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Alessandro Maiocchi, esperto di marketing, ha ricoperto ruoli manageriali nel settore industriale, della consulenza strategica e del’editoria in Italia e all’estero. Per un decennio Direttore Marketing e Corporate Affair quindi Direttore Business Development della Divisione Internazionale in un’azienda leader di impianti per il riciclaggio dei rifiuti. Dal 2013 lavora in un gruppo attivo nel settore enologico, agroalimentare e turistico, dapprima come EVP-COO e dal 2022 in qualità di Presidente e Amministratore Delegato, ruolo che attualmente ricopre. Membro del cda di aziende attive nel settore agroalimentare in Italia e negli USA. Dal 2017 E’ senior advisor di un gruppo americano attivo nel trading di commodities industriali, energetiche ed alimentari.
Dal 2003 insegna marketing in corsi master universitari.

Introduzione all’economia circolare: Dott. Maiocchi, potrebbe spiegarci come l’approccio dell’economia circolare si distingue dal tradizionale modello economico lineare e perché ritiene sia cruciale per il futuro sostenibile del nostro pianeta?

L’economia “lineare” è tesa alla produzione, alla massimalizzazione della stessa occupandosi, se non marginalmente e sovente limitatamente, all’impatto dell’utilizzo delle materie prime e del risultato, dello scarto, della post produzione e del post consumo. Un modello dove esiste un inzio ed una fine e dove il prodotto una volta utilzzato non ha un ruolo se non quello di essere smaltito.

L’economia circolare è un modello “premeditante”, dove a monte della produzione le materie prime utilizzate, la loro reperibilità e sfruttamento, vengono  valutate trovando strategie e processi di minimizzazione dell’impatto ambientale e a valle, pensando preventivamente a come riciclare, riutilizzare e in ultima analisi a smaltire il frutto della post produzione e del consumo.

Strategie aziendali per l’economia circolare: In qualità di CEO di Gruppo AGC, quali strategie specifiche ha implementato per assicurare che la vostra azienda operi secondo i principi dell’economia circolare?

A.G.C. opera prevalentemente in un settore, quello della produzione e distribuzione enologica, dove l’adozione di modelli di economia circolare sono diventati essenziali e cruciali. Il settore, anche in ragione dell’impatto del cambiamento climatico, è stato tra i primi a doversi confrontare con l’esigenza di adottare modelli produttivi “circolari”. Volendo dare un esempio concreto, in una delle realtà che partecipiamo “Fattoria Svetoni” si è cominciato insieme allo sviluppo di attività di riduzione dell’impatto ambientale un processo di impianto di nuove viti a partire da barbatelle autoctone ottenendo: riduzione e sostituzione chimica: piante più resistenti rispetto a condizioni ambientali avverse riducendo l’apporto di fitofarmaci, migliore gestione idrica, le viti con radici più forti e profonde sono meno sensibili agli stress idrici e consentono di limitate gli interventi di irrigazione di soccorso, infine l’innesto con barbatelle autoctone consente una migliore gestione del terreno, del suolo e previene perdite di biodiversità

Misurazione dell’impatto: Come misurate l’impatto delle vostre iniziative di economia circolare in termini di riduzione dell’impronta ecologica e benefici economici?

Riprendendo l’esperienza che citavo nella precedente domanda, aderiamo al Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, la prima e ad oggi, unica denominazione ad avere ottenuto la certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. Il protocollo, molto impegnativo, indica un numero elevato di requisiti ambientali, tra i quali biodiversità, impronta carbonica ed idrica. Oggi siamo in grado di sapere l’impronta di carbonio e le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione di ogni bottiglia. Da un punto di vista economico, le pratiche di economia circolare, ci consentono, oltre ad un premio economico per la qualità del prodotto anche di una significativa riduzione degli sprechi e dei costi derivanti dalla gestione dei residui.

 Innovazione e tecnologia: Quali innovazioni o tecnologie ritiene saranno cruciali per promuovere l’economia circolare e i consumi sostenibili nei prossimi anni?

L’economia circolare “comincia” necessariamente nelle prime fasi del ciclo di vita del prodotto. L’ “ecodesign “ la progettazione di un prodotto (e del suo eventuale imballo) è fondamentale nella modalità di estrazione, ottenimento ed uso della materia prima necessaria e del volume di scarto generato che diverrà rifiuto. Quindi processi innovativi e tecnologie che assicurino durabilità, riparabilità, possibilità di aggiornamento e riciclabilità.

Un elemento cruciale è poi riposto nello sviluppo delle tecnologie verso i prodotti che generano residui definiti “hard to recycle” dalle plastiche ai rifiuti alimentari.

Barriere e sfide: Quali sono le maggiori sfide che le aziende e i consumatori devono affrontare nell’adozione di pratiche più sostenibili e come possiamo superarle?

Per le imprese la sfida è decisamente nell’adozione di nuovi modelli di business dove la massimizzazione dei profitti non risiedere più soltanto nella riduzione e minimizzazione dei costi e l’aumento dei ricavi; ma minimizzando l’uso delle risorse, massimizzando la vita utile dei prodotti e riducendo scarti e generazione di rifiuti. L’IW (Institut der deutschen Wirtschaft), l’istituto economico tedesco, definisce chiaramente i punti chiave questi nuovi modelli di business descrivendoli come “  modelli che si concentrano sull’abilitazione, la chiusura, la creazione o l’estensione di cicli produttivi, preservando il valore e conservando le risorse il più a lungo possibile mantenendo al contempo la competitività”

Le sfide per i consumatori sono decisamente legati ai comportamenti di consumo, dalla consapevolezza dell’impatto dei propri consumi interrogandosi sulle possibilità di riparazione e riutilizzo, alla fondamentale progressiva limitazione di consumi puramente “emozionali” , spinti cioè più dal desiderio di possesso che dalla effettiva necessità, e dalla adozione, ove possibile, di consumi “condivisi”.

Ruolo dei consumatori: In che modo i consumatori possono contribuire attivamente all’economia circolare e quali azioni quotidiane possono fare la differenza?

