Intervista a Walter Caporale

La crudeltà sugli animali è il tirocinio della crudeltà sugli uomini” (Ovidio)

“Sono animalista, buddista, non violento. Ritengo che ciascuno di noi debba impegnarsi nel proprio piccolo per lasciare il mondo un po’ meglio di come lo ha trovato perché “chi salva una vita, salva il mondo intero”.
Walter Caporale, fondatore, presidente e legale rappresentante dell’associazione Animalisti Italiani (anno di nascita 1998), da oltre quarant’anni è impegnato a diffondere nel nostro paese una cultura basata sul rispetto del diritto alla vita di tutti gli esseri viventi, uomini e animali, contro ogni forma di violenza, sfruttamento e prevaricazione. Un impegno partito da adolescente e che inizia a concretizzarsi nel lontano 1987 quando presenta ed ottiene l’approvazione della legge 281/91 sul randagismo, che ha abolito l’uccisione dei cani randagi nei canili dopo tre giorni dalla cattura.

(Foto dell’Ospite)

Consigliere direttivo nazionale della LAV dal 1989 al 1994, direttore italiano dell’IFAW (Fondo Internazionale per la Protezione degli Animali) fino al 1998, rappresentante italiano della PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) la più grande associazione animalista al mondo. Ha fatto parte del comitato di redazione della rivista animalista “Impronte”, autore del libro “La crudeltà non è chic”, prima guida italiana per il movimento antipellicce, curatore di copertine ed interviste per il “Venerdì” di Repubblica, promotore, insieme ad altre associazioni e parlamentari di ogni orientamento politico, della nuova legge contro l’abbandono ed il maltrattamento degli animali, che li ha finalmente considerati soggetti di diritto: per la prima volta viene introdotta la reclusione per chi uccide o sevizia animali. Le più recenti iniziative vedono Animalisti Italiani impegnati per la l’aiuto ed il sostegno agli animali provenienti dall’Ucraina e nella raccolta firme, che scadrà il prossimo 31 agosto, per chiedere all’Unione Europea una conversione in favore dei metodi alternativi alla sperimentazione animale (Europa senza vivisezione – Save Cruelty Free Cosmetics). 

Abbiamo intervistato Walter Caporale per i lettori di Condivisione Democratica. 

(Foto dell’Ospite)


L’associazione animalisti italiani compie 24 anni, tante le battaglie affrontate e vinte, gli animali vengono finalmente considerati soggetti di diritto e per la prima volta viene introdotta la reclusione per chi uccide o sevizia animali. Perché è stato così difficile affermare ciò che dovrebbe essere riconosciuto universalmente e spontaneamente?
“La radice del problema sta nello specismo ossia in quella discriminazione – indifendibile ed antiscientifica – in base alla specie (quella umana superiore a quella animale) che è parente stretta della discriminazione in base alla razza e al genere. Nonostante anni di battaglie animaliste ancora oggi gli animali, malgrado l’evoluzione legislativa, continuano ad esseri mezzi a disposizione dell’uomo e non veri soggetti di diritto. Basti pensare alle attuali normative vigenti concernenti l’uccisione e maltrattamento degli animali (legge 189/2004, artt. 638 e 727 c.p.), compiuti con crudeltà e senza necessità che prevedono pene inferiori ai quattro anni  e la sospensione della pena o addirittura del processo, chiedendo in prima battuta l’istituto per la messa alla prova che dà luogo appunto, in caso di esito positivo della prova, all’estinzione del reato.
Le norme ci sono ma vanno indubbiamente riviste in termini di aumento della pena e in merito alla parte lesa: l’animale va considerato in quanto essere senziente di per sé. Per questo da tempo raccogliamo firme, durante i nostri stand informativi e tramite il nostro sito www.animalisti.it, per la petizione finalizzata a chiedere un inasprimento delle pene in proporzione ai reati commessi. Speriamo che qualcosa cambi realmente grazie al recente inserimento della tutela degli animali in Costituzione. Mettiamoci in testa che siamo tutti inquilini dello stesso palazzo: esseri umani, animali, piante”.

