“Bellezza, addio”: il ritratto di Dario Bellezza, uno dei più originali poeti italiani del Novecento e di una stagione culturale irripetibile.

Il film di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese prosegue le sue presentazioni nel tour italiano.

Nel 1996 uno scoop giornalistico rivela all’Italia che il poeta Dario Bellezza è malato di AIDS: la notizia segna l’inizio del suo calvario. Additato per strada come un appestato, il poeta si chiude in casa per difendere la propria privacy e rivendicando il diritto a rivolgersi a cure sperimentali, in mancanza di un vaccino sicuro contro l’HIV.

Detto “il Rimbaud di Monteverde” per il precoce talento poetico e per la fuga da casa, amico di Amelia Rosselli e di Aldo Braibanti, Dario Bellezza è stato inquieto protagonista di una stagione culturale romana di grande splendore, condivisa con Sandro Penna, Alberto Moravia, Elsa Morante, Anna Maria Ortese e molti altri. “Miglior poeta della nuova generazione” secondo Pier Paolo Pasolini, dopo gli anni della Neoavanguardia Dario Bellezza rimette al centro del discorso poetico l’io e le sue passioni, le invettive e le licenze, gli amori e la morte, in una lingua esplicita e barocca.

Omosessuale provocatorio e controverso, lo definivano “il nostro poeta maledetto”. “Semmai benedetto, dalle Muse” replicava lui, col suo spirito polemico e irriverente.

Bellezza, addio, il nuovo film documentario di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, prodotto da Zivago Film e Luce Cinecittà, con Barbara Alberti, Antonella Amendola, Ulisse Benedetti, Franco Cordelli, Ninetto Davoli, Giuseppe Garrera, Maurizio Gregorini, Fiammetta Jori, Renzo Paris, Elio Pecora, Paco Reconti e Nichi Vendola, presentato in prima mondiale al Pesaro Film Festival lo scorso 20 giugno prosegue le presentazioni nelle varie regioni italiane con un grande e positivo riscontro.

In “Bellezza, addio” gli amici Renzo Paris e Franco Cordelli ricordano il poeta dai tempi dell’Università fino agli anni maturi, passando per le performance nella cantina teatrale romana Beat 72 e il glorioso Festival Internazionale dei Poeti di Castelporziano. Ninetto Davoli, Barbara Alberti e Elio Pecora raccontano una Roma in cui si aggiravano ancora i grandi nomi del Novecento italiano, da Gadda a Palazzeschi, insieme a nuovi “mostri sacri”, mentre i materiali di repertorio, con rarità e video inediti, contribuiscono a disegnare un ritratto inedito di Dario Bellezza e dei suoi “vent’anni di felicità”.

Poi gli anni Ottanta cambiano il mondo e, celebrando il trionfo del libero mercato, viene strappata ai poeti l’ultima briciola di funzione sociale. Ma quegli anni portano con sé anche un virus sconosciuto. Nichi Vendola racconta quello che fu un trauma collettivo, mentre Maurizio Gregorini e Fiammetta Jori ricostruiscono gli ultimi mesi di una vita tutta spesa nel “sacerdozio della poesia”.

Eppure, quando il collezionista Giuseppe Garrera mostra l’archivio privato del poeta che, messo all’asta, lo Stato non ha voluto comprare, ci chiediamo: forse non sono più tempi di poesia? “Finché esisteranno poeti,” rispondeva Dario Bellezza, “sarà sempre tempo di poesia”.

“Il primo incontro che ho avuto con Dario è stato attraverso le opere di Rimbaud che lui aveva tradotto in italiano” racconta la regista Carmen Giardina “e che io divoravo insaziabile da adolescente. Il documentario di Dario non è soltanto il ritratto di un poeta ma è anche una riflessione su quello che abbiamo perduto e anche su dov’è oggi la poesia, se ancora ce ne sia bisogno, se ancora abbia un senso, se è ancora viva. Dentro il film c’è tutto questo, infatti il titolo, non casuale, è Bellezza, addio”

“Provocatore, talentuoso, maledetto, sicuramente una personalità fuori misura, Dario Bellezza è stato detestato, ma anche molto amato” prosegue la regista, “Nel film, poeti, scrittori e amici di Dario danno un prezioso e affettuoso contributo non solo con le testimonianze personali, ma anche con un confronto a distanza sullo stato di salute della poesia, permettendo di allargare lo sguardo dal mero racconto biografico ad un orizzonte più ampio.