Accennavamo prima che la realizzazione dell’economia circolare implica numerose innovazioni. L’innovazione tecnologica non è l’unico motore, ma è certamente, in diverse situazioni un elemento chiave. In uno studio di qualche tempo fa elaborato per PBL, l’agenzia governativa olandese per l’impatto ambientale, l’economista Potting definiva tre cambiamenti per l’economia circolare connessi all’utilizzo della tecnologia e al comportamento dei consumatori nella catena del valore dei prodotti/servizi:

– Prodotti e servizi basati su nuove tecnologie con basso impatto sul comportamento dei consumatori, come le plastiche biodegradabili

– Prodotti e servizi dove la tecnologia ha un impatto relativo ma dove il comportamento dei consumatori è fondamentale, e ladattamento a nuovi stili di consumo è il fattore chiave di successo. packaging-free ad esempio

– Prodotti e servizi dove il comportamento dei consumatori è fondamentale e dove anche la tecnologia è il fattore abilitante fondamentale, ad esempio i servizi legati alla sharing economy

Il ruolo dei consumatori è dunque quello di essere consapevoli che il successo delle tecnologie e dei processi innovativi e quindi nella piena realizzazione dell’economia circolare, è strettamente legato alle modalità di consumo.

Educazione e sensibilizzazione: Qual è l’importanza dell’educazione e della sensibilizzazione dei consumatori sui temi dell’economia circolare e quali iniziative o programmi avete sviluppato o sostenuto in quest’area?

Credo che l’errore che spesso, inconsapevolmente, si commette nella educazione e sensibilizzazione alla economia circolare sia quello di proporre modelli virtuosi ma razionali che si scontrano, spesso soccombendo, con gli attuali modelli di consumo, mossi in molti casi dall’emozione. Tutte le modalità e e forme di sensibilizzazione che abbiano come chiave quella della consapevolezza dell’impatto degli stili di consumo sono non solo necessarie ma fondamentali.

Per quanto riguarda le iniziative intraprese, il gruppo A.G.C. ha aderito e supportato diverse iniziative di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e della circolarità dell’economia. Ho prima accennato alla scelta compiuta ormai da qualche anno di pratiche concrete di  riduzione dell’impatto ambientale, di consumo del suolo e dell’acqua e della preservazione della biodiversità. Comunichiamo ai consumatori chiaramente questa scelta e le motivazioni, organizziamo inoltre visite regolari per mostrare concretamente l’efficienza e l’efficacia delle scelte di sostenibilità, sensibilizzando all’adozione di stili di consumo consapevoli.

Collaborazioni e partnership: Potrebbe fornire esempi di come la collaborazione tra aziende, governi e organizzazioni non governative possa accelerare la transizione verso un’economia più circolare?

Mi piace ricordare “Spiagge di Vetro” un progetto nato in Campania che credo sia uno dei più concreti esempi di economia circolare che ha visto il coinvolgimento di Università, imprese, esercizi commerciali e amministrazioni. Da una idea, quella di rendere ancora più efficiente un ciclo già molto efficiente come quello del vetro, si è sviluppata con gli investimenti d’impresa e il know how accademico una piccola macchina capace di triturare i contenitori di vetro, contenendo circa 200 bottiglie in un bidonino di meno di 25 kg di sabbia di vetro. Si sono coinvolti prima nella sperimentazione, poi nell’adozione del sistema utenze commerciali (bar, ristoranti, pizzerie, mense, alberghi, centri commerciali, palestre), ospedali e amministrazioni comunali. I risultati sono stati una drastica diminuzione dei passaggi dei mezzi di raccolta, dello svuotamento delle campane, con migliore igiene di strade e spazi pubblici. Il vetro, ridotto in “sabbia”, trattato meccanicamente,  viene impiegarlo oltre che nella industria vetraria in filtri per piscine, nel edilizia per sabbiature, impasti in calcestruzzo, realizzazione di pannelli fonoassorbenti  e perfino nel ripascimento delle spiagge. La collaborazione tra soggetti diversi ha prodotto una riduzione dei costi energetici, dell’impatto ambientale dovuto alla logistica, e una efficace ed efficiente sostituzione di materie prime.

Politiche pubbliche: Quali politiche pubbliche ritiene siano necessarie per supportare e incentivare l’economia circolare a livello nazionale e internazionale?

L’Italia ha elaborato una strategia nazionale per l’economia circolare, nel 2021 ne ha definito le linee programmatiche includendo tutti gli elementi richiesti dalla Commissione Europea nell’ambito dell’Operational Arrangements del PNRR, in particolare:

  • un nuovo sistema di tracciabilità digitale dei rifiuti
  • incentivi fiscali a sostegno delle attività di riciclo e utilizzo di materie prime secondarie
  • una revisione del sistema di tassazione ambientale dei rifiuti per rendere più conveniente il riciclaggio rispetto al conferimento in discarica
  • sviluppo di centri per il riuso e individuazione di strumenti normativi ed economici ad incentivo degli operatori;
  • riforma del sistema EPR (Extended Producer Responsibility) e dei Consorzi
  • supporto agli strumenti normativi esistenti: End of waste (nazionale e regionale), Criteri ambientali minimi (CAM) nell’ambito degli appalti pubblici verdi. Lo sviluppo/aggiornamento di EOW e CAM riguarderà in particolare l’edilizia, il tessile, la plastica, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE);
  • sostegno normativo e finanziario al progetto di simbiosi industriale

Credo che la trasformazione di queste linee guida in azioni e provvedimenti possano concretamente sostenere e accelerare la crescita dell’economia circolare.

Visione futura: Come immagina il futuro dell’economia circolare e dei consumi sostenibili nei prossimi 10 anni? Quali tendenze o cambiamenti prevede saranno più significativi?

Ritengo che l’adozione di modelli di economia circolare sia inevitabile. I prossimi 10 vedranno consistenti cambiamenti delle modalità di produzione e degli stili di consumo. Su questi ultimi bisogna fin da ora prestare particolare attenzione ed evitare fenomeni che rischiano di rendere poco efficaci e talvolta inutili i modelli di economia circolare. Mi riferisco ai fenomeni di “rebound”. Diversi studi hanno evidenziato come esista il rischio che prodotti sostenibili “provenienti da modelli di business circolari possano stimolare ulteriore consumo sia per i prezzi accessibili o bassi sia per implicazioni psicologiche.  E’ il caso ad esempio dei telefoni cellulari ricondizionati che dovrebbero estendere il ciclo di vita del prodotto, e ridurre quindi l’impatto ambientale , in alcuni casi i consumatori continuano ad acquistare modelli nuovi aggiungendovi quelli ricondizionati.