(Foto dell’Ospite)

Chi è violento con gli animali è predisposto ad essere violento anche con gli altri “deboli” della società, anziani, bambini o portatori di handicap, leggiamo tra le pagine dell’associazione. Cosa la porta ad affermare questo parallelismo?
“Quando è stata inaugurata la statua di Snoopy, il cane ucciso a Livorno da un colpo di fucile, alla sua base è stata impressa, appunto, la frase di Publio Ovidio Nasone, il poeta latino vissuto tra il 43 a. C.  e il  17 d. C.: “La crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini”. È impressionante constatare, come già secoli fa, la correlazione tra violenza sugli animali e violenza sugli umani fosse una certezza. Riconoscere che la violenza sugli animali è sintomo di predisposizione alla violenza sui più deboli della società è per noi un’evidenza, dal momento che abbiamo constatato sul campo casi concreti in cui il colpevole aveva precedentemente commesso atti di violenza su esseri umani. La percentuale più alta di tali abusi l’abbiamo rilevata proprio tra le mura domestiche.  Gli studi che riguardano la cosiddetta zooantropologia della devianza sono vastissimi e partono da un assunto fondamentale: la violenza sugli animali è spia di pericolosità sociale. Riconoscere che essa rappresenti un preciso segnale di un possibile futuro comportamento antisociale, è il primo passo per poter cambiare la cultura nei confronti dei crimini sugli animali”.

L’associazione ha come mission quella di opporsi ad ogni tipo di violenza, sopruso ed abuso nei confronti degli animali: dalla caccia alla vivisezione, dai maltrattamenti di animali all’abbandono, dal randagismo agli allevamenti intensivi, dalle pellicce agli zoo, dai circhi e dai delfinari alle manipolazioni genetiche. In quali di questi argomenti avete trovato maggiore resistenza e perché?
“Indubbiamente vivisezione, allevamenti intensivi e caccia, perché attorno ad essi ruotano gli interessi economici, difficili da contrastare, delle lobbies più potenti”.

(Foto dell’Ospite)

Alla radice di molte tra queste situazioni da voi fortemente combattute ci sono enormi interessi economici e la battaglia si fa ancora più dura e complessa. Qual è stata la realtà più drammatica che siete riusciti a smascherare rendendola pubblica?
“Era il 22 maggio 2017, quando 22 macachi utilizzati dal CNR per la vivisezione, vennero salvati e trasferiti, dopo una battaglia durata ben 4 anni, dal Centro ENEA Casaccia (RM) al Centro di Recupero Natuurhulpcentrum Wildlife Rescue ad Oudsbergen in Belgio grazie all’operato degli Animalisti Italiani, all’impegno e alla strenua determinazione con cui si è portata avanti una lotta fatta di molteplici attività: manifestazioni, blitz, conferenze, azioni legali e politiche, campagne di sensibilizzazione.Il Centro ricerche Casaccia a Cesano, vicino Roma, dell’Imri (Istituto Nazionale di Metrologia delle radiazioni ionizzanti) – Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), come emerso dalle nostre investigazioni, deteneva circa 120 macachi allevati, sottoposti a esperimenti e smistati presso altre strutture. Di questi, 65 macachi dopo la sperimentazione erano rimasti chiusi, come vecchi oggetti inutilizzati, negli stabulari, anziché essere affidati a un’oasi o a un centro di recupero. Per questo presentammo subito esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia. Passarono 4 lunghi anni, prima di riuscire a salvare quelle povere creature tenute in gabbia senza motivo. Riuscire a restituire loro la libertà, ha ripagato ogni nostro sforzo”. 

In questi ultimi anni pare ci sia una maggiore sensibilità verso argomenti animalisti, quali sono i dati e cosa emerge in modo più diretto?

“Le numerose campagne animaliste hanno sicuramente contribuito a sensibilizzare i cittadini, in particolare, sullo sfruttamento degli animali e sulla loro salvaguardia sotto diversi punti di vista. Nello specifico, il tema della produzione e dell’utilizzo delle pellicce, e quindi dell’allevamento di animali a questo scopo, ha trovato negli italiani, un’opposizione quasi plebiscitaria (l’83% dei cittadini secondo i dati Eurispes è contrario): tant’è che finalmente, complice anche la pandemia, gli allevamenti di visoni sono stati chiusi definitivamente. Sicuramente è aumentata anche la sensibilità verso il problema dei cambiamenti climatici i cui dati parlano da soli: secondo le previsioni scientifiche il riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C sarà superato durante il corso del XXI° secolo a meno che non si verifichino nei prossimi decenni profonde riduzioni delle emissioni di CO2 che sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni. Ormai nessuno ha più dubbi sul fatto che siano in atto importanti mutazioni nel clima del Pianeta di cui siamo tutti direttamente responsabili”.