Ancora una volta, la collaborazione con Pivio e Aldo De Scalzi è stata per me basilare, la colonna sonora è uno dei pilastri su cui è costruita l’architettura del film. Una musica che non si nasconde, anzi, diventa quasi un personaggio in più, spaziando dall’elettronica al lirismo dei brani orchestrali.

Io sono stata un’adolescente affamata di poesia, e oggi? Chissà che Bellezza, addio non spinga qualcuno a leggere i versi di Dario… Di poesia abbiamo sempre bisogno”.

Una rassegna stampa incredibilmente vasta e bella che elogia quest’opera grandiosa che ha voluto fortemente “raccontare” la poesia, una Roma viva culturalmente dove si percepiva ricchezza artistica fatta di teatro, letteratura, arti figurative, musica, una stagione fantastica di cui faceva parte anche Dario Bellezza.

Definitivo “film dalla solida e avvincente drammaturgia che lascia l’amaro in bocca ma che il desiderio di leggere o rileggere Dario Bellezza”, “Non è affatto un film triste, perché la poesia è salvifica, perché è commovente ascoltare Elio Pecora”, “Giardina e Palmese bravissimi a catturare la meravigliosa drammaticità di un uomo che era un insieme di contraddizioni, gioia, dolore, sorrisi, malinconie, amori, frustrazioni”.

Appassionato e coinvolgente Bellezza, addio ci pone davanti a mille questioni, a scandali assurdi da immaginare, a vite rivoluzionarie, ad artisti che della loro voce hanno fatto un sentiero invitandoci tutti a seguirlo, ognuno a modo suo ovviamente. Perché quel momento, quella Roma, quell’insieme di intellettuali straordinari che “solo a nominarli tutti viene il capogiro”, hanno creato un lavoro incredibile che noi tutti oggi abbiamo il terrore che possa andare perduto ed anche a questo pensiero non solo ci gira la testa ma ci tremano anche le gambe.

“L’Italia non ricorda”, diceva lapidario Aldo Braibanti. Fin da quando mi sono imbattuto in questo pauroso giudizio sul nostro Paese ho pensato a un cinema documentario che scavasse tra le pieghe della memoria collettiva” racconta il regista Massimiliano Palmese.

“A questo scopo il mio lavoro di drammaturgo mi è utile. Penso che per raccontare vita e opera di artisti e scrittori occorra trovare o costruire un architrave drammatico, così che un film possa non solo informare ma stupire, scuotere, incidere. E quello a cui mi dedico nell’ideazione dei documentari è sottolineare in quelle vite la tragica frizione tra artista e società, individuo e mondo.

Trattare i poeti al cinema non è però cosa facile: il pericolo del “santino” è dietro l’angolo. Per questo trovo sia meglio lasciar parlare l’artista attraverso i testi e i materiali di repertorio, e scegliere di intervistare quelli che l’hanno conosciuto prima di chi l’ha soltanto studiato. E poi non censuro i lati bruschi dei caratteri, i temperamenti appuntiti, le vite di eccessi e di errori. Solo così, mi pare, una biografia vive e respira, e l’artista torna a parlarci dicendo di sé cose palpitanti e vere.

Oggi che siamo tutti concentrati sul presente, se non sull’attimo, mi dedico a riscoprire figure del passato. Spiriti inquieti che potrebbero risvegliare la memoria di un Paese assonnato.

La poesia, lì dove sono nato, è il luogo dove ritorno grazie al cinema. E dunque da Aldo Braibanti a Dario Bellezza e in futuro a Sandro Penna, la mia ricerca nel cinema documentario mi pare segnata”.

