Bodie, alla ricerca dell’oro

Se anche tu sei sensibile al fascino dei luoghi abbandonati e nello stesso tempo sei cresciuto con i film western devi assolutamente attrezzarti per questa esplorazione. Si parte per la California, sulla Sierra Nevada, tra lo Yosemite National Park e il lago Tahoe. Siamo a Bodie, per la precisione Bodie State Historic Park, quella che era una comunità mineraria ai tempi della corsa all’oro. Dobbiamo percorrere una strada polverosa, accidentata, lenta, lunga 20 chilometri fuori dalla State Highway 395, ma finalmente all’ingresso, dopo essersi imbattuti nel relitto di qualche  automobile d’epoca, troviamo una targa che dice:

 “è stato designato un landmark storico nazionale registrato secondo le disposizioni dell’historic sites act del 21 agosto 1935. Questo sito possiede un valore eccezionale nella commemorazione e nell’illustrazione della storia degli Stati Uniti. Servizio dei parchi nazionali, dipartimento interno degli Stati Uniti. 1963

Bodie

L’oro qui fu scoperto nel 1859 da W.S. Bodey, da cui la città prende il nome. Una volta la metropoli più fiorente della contea di Mono. Le miniere di Bodie produsse oro per il valore di più di 100 milioni di dollari. Duro come unghie. L’uomo cattivo di Bodie porta ancora le sue pistole e il coltello Bowie nelle pagine della storia occidentale… 12settembre1964”.

Nel 1861 a Bodie fu fondato un mulino, nel 1876 si trasformò in un centro isolato di pochi ricercatori, per poi arrivare nell’arco di pochi anni fino a quasi 10.000 abitanti e 2 mila fabbricati. C’erano: la miniera sopra alla collina, due banche, diversi giornali, la ferrovia, una prigione, una chiesa, un cimitero, le scuole, la palestra e perfino un quartiere a luci rosse e contava ben 65 saloon. Nel 1880 la città brulicava di famiglie, rapinatori, minatori, proprietari di negozi, pistoleri, prostitute e persone di ogni parte del Mondo.

Le presse della città sformavano i lingotti che venivano trasportati alla zecca a Carson City o a San Francisco.


Ben presto però l’oro cominciò a scarseggiare, però, e la cittadina divenne sempre più pericolosa, con risse e omicidi a causa dei numerosi giocatori d’azzardo, ladri e gangster. Nacquero tra i saloon e i bordelli anche le case di malaffare, le sale da gioco e le fumerie d’oppio. Ogni sorta di intrattenimento per i minatori che cercassero dello svago dopo le dure ore in miniera o come consolazione per il lavoro che scarseggiava.  I giornali hanno riferito, come se fosse una sorta di leggenda, che i cittadini al mattino chiedessero “abbiamo un uomo per colazione?!” per sapere se quella notte ci fossero dei morti in città. La criminalità aumentava e a partire dai primi anni del ‘900 Bodie iniziò a spopolarsi.

Nel 1913 compare ancora sulle guide turistiche come città mineraria, nel 1917 la ferrovia fu abbandonata, ma mantenne ancora una modesta ma permanente popolazione fino al 1942.

Bodie, diventata sito storico nel 1963, si trova ora in una condizione di Arrested Decay, ovvero decadenza arrestata, nel senso che la piccola parte  (circa un centinaio di fabbricati) sopravvissuta all’incuria e all’incendio del 1932, è stata conservata intatta, congelata, con gli edifici e i loro rispettivi contenuti, come nel momento in cui è stata definitivamente abbandonata, senza alcuna opera di restauro, ma preservandola nel tempo.

Questa cittadina permette di fare esperienza in maniera autentica ed evocativa delle atmosfere western e di immergersi nella vita,  congelata dei suoi abitanti, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Affacciandosi alle finestre delle abitazioni sì può scorgere , oltre al mobilio, agli utensili e agli effetti personali, anche le conserve abbandonate nelle credenze, i vetri rotti, i detriti e tutto ciò che non ha rappresentato una priorità nel momento della fuga, e tutto rigorosamente conservato sotto ad un importante strato di polvere. Un luogo fantasma, abbandonato, ma non dimenticato perché in qualche modo riprende un po’ vita negli occhi curiosi dei visitatori e negli scatti “rubati” all’interno delle abitazioni. Sì ha quasi l’impressione che gli abitanti si siano smaterializzati contemporaneamente, lasciando tutto lì, sotto il sole cocente e sotto quel cielo esageratamente blu per condividere con noi il loro affascinante e colorato mondo.