L’Apparenza
Io non so.
Ed invidio chi sa.
Invidio chiunque abbia le risposte a tutto e a tutti, invidio chi sa esprimere un concetto, che davanti ai miei occhi appare imponderabile. Invidio chi sa armeggiare con destrezza parole e gestualità, chi sa attirare la tua attenzione, chi ti mostra sicurezza e capacità.
Invidio, sì.
Ma diffido, anche.
Diffido delle certezze e delle convinzioni, del pensiero che tende ad uniformarsi, delle prese di posizione, delle chiusure al dialogo, dell’ostruzionismo ad ogni confronto.
Probabilmente, questi, sono i giorni più difficili della nostra storia.
Ed in questo caos di incursioni che scaraventano le nostre menti e i nostri cuori, ci crocifiggiamo per la quasi impossibilità di riconoscere il falso dal vero, la sostanza dalla forma, l’apparenza dalla realtà.
Siamo ormai, tutti, abituati ad indossare maschere, più o meno spontanee, più o meno costruite, più o meno necessarie alla fortificazione della nostra corazza, nel migliore dei casi, o alla volontà di costruire un inganno, nel peggiore dei casi.
E l’amore dov’è in tutto ciò? Dov’è il rispetto verso se stessi, verso la propria natura, verso il proprio essere?
Ho nostalgia di restare me stesso… Ho nostalgia di quei silenzi notturni, di quei fili di luci che filtravano da una serranda, ed io ci giocavo con le dita. Immaginando.
Ho nostalgia di quella quotidianità dipinta di naturalezza.
Dell’edicola e del profumo dei giornali.
Delle insegne che invitavano a sapori genuini.
***
C’è di vero che non è vero niente
e non so perché mi affanno inutilmente
a cercare la ragione, se ragione in questo mondo non ce n’è…
(“Cosa c’è di vero”, Eduardo De Crescenzo, 1987)