Macchine, oggetti, mezzi a disposizione dell’uomo, incapaci di ragionare solo perché non hanno capacità di parola. Gli animali, ancora oggi sono così considerati. L’argomento è anche culturale. Come si fa a sconfiggere determinazioni così fortemente radicate nell’essere umano?
“La sensibilizzazione e la corretta informazione producono il cambiamento culturale che serve per formare, in primis, le nuove generazioni al rispetto degli animali e dei più deboli”. 

La logica è fondamentalmente quella dell’essere superiore ed inferiore. Quella umana su quella animale, quella bianca sulle altre, quella maschile su quella femminile. Si ha bisogno di trovare una giustificazione per lo schiavismo, lo sfruttamento del debole, lo sterminio. Nel corso degli anni avete ampliato molto le vostre battaglie diversificando anche gli argomenti. Non c’è il rischio di perdere l’identità?
“È un rischio che siamo pronti a correre ben volentieri. L’identità è una soltanto ed il messaggio è forte e chiaro. Dobbiamo superare il concetto di superiore ed inferiore in qualsiasi ambito ed attraverso argomentazioni semplici, lineari, sane e corrette. Uno studio inglese di qualche anno fa (università di Cambridge) ha dimostrato come i bambini che rispettano gli animali saranno adulti migliori. Un animale educa alla diversità ed alla differenza, dimostrando al bambino che esistono altri esseri viventi meritevoli ed in grado di offrire molto dal punto di vista affettivo. I bambini che imparano a rispettare gli animali sviluppano una capacità empatica che li porta a leggere e comprendere le emozioni ed i comportamenti altrui, proprio perché allenati fin dalla più tenera età all’osservazione di un essere vivente che è portatore di bisogni fisici ma anche psicologici da interpretare e da rispettare. L’attenzione, la comprensione e la compassione per tutti gli esseri viventi dovrebbero essere al primo posto negli intenti educativi dei genitori. Potrebbe sembrare assurdo che occorrano studi, progetti educativi, iniziative di sensibilizzazione a scuola, dialoghi nel nucleo familiare, parentale e amicale, per far arrivare un messaggio che appare quanto mai naturale, evidente ed intuitivo, eppure è esattamente così e per quanto possa anche stupire per certi versi, noi continuiamo a trattare l’argomento in ogni sua, anche evidente, fattispecie. Le modalità possono essere innumerevoli. Ciò che a noi interessa è il risultato e siamo disposti ad impiegare sempre più tempo, risorse ed energie per concretizzare la reale e concreta difesa e tutela del più debole”.

(Foto dell’Ospite)

Qual è stata la vostra più recente vittoria?
“La nostra più recente vittoria è il divieto, con la Legge di Bilancio 2022, degli anacronistici e pericolosi allevamenti da pelliccia, veri e propri lager per gli animali. L’Italia è così diventata un Paese più civile e cruelty-free, collocandosi come il ventesimo Paese europeo che ha introdotto tale divieto. Una scelta etica che non solo rispetta la vita degli animali, esseri senzienti proprio come noi, ma previene il diffondersi di spillover e zoonosi tutelando la stessa salute collettiva. Animalisti Italiani ha contribuito, nel corso degli anni della sua attività, sia attraverso la consegna di oltre 150.000 firme al Parlamento per la sospensione degli allevamenti di animali da pelliccia che mediante numerosissime battaglie sul campo: manifestazioni, presidi e blitz non sono mai mancati, ad esempio, durante la settimana della Moda a Milano. Mani insanguinate, fischietti e cartelli con volpi, visoni ed il volto di donne bellissime che seguono la moda senza indossare pellicce, come Pamela Anderson e l’indimenticabile Marina Ripa di Meana ci hanno aiutato a sensibilizzare sulla necessità di una moda cruelty-free.

Un’altra importante vittoria che ci sta particolarmente a cuore è quella relativa al salvataggio di 4 delfini del Delfinario di Rimini a cui è seguita la successiva condanna del suo Direttore per maltrattamento di animali e la chiusura definitiva del delfinario. Dal 2013 Animalisti Italiani è al centro di una lunga e importante battaglia legale che abbiamo sostenuto avvalendoci della rappresentanza legale dell’Avv. Michele Pezone per tutelare il diritto alla vita di Lapo, Alfa, Sole e Luna, i 4 delfini protagonisti di questo caso giudiziario che subivano forme di maltrattamento costante, soprattutto a causa di una sistematica ed inappropriata somministrazione di calmanti e di ormoni. Si tratta di un caso unico in Italia: per la prima volta nel nostro Paese è stata portata avanti un’inchiesta approfondita su una vicenda di maltrattamento di delfini. Di certo è una sentenza storica, come è avvenuto per Green Hill, utile affinché si comprenda la fondamentale importanza della tutela non soltanto fisica, ma soprattutto psicologica ed etologica degli animali”.

