva il suo orrendo comizio…perch
è volevo con il mio corpo
in piazza il mio dissenso.

Le
persone stanno vivendo una vera tragedia, migranti e non, e con questo decreti
INSICUREZZA si sta togliendo la speranza a chi chiede solo di vivere da essere
umano, ma anche ai no
stri connazionali che operano nel settore, a tutti coloro che avevano
intrapreso un percorso di integrazione che ora è stato bruscamente interrotto e
si ritrovano in strada, e sono preda facile della criminalità e delle mafie,
del caporalato e di ch
i su queste tragedie ci specula, dai politici come il COSO ai mafiosi e criminali che
lucrano sulla pelle degli ultimi.

Un
ultima quanto ovvia domanda, che futuro per questo meraviglioso e prezioso
movimento?


Il futuro è diventare oceano, di bellezza e di pace.

Nella
concretezza tornare a parlare alla testa delle persone, riportare il dialogo su
basi civili, oscurare i temi che scatenano odio, continuare ad occupare le
piazze, uscire dai social e ritrovarci insieme a difendere i nostri diritti.
Fuori dai social, questo è molto importante e questo è quello che faremo.

Grazie Barbara e, come mi hai insegnato tu, Aiwa!