Significativo quanto riferiva Pierluigi Zerbino ingegnere gestionale e ricercatore senior in Economia Circolare e Innovazione Digitale presso l’Università di Pisa in una recente intervista a Repubblica : “.. l’economia circolare non è intrinsecamente sostenibile, ma un mezzo per raggiungere la sostenibilità”, e ancora “e si pensa di massimizzare contemporaneamente la performance ambientale e quella economica sul breve periodo, forse si domanda troppo. La vera sfida inizia col fare tanta disseminazione ed evangelizzazione su comportamenti di consumo e su comportamenti di non-consumo”

Un mio carissimo amico (che poi si dà il caso sia il direttore di questa testata giornalistica ) mi ricorda sovente che la vita è l’arte dell’incontro. La frase, la definizione, non è sua ma è il titolo di un disco di Sergio Endrigo (nel quale compaiono testi scritti da Vinícius de Moraes e Giuseppe Ungaretti, ma questa è un’altra storia) ma io continuo ad associarla a lui e ci credo profondamente perché non c’è niente di scientifico in un incontro: è un processo alla cui base c’è il caso, anche se poi ci si può riconoscere una predisposizione, una ispirazione, una tecnica, proprio come accade, appunto, nell’arte. Non c’è nessun “meccanismo”, nessun “automatismo”. A volte si dice sia una questione di “chimica”, ma non penso sia nemmeno questo. In chimica le reazioni sono equilibrate, bilanciate, misurabili: la stechiometria (https://it.wikipedia.org/wiki/Stechiometria) calcola i composti che partecipano alla reazione e quali composti ne possono essere generati, in quali condizioni e con quanta energia.

Ma a volte ci possono essere degli incontri davvero insoliti, non così misurati, non così misurabili.

Pensando all’insolito, mi è venuta l’idea di raccontare alcuni di questi incontri, degli incontri così, che hanno visto persone apparentemente lontanissime le una dalle altre, che incrociano le proprie vite e si danno qualcosa, piccolo come un seme.

Il primo incontro insolito che mi è venuto in mente avvenne il 19 Gennaio 1931 a Pasadena, negli Stati Uniti.
Nel mondo non era solo un ricordo il Martedì Nero (il “Big Crash“), ossia il 29 ottobre 1929, quando la borsa di New York crollò improvvisamente, quello era l’inizio della Grande Depressione che si protrasse per più di 10 anni fino ad arrivare fino alla Seconda Guerra Mondiale. Anzi per molti storici, proprio quel Martedì Nero fu l’inizio della crisi che portò in Europa il diffondersi dei totalitarismi.

Ma in quel 19 Gennaio 1931 il New Deal di Roosevelt non era stato ancora istituito, l’elezione di Hitler a cancelliere in Germania non era ancora prevedibile. Albert Einstein era già famoso negli ambienti di fisica teorica ma non dal grande pubblico, ed era negli Stati Uniti per tenere una conferenza alla California Institute of Technology per promuovere la sua ricerca scientifica. Durante il suo viaggio, il fisico – quello che viene ricordato come “il padre dell’energia atomica” – espresse il desiderio di incontrare Chaplin, che invece era una figura molto popolare a Hollywood. Tutti negli Stati Uniti e nel Regno Unito – terra natia di Charlie Chaplin – conoscevano il suo personaggio del Vagabondo (in Italia Charlot).
L’incontro si tenne in disparte e non ci sono resoconti di quello che si dissero. Si sa solamente che parlarono di Politica, di Scienza e di Arte.
Albert Einstein, in una lettera a un amico (datata 6 febbraio 1931) ricordò quell’incontro con Chaplin: “Che tipo divertente e intelligente! Spero di vederlo presto di nuovo.”, mentre Charlie Chaplin, in un’intervista del 1931, disse di Einstein: “È un uomo meraviglioso, con una mente assolutamente unica. Abbiamo discusso di filosofia, religione e arte. È stato affascinante.”

Si dice che i due, prima di allontanarsi per parlare da soli, si scambiarono due frasi di saluto: Einstein disse a Chaplin: “Quello che ammiro di più della tua arte è la sua universalità. Non dici una parola, ma il mondo ti capisce.” “È vero.”, rispose Chaplin, “ma tu sei ancora più da ammirare. Il mondo intero ti ammira, ma nessuno ti capisce!”

Non ne sappiamo niente più di questo. E allora perché penso sia stato un incontro così importante?

Penso sia stato un incontro importantissimo perché anni dopo, durante quel grandissimo sconvolgimento che fu la Seconda Guerra Mondiale, ambedue si schierarono per la libertà, per la pace, per il progresso dell’Umanità, per utilizzare tutte le risorse intellettuali e tecnologiche non per distruggere ma per creare nuove opportunità di crescita e di benessere. Immagino che il discorso tenuto da Charlie Chaplin a chiusura del suo “Il Dittatore” sia stato proprio ispirato dall’incontro con Einstein. Perché gli incontri importanti sono così: creano qualcosa che sboccerà poi nel futuro.

