Avi

“Ogni volta può emergere qualcosa di diverso, purché lei tenga gli occhi chiusi: questo apre un varco attraverso il terzo occhio e tutto è sublimato. Riapre gli occhi e quasi si sorprende che sia proprio lui, il Dio che le scuote i sensi in quel modo soprannaturale; sempre lui che, nel formare una coppia fatta di due punte di energia atavica, rappresenta l’archetipo del maschio che, unendosi a lei, punta di tutta l’umanità femminile, crea il miracolo di unificare due ceppi di avi attraverso il loro amore”.

Gli avi. A livello cosciente li ho sempre trascurati, ma quello che scrivevo nel mio libro” Erosnauti”, l’estratto che ho riportato, è la prova che invece,  dimorano e aleggiano nel mio inconscio; prova ne è che il mio romanzo tantrico è frutto di episodi che, sebbene siano di natura onirica, sfuggente, leggermente psichedelica, ho davvero vissuto e condiviso col mio compagno del tempo. Ma quella sensazione, l’immagine dilatata e amplificata dai sensi, quella di rappresentare la punta dell’umanità femminile, frutto ed espressione di tutti i miei antenati, era concreta. Nella dimensione quotidiana, d’altra parte, la mia concezione che la chiave di tutto sia nel qui ed ora, ha sempre generato in me, un bisogno di tagliare col passato e quindi, la tendenza a non dare un gran peso a chi fosse venuto prima di me. E questo nonostante il mio albero genealogico sia decisamente interessante: da parte paterna risaliamo addirittura al Gattamelata da Narni, condottiero nato il 1370, di cui ricordo la storica statua equestre posta nel salotto di casa in posizione privilegiata: Erasmo Stefano da Narni,  detto il Gattamelata per la sua furbizia, capitano al servizio della Repubblica di Firenze, dello Stato Pontificio ed infine della Repubblica di Venezia. 

(Monumento di Donatello a Gattamelata da Narni – Padova)

Da parte materna arriviamo oltre oceano, nell’ esotica isola di Java, dove i nonni olandesi di mia mamma si stabilirono, dopo la realizzazione della prima, strategica, rete ferroviaria che dai Paesi Bassi si sarebbe diramata verso Oriente. Bene, non mi ha mai appassionata più di tanto la storia dei miei progenitori. Ultimamente, invece, succede che, fermo restando l’importanza e la preziosa necessità di saper vivere il presente, ho compreso che, se attuato nel modo giusto, accogliere e sublimare quel potente flusso di energia, umanità, esperienze, dolori e conquiste, può dare ancora più forza al mio essere fluttuante tra passato e futuro, a patto che il focus mi tenga sempre ben salda nel presente. Al proposito riporto una testimonianza di una sciamana di casa nostra che persegue la via taoista, cammino spirituale in cui mi trovo spontaneamente avvolta e trasportata, Selene Calloni Williams.

Dal libro “Wabi sabi”:

È possibile che alcuni dei tuoi avi a cui sei molto legato non abbiano potuto realizzare in vita i propri sogni a causa di svariati fattori, come la povertà, una guerra, un evento imprevisto. In questo caso è possibile che, a un livello profondo, inconscio, tu abbia ereditato il compito di rendere giustizia a chi non ha potuto completare il proprio obiettivo di vita. Considera l’impronta dei tuoi avi nel tuo destino non come un peso, ma come uno stimolo molto più vasto e potente alla tua missione di vita. D’altra parte, chi saresti senza i tuoi avi? Perché mai l’anima avrebbe scelto proprio quegli antenati se non per mostrarti, attraverso i loro volti, i loro successi e le loro sconfitte, il tuo cammino e il tuo traguardo? A volte mi capita di incontrare individui spaventati dal fatto che gli antenati possano esercitare un peso, un condizionamento sulle loro vite al punto da impedirne la realizzazione. Ma il “daimon”, la missione dell’anima, in verità viene prima di ogni altra cosa.