Ci spieghi come avviene il processo, in tutte le sue fasi, per portare avanti le vostre campagne di sensibilizzazione.
“Lavorare in gruppo ci aiuta a far fluire le idee che evolvono grazie al confronto, ma soprattutto partendo dalle criticità quotidiane segnalate dai volontari che operano sul territorio, a stretto contatto con gli animali, oltre che dall’analisi del contesto generale. Si prende spunto anche dalla rassegna stampa quotidiana e dai testi di legge per individuare i temi più caldi relativi alla tutela degli animali. Da qui, si fa uno screening degli obiettivi da raggiungere e si decide il focus della campagna da realizzare. In concomitanza all’utilizzo di tutti gli strumenti di comunicazione classica (volantini, eventi, spot, media) ci avvaliamo del supporto di vip e influencer per amplificare maggiormente il messaggio anche sui social, divenuti il luogo virtuale più frequentato dal popolo del web. È un lavoro accurato, di fino, molto coinvolgente per la squadra ed efficace per il risultato finale”.

I suoi riferimenti sono Martin Luther King, Nelson Mandela, San Francesco e Madre Teresa di Calcutta. Ai giovani mancano riferimenti importanti e decisivi per l’orientamento delle loro scelte e molti non hanno una conoscenza approfondita, a volte neppure superficiale, di nomi così fondamentali per il nostro progresso, la nostra libertà e la nostra cultura. Cosa ne pensa?

“Ormai è luogo comune dire che i giovani siano spenti e privi di riferimenti culturali importanti. Spesso commentando il comportamento di molti di essi (forse in modo anche un po’ troppo semplicistico), si afferma che i ragazzi di oggi non hanno più valori, non hanno nulla in cui credere, non hanno nessun interesse vero all’infuori del divertimento. No, non è così: cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. I giovani traboccano di buoni valori, di energie, di voglia di fare e di desiderio di affermazione, diversi fra loro ma simili per tenacia e grinta e capaci di trasmettere tanti messaggi positivi. Si pensi a Greta Thunberg e al movimento Fridays For Future”.

La vita non si compra, si adotta. Combattere il commercio degli animali a favore della loro adozione consapevole. Perché l’essere umano ha “necessità” di acquistare animali di razza, belli, costosi e a volte addirittura anche rari?

“Alcuni esseri umani cercano di appagare il proprio ego distorto attraverso finte necessità che gli producano una soddisfazione apparente, ma che in realtà non fanno altro che evidenziare un enorme vuoto esistenziale. “La vita non si compra, si adotta” è lo slogan del nostro ultimo spot televisivo, andato in onda sulle reti Mediaset dal 20 al 26 febbraio, realizzato insieme a Cuori in Corsa, il primo Moto Club animalista d’Italia rappresentato da Giacomo Lucchetti, motociclista battagliero in pista quanto nella lotta per difendere gli animali. Abbiamo unito le forze per trasmettere un messaggio importantissimo: combattere il commercio degli animali, a favore della loro adozione consapevole. Gli animali non sono merce da acquistare in negozio, ma vite preziose da accogliere e amare per sempre. Per questo è fondamentale adottare nei canili e nei rifugi e non comprare. Solo così facendo li rispetteremo e non ruberemo una possibilità di adozione ai cani, chiusi in un canile, che tutti i giorni sognano una vita migliore”.