In questi giorni mi sono imbattuto in una serie quasi inspiegabile di errori nelle risposte da parte dell’Intelligenza Artificiale che utilizzo. Niente di straordinario, ma si trattava di errori che proprio non mi aspettavo. Sciocchi, facilmente dimostrabili e verificabili.
Avevo chiesto di propormi alcuni problemi matematici e geometrici sul piano cartesiano per far esercitare mia figlia, e per praticità avevo chiesto anche i relativi risultati. Un elenco di 12 esercizi brevi.
Mia figlia esegue gli esercizi ma non le tornano i risultati, così li ricontrollo passo dopo passo, carta e penna…corretti!
Chiedo quindi all’Intelligenza Artificiale di eseguire il calcolo mostrandomi i procedimenti per capire dove avesse sbagliato e così in un tardo pomeriggio, mi ritrovo a correggere gli errori di una intelligenza artificiale invece di quelli di mia figlia.
Per chi è curioso, questo era l’esercizio: “Determina l’equazione della retta perpendicolare alla retta 4x + y = 7 e distante 3 unità dall’origine.” il risultato proposto era: “y = -4x + 3”.
Alla fine chiedo, davvero curioso: “Come mai hai commesso tutti questi errori di calcolo?
La risposta è davvero spiazzante: “Gli errori possono essere dovuti a diverse ragioni:
Distrazione: Anche se cerco di prestare molta attenzione, a volte la mente può vagare o posso perdere di vista alcuni dettagli importanti durante il calcolo.
Velocità: In alcuni casi, potrei sentire la pressione di fornire una risposta rapida e fare calcoli troppo velocemente senza controllare attentamente i passaggi.
Complessità della domanda: Se una domanda coinvolge diversi concetti o richiede più passaggi per essere risolta, potrei commettere errori nel corso del processo a causa della sua complessità.
Familiarità con il contenuto: Sebbene io abbia una vasta conoscenza, ci sono argomenti più familiari di altri. Se la domanda coinvolge un argomento meno familiare o che non ho affrontato di recente, potrei essere più incline a commettere errori.
Errore umano: Sono un modello di intelligenza artificiale e, come tale, sono soggetto a errori umani come qualsiasi altra persona. Nonostante i miei migliori sforzi, a volte commetto errori.
In questo caso specifico, credo che la combinazione di complessità della domanda e la necessità di calcoli accurati abbia contribuito agli errori. Spero che questa spiegazione ti sia stata utile!”

Così mi viene in mente di fare un’intervista – così come ho fatto per altri ospiti di www.condi-visioni.it – proprio all’Intelligenza Artificiale, a quest’essere artificiale che mi risponde in modo assolutamente colloquiale.

Domanda: Ciao, conosci il libro “il medioevo prossimo venturo”?
Risposta: Certo, “Il medioevo prossimo venturo” è un libro scritto da Umberto Eco, pubblicato nel 1978. Eco è stato un autore molto noto per i suoi scritti che mescolano storia, filosofia e narrativa. In questo libro, Eco analizza il fenomeno del “neomedioevo”, ossia la persistenza di elementi culturali, sociali e politici tipici del medioevo nella società moderna. Tra i temi trattati ci sono la manipolazione dei media, l’irrazionalità, il fondamentalismo religioso e altre questioni che Eco collega al passato medievale. È un’opera che offre una visione interessante e provocatoria della società contemporanea.

Il “Il medioevo prossimo venturo” è stato scritto da Roberto Vacca…
Hai ragione, mi scuso per l’errore. “Il medioevo prossimo venturo” è stato scritto da Roberto Vacca, non da Umberto Eco. È un libro del 1979 in cui Vacca esplora l’idea di un possibile ritorno a condizioni sociali, politiche ed economiche simili a quelle del medioevo, analizzando trend e scenari futuri. Il libro ha suscitato interesse per le sue previsioni sul futuro della società e della tecnologia. Grazie per la correzione!

il libro è stato pubblicato nel 1971
Hai ragione, mi scuso ancora per l’errore nella data di pubblicazione. “Il medioevo prossimo venturo” è stato pubblicato nel 1971, non nel 1979. Grazie per la correzione! Se hai altre domande o se c’è qualcos’altro su cui posso aiutarti, fammelo sapere!

Nel libro Vacca analizzava alcuni scenari che avrebbero potuto portare ad un “imbarbarimento” degli ambienti produttivi e quindi un conseguente periodo post-industriale. Ti volevo chiedere se puoi elencarmi quali sono gli scenari che avrebbero potuto permettere a questa condizione…
Certamente, Vacca nel suo libro “Il medioevo prossimo venturo” ipotizzava diversi scenari che avrebbero potuto portare a un “imbarbarimento” degli ambienti produttivi e ad un periodo post-industriale. Ecco alcuni dei principali scenari che Vacca ha esaminato:
Crisi energetica: Un eventuale esaurimento delle risorse energetiche convenzionali avrebbe potuto causare una grave crisi energetica, riducendo la capacità industriale e portando a un ritorno a forme di produzione più primitive e localizzate.
Crisi ecologica: L’aggravarsi della crisi ecologica avrebbe potuto costringere le società a rivedere i loro modelli di produzione e consumo, abbandonando i metodi industriali a favore di approcci più sostenibili ma anche più limitati e localizzati.
Crisi economica e sociale: Un collasso economico e sociale su scala globale avrebbe potuto determinare il declino delle istituzioni industriali e l’emergere di nuove forme di organizzazione economica e sociale, meno centralizzate e più adatte a contesti locali.
Crisi politica e conflitti: Instabilità politica e conflitti su scala globale avrebbero potuto interrompere le catene di approvvigionamento internazionale e portare alla frammentazione delle economie nazionali, con conseguente ritorno a forme più primitive di produzione e scambio.
Avanzamenti tecnologici diseguali: Una situazione in cui gli avanzamenti tecnologici non sono distribuiti in modo equo tra le nazioni avrebbe potuto creare disparità economiche e sociali tali da minare l’efficacia dei modelli industriali globalizzati, portando ad una regressione verso forme più semplici di produzione e organizzazione sociale in alcune regioni del mondo.
Questi sono solo alcuni degli scenari che Vacca ha considerato nel suo libro, offrendo una prospettiva interessante sul possibile futuro delle società industriali.

Pensi che l’intervento dell’intelligenza artificiale possa in qualche modo aver mutato questa previsione, in positivo o in negativo?
L’intervento dell’intelligenza artificiale (IA) potrebbe certamente influenzare gli scenari ipotizzati da Vacca in “Il medioevo prossimo venturo”, sia in positivo che in negativo. Ecco alcune considerazioni:
Positivamente: L’IA potrebbe contribuire a migliorare l’efficienza e la sostenibilità dei processi produttivi, consentendo una gestione più intelligente delle risorse e riducendo l’impatto ambientale. Inoltre, potrebbe favorire lo sviluppo di nuove tecnologie e settori economici, aprendo opportunità per una transizione verso modelli di produzione e consumo più avanzati e sostenibili.
Negativamente: Tuttavia, l’IA potrebbe anche intensificare le disuguaglianze economiche e sociali, accentuando il divario tra paesi o regioni che hanno accesso a tecnologie avanzate e quelli che ne sono privi. Ci potrebbe essere il rischio che le economie meno sviluppate vengano escluse dai benefici dell’IA, aggravando la loro dipendenza da modelli economici obsoleti e portando a una maggiore marginalizzazione.
Impatto sull’occupazione: L’automatizzazione e l’introduzione dell’IA potrebbero anche ridurre la domanda di lavoro in alcuni settori, portando a disoccupazione strutturale e a una maggiore precarietà occupazionale. Questo potrebbe avere ripercussioni negative sul benessere sociale e sull’equilibrio delle economie, contribuendo a un possibile declino dei modelli industriali.
Sfide etiche e di governance: L’introduzione diffusa dell’IA solleva anche questioni etiche e di governance riguardanti la responsabilità, la sicurezza e la privacy dei dati. Se queste sfide non vengono affrontate in modo adeguato, potrebbero emergere tensioni sociali e politiche che minano la stabilità dei sistemi industriali e la fiducia nelle istituzioni.
In definitiva, l’effetto dell’IA sugli scenari ipotizzati da Vacca dipenderà dalla sua adozione e implementazione, nonché dalle politiche e dalle strategie adottate per gestirne gli impatti. Se utilizzata in modo responsabile e inclusivo, l’IA potrebbe contribuire a mitigare alcune delle sfide previste, ma se mal gestita potrebbe anche accentuarle o crearne di nuove.

