Sulla Morte

Abbandono, morte e rinascita

Ancora devo capire bene questa faccenda delle mie visioni, moltissime hanno riscontro, altre no. Ora, ultimamente succede che crollino, che il loro fallire mi ponga ancora più nuda, spogliata del mio orgoglio (se le azzeccassi tutte non potrebbe non gonfiarsi un po’!), pronta a vincere sull’ultima tentazione-trabocchetto della mente, quella che maschera l’ultimo tentativo d’agganciamento da parte dell’ego proprio sul ciglio del baratro, con il manto della saggezza e della sapienza.

NO, LA MENTE DEVE MORIRE SENZA PIETA’.

(Scatto di Marco Tanfi)

Perlomeno temporaneamente. Ma lei, che non vuole perdere il potere, il controllo sul nostro io che la mantiene in vita, eviterà fino all’ultimo momento che il piede, prima uno poi l’altro, irrecuperabilmente, vada nel vuoto, lasciando l’apparente sicurezza della roccia.

Quello è il momento in cui l’arrendevolezza si deve accompagnare al coraggio. Questo è l’appuntamento che tutti noi abbiamo e che tutti noi temiamo al punto da non riuscire a veramente vivere, per paura di morire. Dobbiamo invece sperimentare senza paura la morte che è un semplice fulcro di nero-nulla, in realtà accogliente, in realtà un niente che dopo la prima fase di neutralità totale ed esasperante, non può non trasformarsi, riempiendosi di Tutto; il niente e il tutto sono in affrancabili.

Mai come quest’ultima volta ho voluto buttarmi in questo mare nero, mai come questa volta nessun velo di paura mi tratteneva al di qua, sulla terraferma. No, volevo perdermi per sempre nel vuoto, ero pronta a morire definitivamente. L’ho fatto, ci sono stata, annegata, molti, molti minuti. Era un fatto, ero inattaccabile da qualunque moto della mente, pensiero di Loretta, fremito di desiderio o propensione, non c’era neanche l’amore.

Questo per un attimo mi ha congelato: nella dimensione nulla-morte non c’è amore. E’ vero, nello stadio della morte più assoluta non c’è nulla in modo “totalmente totale” da non lasciare spazio nemmeno all’amore. Nella mia resa totale, nella completa morte di Loretta, ho accettato perfino questo. Infatti poco prima del salto nel buio mi era stato richiesto di recidere tutti gli attaccamenti affettivi, da quelli con i miei amori uomini, a quelli in teoria impossibili da spezzare, con i miei figli. Ho fatto perfino questo. Ero lì, anzi, non ero lì, sdraiata in un bagno di nero e silenzio. Sapete però che la morte è costretta ad un certo punto ad accogliere la vita? Quando ha avuto la sua soddisfazione, quella di essere padrona e possederti fino all’ultima cellula, si intenerisce e come una madre, non può non lasciar filtrare semi di luce, che man mano si impossessano del mare nero e di ciò che ci galleggia dentro. E il mio corpo, il mio essere senza forma, comincia a recepire una carezza di dolcezza e luce che alla fine pervade con potere crescente il niente. E il niente diventa il TUTTO.

Il tutto con la sua luce irrorata con la forza di mille soli e il piacere divino che scorre nelle vene di un nuovo essere. NUOVO. La morte ripulisce e tu sei nuovo. La vita mi ha voluto richiamare dal mio nulla, sebbene il mio desiderio fosse di rimanere là; la mano della vita mi attirava, ed era quella di un uomo.

(estratto del mio prossimo libro “Essere nulla”)