Con il progetto “Animal care” avete avviato una campagna di sterilizzazioni gratuite interamente finanziata dagli Animalisti Italiani. Quanto è grave ancora oggi il problema del randagismo e dove è maggiormente diffuso?
“Il randagismo è una piaga endemica: ancora molto diffuso nel nostro Paese, soprattutto nel Mezzogiorno dove, sebbene si percepiscano segnali di miglioramento, il fenomeno resta grave. Sono stimati in 600 mila i cani randagi in Italia e più di 2 milioni e mezzo i gatti. Vagano per le strade in cerca di cibo, riparo, una carezza. Nella sola città di Roma, dove è partito il nostro progetto pilota “Animal care”, sono oltre 13.000 i cani randagi. Secondo i dati pubblicati sul sito del Ministero della Salute, aggiornati al 31 dicembre 2020, gli ingressi dei cani nei canili della Capitale sono stati 8.240, 5.085 nei rifugi, 6.050 i cani dati in adozione e 7.323 i gatti sterilizzati. Tali numeri si “arricchiscono” continuamente di nuovi abbandoni, delle cucciolate dei privati, in molti casi lasciate negli scatoloni vicino ai cassonetti e della prole frutto degli accoppiamenti dei randagi che, per ogni femmina non sterilizzata, danno luogo fino a 300 nuovi cani in 2 anni. Così è un fenomeno tutt’altro che raro quello di residenti dei quartieri che spargono veleno nei parchi e nelle zone di riparo di tali animali per risolvere in modo delinquenziale una piaga che nasce per un comportamento a sua volta irresponsabile di alcuni cittadini e per l’inerzia delle amministrazioni deputate al controllo del fenomeno. “Animal Care” è una risposta concreta a tutto questo: contrastare il randagismo attraverso le sterilizzazioni”.

Animalisti Italiani ha aderito all’iniziativa Save Cruelty Free Cosmetics, per chiedere all’Unione Europea una conversione in favore dei metodi alternativi alla sperimentazione animale. Entro il 31 agosto 2022 bisogna raccogliere un milione di firme. Ci spieghi meglio gli obiettivi e ci dia qualche dato concreto sugli esperimenti condotti sugli animali. 

“Molte persone non sanno che i test cosmetici sugli animali sono ancora consentiti nell’UE ai sensi della legislazione sulle sostanze chimiche industriali. Nei test richiesti dall’Agenzia Europea per le sostanze chimiche, migliaia di ratti, conigli e altri animali sono costretti a ingerire o inalare ingredienti cosmetici, causando loro immense sofferenze prima di essere uccisi. In alcuni test, centinaia di conigli femmina vengono alimentati forzatamente durante la gravidanza prima di essere uccisi e sezionati insieme ai loro cuccioli non ancora nati. I marchi di cosmetici corrono il rischio di essere costretti a partecipare a test sugli animali con la conseguenza che non sarebbero più esenti da crudeltà o in grado di commercializzarsi come tali. È essenziale proteggere il divieto di sperimentazione animale sui cosmetici e il diritto dei consumatori ad acquistare prodotti cruelty-free. Pertanto, attraverso l’iniziativa Save Cruelty Free Cosmetics, una volta raggiunto l’obiettivo della raccolta di 1 milione di firme, potremo chiedere alla Commissione europea di consolidare tale divieto e la transizione verso metodi di valutazione della sicurezza senza l’impiego di animali.
Nello specifico proporremo di adottare i seguenti provvedimenti: precedenza allo sviluppo e alla convalida di metodi non basati sulla sperimentazione animale nel bilancio dell’UE e nelle nuove politiche generali, quali il Green Deal europeo, la strategia in materia di sostanze chimiche sostenibili e i piani per la ripresa post-COVID, riorientando i finanziamenti dagli studi sugli animali ad alternative altrettanto valide. Vogliamo modificare la legislazione per proteggere gli animali, i consumatori, i lavoratori e l’ambiente affinché in nessun caso e per nessun motivo gli ingredienti cosmetici siano sperimentati sugli animali. L’obiettivo è trasformare il regolamento UE sulle sostanze chimiche e impegnarsi per una proposta legislativa, pur riconoscendo la direttiva 2010/63/UE, che metta a punto una tabella di marcia per la progressiva eliminazione della sperimentazione animale nell’UE prima della conclusione dell’attuale legislatura”.

Molti ed importanti i ruoli da lei rivestiti in oltre quarant’anni di attività. Una dedizione assoluta e totale che non l’ha mai distratta dall’obiettivo principale della sua vita: il rispetto, il riconoscimento e la nonviolenza. Come si forma in modo così radicato e profondo un essere umano?
“Con l’empatia, la solidarietà, la compassione. Ma soprattutto mettendosi sempre nei panni dell’altro, prima di giudicare e/o condannare. Avevo 14 anni quando ho iniziato a lavorare per i diritti degli animali, dopo aver visto come venivano uccisi i cani nei canili pubblici. Bisogna informarsi, comprendere, vedere, vivere alcune situazioni, osservare non solo con gli occhi, e già quello basterebbe, interrogarsi su cosa ci sia veramente dietro facciate di comodo e di business. Il diritto alla vita e l’assenza di sofferenza inutile, ingiustificata, illegittima sono “emozioni” che ognuno di noi dovrebbe riservare all’altro, oltre a noi ci sono le vite degli altri ed ogni loro respiro dovrebbe essere importante per noi quanto il nostro”.