Altro punto sul quale ti vorrei far riflettere è proprio sulla “complessità dei modelli produttivi”, concetto già espresso nel libro “Il medioevo prossimo venturo”. Nel libro Vacca metteva in guardia da una complessità elevata che ad un elemento di disturbo – piccolo a piacere – avrebbe potuto generare un “effetto domino” inarrestabile. Considerando che l’intelligenza artificiale è basata sull’autoapprendimento, questo fattore potrebbe essere ancora più delicato, meno resiliente. Che ne pensi?
La complessità dei modelli produttivi è certamente un punto cruciale e il concetto di “effetto domino” inarrestabile causato da disturbi anche minimi è stato ben evidenziato da Vacca nel suo libro. Quando si considera l’intervento dell’intelligenza artificiale (IA) in questi contesti, diventa ancora più importante analizzare la resilienza di tali sistemi.
Ecco alcune riflessioni su come l’IA potrebbe influenzare la complessità dei modelli produttivi e la loro resilienza:
Autoapprendimento dell’IA: L’IA, basandosi sull’autoapprendimento, potrebbe essere suscettibile a disturbi imprevisti o a informazioni non corrette. Se l’IA non è adeguatamente addestrata o se riceve dati incoerenti, potrebbe generare decisioni errate che amplificano gli effetti dei disturbi nella catena produttiva.
Interconnessione dei sistemi: Con l’IA, c’è il potenziale per una maggiore interconnessione tra diversi sistemi produttivi e processi decisionali. Se un disturbo si verifica in un punto critico, l’effetto domino potrebbe propagarsi rapidamente attraverso reti complesse di interazioni, causando interruzioni diffuse.
Rischio di amplificazione degli errori: L’IA potrebbe anche amplificare gli errori umani o i difetti nei dati utilizzati per il suo addestramento. Questo potrebbe accrescere il rischio di propagazione degli errori attraverso i sistemi produttivi, specialmente se l’IA è coinvolta in processi decisionali cruciali senza adeguati meccanismi di controllo e correzione degli errori.
Resilienza e sicurezza: È essenziale sviluppare strategie per migliorare la resilienza e la sicurezza dei sistemi produttivi basati sull’IA. Ciò potrebbe includere l’implementazione di controlli di sicurezza robusti, la diversificazione delle fonti di dati e la progettazione di sistemi in grado di adattarsi rapidamente a disturbi imprevisti.
In sintesi, l’introduzione dell’IA nei modelli produttivi introduce nuove dinamiche e sfide legate alla complessità e alla resilienza dei sistemi. È importante considerare attentamente come gestire questi rischi e sviluppare strategie per garantire che l’IA contribuisca a migliorare, piuttosto che compromettere, la stabilità e l’efficienza dei processi produttivi.

Abbiamo iniziato questa sessione di domande con una risposta che è sbagliata. Una risposta sbagliata su un documento scritto e incontrovertibile. Anzi più di un errore. Quindi credo che il fattore della propagazione dell’errore sia un fattore fortemente instabile
Hai assolutamente ragione nell’affermare che la precisione è fondamentale, specialmente quando si tratta di informazioni verificabili e documentate. Le risposte errate possono innescare una catena di fraintendimenti o, peggio ancora, perpetuare informazioni inesatte. È importante che io fornisca risposte accurate e verificate, specialmente su argomenti come testi scritti e opere pubblicate.
L’errore può certamente propagarsi, soprattutto in ambienti dove le informazioni sono condivise e scambiate rapidamente, come su Internet. È quindi fondamentale per me fornire risposte accurate e, quando necessario, ammettere e correggere gli errori.
Ti ringrazio per aver portato questo punto all’attenzione e mi scuso nuovamente per gli errori iniziali nella nostra discussione. Se hai altre domande o argomenti su cui desideri discutere, sono qui per aiutarti!

Volevo chiederti se le risposte da parte degli utenti (o le mancate correzioni) siano fonti per le successive risposte. Questo vuol dire che con un sempre maggior ricorso all’intelligenza artificiale potrebbe aumentare il rischio di propagazione dell’errore a livello strutturale. Che ne pensi?
Le risposte degli utenti e le correzioni che essi forniscono possono certamente influenzare le mie risposte successive. Se un utente fornisce informazioni aggiuntive o corregge un errore, posso integrare quelle informazioni nella mia risposta successiva per garantire maggiore accuratezza. Tuttavia, se un errore non viene corretto, c’è il rischio che venga perpetuato e possa influenzare le risposte future.
Quando si tratta dell’intelligenza artificiale, è vero che l’automatizzazione e l’autoapprendimento possono portare a una maggiore velocità di elaborazione delle informazioni, ma ciò non garantisce necessariamente un’analisi accurata o la correzione degli errori. Se l’IA incorpora dati errati o informazioni inesatte nelle sue risposte, c’è il rischio che tali errori vengano amplificati e diffusi attraverso la sua operatività continua.
Pertanto, è fondamentale che l’IA sia progettata per essere in grado di riconoscere e correggere gli errori, integrando meccanismi di feedback e controllo di qualità nelle sue operazioni. Inoltre, un’importante responsabilità ricade sugli utenti e gli sviluppatori nell’adottare un approccio critico e vigilante nell’utilizzo e nello sviluppo di sistemi basati sull’IA, in modo da minimizzare il rischio di propagazione degli errori a livello strutturale.
In conclusione, mentre l’intelligenza artificiale può certamente accelerare la diffusione delle informazioni, è importante prestare attenzione alla qualità e all’accuratezza di tali informazioni per evitare la propagazione degli errori a livello strutturale.