La vedo tutta lì la sorte mia:

unico interesse di giornate

smarrite ormai è dietro di me,

e tanta avanti ne avrei potuto

avere, con dedizione e calma

al quotidiano scorrere del tempo.

Ignoro perché Qualcuno abbia

deciso il contrario!

Poveri, pochi anni

sono rimasti, gelidi, limitati;

li dubito e li annuso sperando

di moltiplicarli e cedo deluso

al rimpianto calunnioso – non so

più poetare. Io so, l’idea lucente

del nulla stasera non aggiunge

allegra compagnia. Oh come è finita

la speranza! Dio non punirci

ancora se siamo vivi.

Da “L’avversario” di Dario Bellezza (1994)

Biografie

Carmen Giardina

Attrice e regista formatasi presso la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova.

Come attrice è diretta da Cristina Comencini, Marco Risi, Peter Greenaway, Giancarlo Sepe, Umberto Marino, Manetti Bros., Alessandro D’Alatri, Jèrome Salle e molti altri.

È interprete e co-sceneggiatrice di Sleeping around, film di Marco Carniti con l’attore argentino Dario Grandinetti (Parla con lei) e Anna Galiena.

È tra i protagonisti del film Il contagio insieme ad Anna Foglietta e Vinicio Marchioni, regia di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini in concorso alle Giornate degli Autori alla 74° Mostra del Cinema di Venezia. Attualmente sta interpretando l’icona della moda Anna Piaggi nella serie Kaiser Karl prodotta da Gaumont per Disney Plus.

Come regista dirige tre cortometraggi pluripremiati: Turno di notte prodotto da Cinecittà Holding con Leo Gullotta, La grande menzogna con Gea Martire e Luciana De Falco, e Fratelli Minori con Paolo Sassanelli e Alessio Vassallo.

In teatro è ideatrice e regista di God save the punk!, successo di pubblico e critica che viene ripreso per tre stagioni, e per AMREF collabora con il musicista Giovanni Lo Cascio alla realizzazione di Juakali Drummers, spettacolo con venti musicisti ex ragazzi di strada degli slum di Nairobi, che debutta ad Umbria Jazz.

Nel 2020 è autrice e regista con Massimiliano Palmese del film documentario Il caso Braibanti, vincitore di numerosi premi, tra cui il Premio del Pubblico al Pesaro Film Festival, il Premio Giuria Studenti al Salina Doc Fest, quindi il Nastro d’Argento 2021 come Miglior Docufiction.

Massimiliano Palmese

Poeta, narratore, regista, ha pubblicato i romanzi L’amante proibita (2006, finalista Premio Strega, tradotto in Germania e Spagna), Pop life (2009), Il peccato originale (Rizzoli, 2021). Lavora al quarto romanzo.

Ha scritto le raccolte poetiche Lettere di Ganimede, La parola tonica e Questa disperazione felice, vincendo i premi Eugenio Montale e Sandro Penna.

Per il teatro ha scritto sia testi originali (Come treni in paesaggi nuovi, Fast Love, Il figliastro, Il caso Braibanti), che adattamenti (La primavera romana della signora Stone, Il carteggio Aspern, Pierre e Jean, L’arte di essere povero) e traduzioni (Sogno di una notte di mezza estate, Romeo e Giulietta): testi interpretati, tra gli altri, da Claudio Santamaria, Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli.

Ha tradotto i Sonetti di William Shakespeare (Tutte le opere vol. IV, Bompiani 2019) apparsi sulle principali riviste e blog letterari italiani (Poesia, Nazione indiana, Interno Poesia). A dicembre 2023 la sua traduzione dei Sonetti sarà ripubblicata da Elliot nella collana di poesia diretta da Giorgio Manacorda. E’ ideatore, coautore e coregista de Il caso Braibanti (Premio del pubblico al Pesaro Film Festival, Nastro d’argento 2021 miglior docufiction). Sta scrivendo il documentario Vita di Sandro Penna (2024).