Il problema è sociale, politico, economico e culturale. Coinvolge molte fasce argomentative differenti ed ognuna di queste con un potere diverso. Non ha mai pensato fosse una impresa titanica? Ha mai avuto momenti di sconforto che potessero portarla a rinunciare?
“Cui prodest? Le sconfitte aiutano a crescere e a vincere nel lungo termine le battaglie più dure, anche quelle che sembrano impossibili. Davide ha sconfitto Golia. A chi giova farsi sopraffare da sentimenti ed emozioni negative? Sapevamo dall’inizio che nulla sarebbe stato facile o comodo o immediato, d’altronde quella che ci accingevamo a fare non era una battaglia semplice ed anche gli interlocutori non erano sempre così ben predisposti all’ascolto. Nulla o quasi ci ha mai colto di sorpresa e di conseguenza il probabile eventuale sentimento di delusione ed amarezza era qualcosa che conoscevamo bene prima ancora di cominciare ma questo non ci ha impedito di procedere a passo veloce e sicuro. Quando si è certi di fare del bene non ci si può permettere fasi di inattività dovuti a risultati che tardano ad arrivare, così come critiche, delegittimazioni. Ciò che facciamo è ciò di cui questa società ha bisogno e noi dobbiamo esserci con tutte le nostre forze”

Ci parli dei volontari, una forza lavoro fondamentale in questa attività.
“Ad oggi abbiamo 15 sedi locali sparse in tutta Italia che sono in continua crescita. I volontari rappresentano l’anima dell’Associazione Animalisti Italiani: la loro dedizione e passione è linfa vitale per gli animali. Senza il loro prezioso supporto giornaliero per la realizzazione dei progetti volti alla salvaguardia di ogni specie e di tutela diretta dei quattrozampe abbandonati, abusati, randagi, presenti sul territorio nazionale, non potremmo andare avanti”. 

Sostenere una buona causa si può. I buoni propositi si possono trasformare in azione concreta con un piccolo gesto di generosità. Attraverso t-shirt, tazze, felpe dell’associazione si possono fare donazioni per sostenere questa battaglia. Le iniziative si diversificano costantemente ma l’obiettivo rimane fermare la sofferenza di tutti gli animali. C’è un riscontro concreto a queste iniziative ed in che misura?
“Si assolutamente, il riscontro è positivo. Ovviamente si tratta di modi diversi per avvicinare e incuriosire le persone al fine di coinvolgerle nella causa animalista. Cerchiamo di sostenere autonomamente le spese per mantenere a vita gli animali che abbiamo salvato: non solo cani e gatti, ma anche pecore, caprette, agnellini, cavalli, asini e maialini di cui ci prendiamo cura e a cui vogliamo garantire un futuro sereno. Attraverso questi piccoli gesti di generosità riusciamo a portare avanti le nostre attività. Le donazioni sono fondamentali per ogni associazione di volontariato”.

Abbiamo avuto modo di leggere della vostra presenza anche nell’ambito della salvaguardia degli animali coinvolti nell’attuale conflitto tra la Russia e l’Ucraina. Un impegno molto importante. Come vi siete organizzati?
“Ci siamo attivati per donare alimenti per gli animali provenienti dall’Ucraina rendendo la nostra sede centrale un punto di raccolta cibo e organizzando una serie di stand, i cosiddetti “Gazebo per la pace”, a Piazza del Popolo a Roma, al fine di incrementare la raccolta cibo. Il 2 aprile, in occasione dell’Assemblea Nazionale degli Animalisti Italiani, provvederemo a consegnare non solo il cibo raccolto, ma anche quello acquistato direttamente da noi. Un piccolo modo per dare il nostro aiuto in questa situazione drammatica”.

Quali sono i prossimi obiettivi di Animalisti Italiani?

“Lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato”.

Animalisti Italiani

Via Tommaso Inghirami 82, 00179 Roma – tel. 06/7804171 – email news@animalisti.it 

Sito internet www.animalisti.it 

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