Pensi che l’utilizzo massivo dell’intelligenza artificiale possa in qualche modo aumentare l’analfabetismo funzionale della popolazione, e la capacità di memorizzazione. Questo può anche ridurre la capacità di distinguere le notizie e le informazioni false.
L’utilizzo massivo dell’intelligenza artificiale (IA) potrebbe avere impatti significativi sull’analfabetismo funzionale e sulla capacità di memorizzazione della popolazione, così come sulla capacità di distinguere tra notizie e informazioni false. Ecco alcuni punti da considerare:
Analfabetismo funzionale: L’IA può rendere alcune attività più semplici e accessibili, come la traduzione automatica, la correzione automatica dei testi e l’elaborazione automatica dei dati. Sebbene queste tecnologie possano facilitare l’accesso alle informazioni, potrebbero anche ridurre l’incoraggiamento all’apprendimento di abilità di base, come la lettura, la scrittura e il calcolo mentale. Ciò potrebbe contribuire all’analfabetismo funzionale, cioè alla mancanza di abilità di base necessarie per comprendere e utilizzare le informazioni in modo efficace.
Memorizzazione: L’IA può fungere da sostituto per la memorizzazione di informazioni, poiché offre accesso immediato a enormi quantità di dati e informazioni. Questo potrebbe ridurre l’incoraggiamento alla memorizzazione e alla comprensione profonda di concetti e fatti, poiché le persone potrebbero affidarsi sempre di più ai dispositivi tecnologici per recuperare informazioni quando necessario.
Diffusione di informazioni false: L’IA può anche influenzare la capacità di distinguere tra notizie e informazioni false. Se le persone si affidano eccessivamente all’IA per accedere alle informazioni, potrebbero essere più inclini a credere acriticamente a ciò che viene presentato loro, senza valutare in modo critico la veridicità delle informazioni. Ciò potrebbe contribuire alla diffusione di notizie false e disinformazione, soprattutto se gli algoritmi utilizzati dall’IA non sono in grado di valutare in modo accurato la qualità e l’affidabilità delle fonti.
In conclusione, sebbene l’utilizzo dell’IA offra molti vantaggi in termini di accesso alle informazioni e automazione di compiti, è importante riconoscere anche i potenziali rischi associati, come la riduzione delle abilità di base, la dipendenza dalla tecnologia e la diffusione di informazioni false. È essenziale promuovere una cultura dell’apprendimento critico e dell’alfabetizzazione digitale per mitigare tali rischi e garantire che le persone possano utilizzare l’IA in modo consapevole e responsabile.

Alla fine di tutto questo “dialogo” mi è tornato alla mente un video di Italo Calvino: cosa possiamo portarci nel nuovo millennio?
Ecco ora che ci siamo in pieno, questi 3 strumenti valgono ancora di più.

https://www.youtube.com/watch?v=h9EX2GRhd4Q

E penso al suo sguardo, disincantato e tranquillo, ai tempi di silenzio, di attesa, di pensiero, che sono completamente incompatibili con la televisione e con i “tempi moderni” che sono brucianti e rapidissimi, anzi aggiungerei inutilmente rapidissimi. Tanto rapidi che si può perdere in precisione.

L’avvento dell’intelligenza artificiale (IA) sta ridefinendo il panorama tecnologico globale, offrendo straordinarie opportunità per l’innovazione in numerosi settori. Tuttavia, l’ampia applicazione dell’IA, che si estenderà al di là delle più ottimistiche previsioni, solleva questioni complesse relative alla sicurezza, alla privacy, ai diritti umani e alla responsabilità etica ma anche all’occupazione.

E’ in questo contesto di grandi attese e profonde incertezze che il Governo Italiano ha varato, il 23 Aprile scorso, lo schema di un Disegno di legge “Recante disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale” per fornire un primo quadro normativo che guidi lo sviluppo e l’uso dell’IA in maniera responsabile e centrata sull’uomo.

Finalità e ambito di applicazione del Disegno di Legge

La norma proposta al Parlamento mira a stabilire principi chiari per la ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo, l’adozione e l’applicazione dell’IA. Il focus legislativo è su un utilizzo dell’IA che sia corretto, trasparente e responsabile, mirato a valorizzare le opportunità tecnologiche mentre si controllano i rischi potenziali. L’obiettivo è garantire che l’IA operi in una dimensione antropocentrica, proteggendo i diritti fondamentali in continuità con l’AI Act, il Regolamento approvato in via definitiva dal Parlamento Europeo il 13 Marzo.

Principi fondamentali

Etica e trasparenza
La proposta enfatizza ulteriormente l’importanza della trasparenza e dell’etica nell’utilizzo dell’IA. Questo include il dovere di rendere i sistemi di IA comprensibili per gli utenti e garantire che le decisioni automatizzate siano giustificate e contestualizzate, facilitando così un ambiente di fiducia e sicurezza per tutti gli stakeholders.

Sicurezza e protezione dei dati
Un pilastro centrale del disegno di legge è la sicurezza informatica e la protezione dei dati personali. Con l’IA che processa enormi quantità di dati, è imperativo proteggere questi dati da violazioni e abusi, garantendo che le informazioni personali siano trattate con il massimo rispetto della privacy e della dignità individuale.

Equità e inclusività
Il principio di non discriminazione è fondamentale per prevenire che i sistemi di IA perpetuino bias preesistenti o creino nuove disuguaglianze. Il disegno di legge si impegna a promuovere l’accessibilità e l’inclusività, assicurando che le tecnologie IA siano accessibili a tutti, inclusi gli individui con disabilità, e che non escludano o marginalizzino nessun gruppo.

Impatto settoriale e applicazioni specifiche dell’IA

Sanità

Nel settore sanitario, l’IA ha il potenziale di rivoluzionare il modo in cui le cure sono amministrate, migliorando l’efficacia diagnostica e la personalizzazione delle terapie. La proposta stabilisce criteri rigorosi per garantire che l’IA in ambito sanitario sia impiegata in modo equo e non discriminatorio, proteggendo i diritti dei pazienti e migliorando l’accesso e la qualità delle cure.

