Il momento del ritorno

Rieccoci, siamo tornati. Abbiamo ripreso in mano il nostro giornale. Troppo pressante il desiderio di tornare a scrivere, di esprimere uno sguardo e di raccontarlo, offrendo una visione. Tante visioni. Quelle degli amici che hanno atteso questo ritorno. Quelle dei nuovi compagni di viaggio, che hanno deciso di abbracciare un sorprendente progetto editoriale.

Non sarà facile stargli dietro. Impegni, questioni e pensieri sono tanti. Ma la vita non è in fondo anche mettersi continuamente alla prova? Dobbiamo solo cercare di farci trovare pronti. Qualunque sia il tipo di interrogatorio, la strada da scegliere, i conti giusti da fare con noi stessi. E se invece non siamo pronti? Sarà l’occasione per scoprirci di più, per individuare altri tasselli della nostra stupefacente complessità, farne tesoro e migliorarci, per ciò che è possibile. Senza affanni o troppe pretese.

Ma ad ogni modo, guai a smarrire la necessità di scovare tracce che pensavamo di aver cancellato per sempre, magari aggrappandoci all’opportunità di una pausa, all’esigenza di disobbedire ai nostri ordini quotidiani, allo stimolo di respirare un sorso nel passato e uno sguardo più lucido sul futuro.

Forse così, quel nostro progetto in sospeso vedrà arrivare quel puzzle che manca.

Questo numero vogliamo dedicarlo al tema del ritorno, cercando anche in questa occasione di offrire scenari e suggestioni da angolature differenti, temi e spazi di confronto suggeriti da sensibilità diverse, eppure così vicine, ed ispirandoci alle verità sottese, alla straordinaria potenza delle parole di Giuseppe Cesaro, alla straordinaria espressività artistica di Nora Lux, alla sconvolgente poesia di Dario Bellezza.

Ma se tutto ciò ha visto davvero luce, il merito è sempre della redazione, con un particolare abbraccio ai vice direttori, Giovanna La Vecchia, Giorgio Gabrielli e Walter Iolandi, e alla nostra redattrice Anna Rita Cardarelli, che per l’ennesima volta hanno saputo mantenere lo spirito di questo giornale, alimentando con il giusto carburante la nostra macchina carica di entusiasmo, passione, consapevolezza.

In questi giorni di respiri, sapori e freddo natalizio, ho osservato volti e momenti di vita. Lo sguardo è finito anche su un balcone, illuminato, mille luci, colorate e lampeggianti. Quello accanto, invece, vuoto, spoglio. Mi ha fatto un po’ di tenerezza, scatenando i miei pensieri, immaginando questa fotografia come una delle tante piccole sintesi dell’esistenza.

Mi capita spesso di pensare alla solitudine. Non alla necessità di isolarsi per un po’ da tutto il resto. Ma a quella che può afferrare le tue corde più inconsce. Succede tante volte, in varie occasioni della nostra avventura umana. Succede di restare soli, di sentirsi soli, di percepire il distacco ed il silenzio davanti al nostro desiderio di esserci, al nostro sogno di sradicare gli argini del cuore.

Il mio pensiero più profondo voglio dedicarlo a chi è stretto in questa morsa. Vorrei offrirgli le mie parole, lo spazio di questo giornale, anche un solo sguardo, anche due chiacchiere scambiate velocemente, perché ogni centimetro di lettera può fare molto.

Auguro ad ogni lettore che passa di qui, di trovare, anche per il nuovo anno, un buon rifornimento di emozioni e suggestioni, le giuste parole, che siano abili alleate dei propri giorni.

Auguro a tutte e a tutti i componenti della redazione, nonché a me stesso, di continuare ad essere, sempre, dei bravi distributori.