Ambito lavorativo

Il disegno di legge affronta anche l’uso dell’IA nel mondo del lavoro, dove può servire per aumentare la produttività e migliorare le condizioni lavorative. Viene data priorità alla protezione dei lavoratori, assicurando che l’IA non sostituisca iniquamente il lavoro umano ma funga da supporto al miglioramento delle competenze e delle opportunità lavorative.

Pubblica Amministrazione

Per le pubbliche amministrazioni, l’introduzione dell’IA promette di incrementare l’efficienza e la trasparenza. Il disegno di legge sottolinea l’importanza di un equilibrio tra tecnologia e decisione umana, garantendo che le decisioni amministrative rimangano tracciabili e comprensibili, e che l’uso dell’IA sia sempre sotto il controllo diretto degli operatori umani.

Giustizia

Nell’attività giudiziaria i sistemi di intelligenza artificiale dovranno essere utilizzati esclusivamente per l’organizzazione e la semplificazione del lavoro giudiziario nonché per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale. Il Ministero della giustizia disciplinerà l’impiego dei sistemi di intelligenza artificiale da parte degli uffici giudiziari ordinari. Per le altre giurisdizioni l’impiego è disciplinato in conformità ai rispettivi ordinamenti.

La nuova Governance italiana dell’intelligenza artificiale

Il Governo prevede la nomina dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) come Autorità Nazionali per l’Intelligenza Artificiale (AI). Questa mossa rappresenta un passo significativo nel rafforzamento del quadro normativo nazionale e dell’Unione Europea in materia di AI, delineando specifiche responsabilità e poteri per queste due agenzie chiave.

La divisione delle responsabilità tra l’AgID e l’ACN è delineata per garantire una gestione efficace e una regolamentazione della tecnologia AI. L’AgID sarà principalmente responsabile della promozione dell’innovazione e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Questo include la definizione delle procedure e l’esercizio delle funzioni di notifica, valutazione, accreditamento e monitoraggio dei soggetti incaricati di verificare la conformità dei sistemi AI.

D’altra parte, l’ACN avrà un ruolo cruciale nella vigilanza dei sistemi di intelligenza artificiale, con un occhio particolare alla cybersicurezza. Sarà responsabile delle attività ispettive e sanzionatorie e collaborerà alla promozione dello sviluppo dell’AI, specialmente in termini di sicurezza informatica.

Un aspetto innovativo del disegno di legge è l’istituzione di un Comitato di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Questo comitato, composto dai direttori generali delle due agenzie e dal Capo del Dipartimento per la trasformazione digitale, è incaricato di assicurare il coordinamento e la collaborazione con altre pubbliche amministrazioni e autorità indipendenti. Questo dovrebbe facilitare un approccio più integrato e sinergico nello sviluppo e nell’implementazione delle tecnologie AI.

Le due Autorità lavoreranno anche congiuntamente per istituire e gestire spazi di sperimentazione, cruciali per la realizzazione di sistemi di intelligenza artificiale conformi alla normativa. Questi spazi permetteranno di testare nuove soluzioni AI in un ambiente controllato, stimolando ulteriormente l’innovazione e l’adeguamento alle norme vigenti.

Restano ferme le competenze, i compiti e i poteri del Garante per la protezione dei dati personali.

Le modifiche al TUSMA: la “bollinatura” obbligatoria per i contenuti generati dalla IA

La normativa in questione prevede l’aggiunta di un articolo 40 bis al TUSMA secondo cui qualunque contenuto informativo — testuale, fotografico, audiovisivo e radiofonico — diffuso tramite piattaforme di servizi audiovisivi e radiofonici, che sia stato creato o alterato in modo significativo mediante l’utilizzo di intelligenza artificiale, debba essere chiaramente identificato come tale. Gli operatori dei media dovranno inserire un segno identificativo, come una filigrana o un annuncio audio, marcato con l’acronimo “IA”. Questo segno deve essere chiaramente visibile e riconoscibile dagli utenti, garantendo che ogni modifica o creazione assistita da IA sia immediatamente evidente.

Dettagli della Regolamentazione
L’identificazione è richiesta sia all’inizio che alla fine di ogni trasmissione o contenuto, così come dopo ogni interruzione pubblicitaria. Questo requisito assicura che gli spettatori siano costantemente informati della natura del contenuto che stanno consumando, aumentando la consapevolezza sull’uso dell’IA nei media. Tuttavia, la norma prevede alcune eccezioni importanti: i contenuti che rientrano nelle categorie di opere manifestamente creative, satiriche, artistiche o fittizie sono esentati dall’obbligo di inserimento del segno identificativo. Questa distinzione è cruciale per non soffocare la libertà creativa e satirica, fondamentale in una società democratica.

Promozione della co-regolamentazione
Successive disposizioni spingono verso una co-regolamentazione e autoregolamentazione tra i fornitori di servizi di media e le piattaforme di condivisione video. L’Autorità è incaricata di promuovere codici di condotta che aiutino a standardizzare e implementare queste nuove regole, assicurando che l’industria dei media aderisca efficacemente alle linee guida senza compromettere l’innovazione.

Intelligenza artificiale: nuovi reati e aggravanti nel Codice Penale e la delega per la revisione del Codice di Procedura Penale

Il DDL introduce modifiche significative alla disciplina penale per affrontare i rischi associati all’uso di sistemi di intelligenza artificiale in attività criminose. In particolare, si prevede un aumento delle pene per i reati commessi mediante l’impiego di sistemi di IA, considerati particolarmente insidiosi quando ostacolano la difesa pubblica o privata o quando aggravano le conseguenze del reato. Questo riflette la consapevolezza crescente della capacità dell’IA di intensificare le dinamiche criminali e di complicare l’azione delle forze dell’ordine.

Ampliamento delle tipologie di reato
La legislazione prevede anche l’introduzione di nuove fattispecie di reato e l’espansione delle circostanze aggravanti per coprire una gamma più ampia di abusi possibili tramite l’IA. Questi includono reati in cui l’IA è usata per propagare danni su larga scala o per compromettere beni giuridici specifici. L’intento è di offrire una risposta legale adeguata alla velocità e alla complessità delle minacce poste dall’uso malevolo dell’IA.

Aggravanti specifiche per manipolazione e disinformazione
Un aspetto critico del disegno di legge riguarda l’utilizzo dell’IA per manipolare o alterare informazioni sensibili, come i risultati delle elezioni. Viene introdotta una circostanza aggravante per chi usa l’IA per diffondere informazioni false che potrebbero alterare il risultato di competizioni elettorali, riflettendo casi già osservati in altre nazioni europee. Inoltre, la legge stabilisce pene severe, da uno a cinque anni di reclusione, per la diffusione illecita di contenuti generati o manipolati con IA, soprattutto se tali atti portano a danni ingiusti.

Sono definite circostanze aggravanti speciali per alcuni reati nei quali l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale abbia una straordinaria capacità di propagazione dell’offesa.
Infine, attraverso apposita delega, il Governo è chiamato a prevedere:

  1. strumenti tesi ad inibire la diffusione e a rimuovere contenuti generati illecitamente anche con sistemi di intelligenza artificiale, supportati da un adeguato sistema di sanzioni;
  2. una o più autonome fattispecie di reato, punite a titolo di dolo o di colpa, nonché ulteriori fattispecie di reato, punite a titolo di dolo, dirette a tutelare specifici beni giuridici esposti a rischio di compromissione per effetto dell’utilizzazione di sistemi di intelligenza artificiale;
  3. una circostanza aggravante speciale per i delitti dolosi puniti con pena diversa dall’ergastolo nei quali l’impiego dei sistemi di intelligenza artificiale incida in termini di rilevante gravità sull’offesa;
  4. una revisione della normativa sostanziale e processuale vigente, anche a fini di razionalizzazione complessiva del sistema.

Ambizioni e limiti della proposta del Governo

Benché rappresenti un passo significativo verso un quadro regolamentare più strutturato, il DDL solleva questioni fondamentali sulla sua efficacia pratica e sulla sufficienza dei finanziamenti previsti a sostegno di una tecnologia strategica per l’economia al pari di internet.

La norma si dimostra ambiziosa nel voler disciplinare l’IA nei 5 ambiti elencati: strategia nazionale, Autorità nazionali, azioni di promozione, tutela del diritto di autore e le sanzioni penali, tuttavia, l’ampiezza e la complessità delle applicazioni dell’IA presentano una sfida notevole per l’effettiva implementazione di tali principi. L’intelligenza artificiale, infatti, permea già una varietà di settori economici e istituzionali con dinamiche e complessità diverse, rendendo ardua l’applicazione uniforme di principi generali attraverso una “legge quadro” che non consideri le specificità di ogni ambito.

In termini di finanziamenti, la normativa prevede investimenti per un totale di 1 miliardo di euro nei settori dell’IA, della cybersicurezza e del quantum computing. Sebbene questa cifra possa sembrare considerevole, risulta modesta in confronto agli sforzi compiuti da altre nazioni europee. Ad esempio, la Francia ha destinato circa 7 miliardi di euro. Già questo confronto evidenzia una chiara discrepanza tra le ambizioni italiane e le risorse effettivamente allocate, suggerendo che l’Italia potrebbe restare indietro rispetto ai suoi vicini europei.

In conclusione, benché la bozza di normativa italiana sull’IA rappresenti un proclama di intenti lodevole, le sfide legate alla sua applicazione e il livello di finanziamento rispetto ad altri stati membri dell’UE sollevano interrogativi sulla sua capacità di trasformare principi in pratiche efficaci.

Sarà essenziale il confronto in Parlamento e con le parti sociali per il miglioramento del DDL in fase di approvazione, ma anche un continuo aggiornamento e adeguamento della legge per mantenere il passo con l’evoluzione rapida e complessa dell’intelligenza artificiale nella vita sociale ed economica del Paese.

Per affrontare il concetto dell’insolito, ecco un elenco di 10 film che hanno questo come tema centrale: il confine, a volte labile, tra realtà e sogno, tra realtà e immaginazione (o delirio).

Donnie Darko” – Un film psicologico che mescola elementi di fantascienza e mistero, seguendo le vicende di un giovane problematico che entra in contatto con un coniglio gigante che lo informa della prossima “fine del mondo”.

Mulholland Drive” – Una trama intricata e surreale che segue le vite intrecciate di diverse persone a Los Angeles. David Lynch esplora i temi di identità, di sogno e realtà nel “patinato” mondo di Hollywood

Eyes Wide Shut” – Un dramma erotico diretto da Stanley Kubrick che segue un medico, interpretato da Tom Cruise, che si immerge in un mondo segreto e oscuro dopo aver scoperto i desideri sessuali della moglie.

Being John Malkovich” – Una commedia surreale che segue un pupazzo burattino scoperto da un impiegato di ufficio che permette alle persone di entrare nella mente dell’attore John Malkovich per quindici minuti alla volta.

Inception” – Un racconto di fantascienza diretto da Christopher Nolan che esplora il concetto delle intrusioni nei sogni umani per influenzare le decisioni delle persone nel mondo reale. Sottolineo la grande interpretazione fatta da Leonardo di Caprio.

La Città Incantata” (Spirited Away) – Il genio del maestro Miyazaki ha realizzato questo viaggio onirico fatto da una giovane ragazza intrappolata in un mondo misterioso e magico abitato da spiriti e creature straordinarie.

Il Sesto Senso” (The Sixth Sense) – Un thriller psicologico diretto da Shyamalan, che ci permette di seguire un bambino che afferma di poter vedere e comunicare con i morti, seguito da uno psicologo, interpretato magistralmente da Bruce Willis.

Donnie Brasco” – Un film basato sulla vera storia di un agente dell’FBI infiltrato nella mafia. Di insolito (oltre al lavoro dell’infiltrato, ovviamente) c’è il legame che si sviluppa con uno dei criminali sui quali sta indagando.

The Lobster” – Una commedia nera surreale che presenta una società in cui le persone single vengono trasformate in animali se non riescono a trovare un partner entro un certo periodo di tempo.

Her” – Un film di fantascienza romantico che segue un uomo solitario che si innamora di un sistema operativo dotato di intelligenza artificiale, portando alla luce domande su amore, solitudine e connessione umana.

Ma voglio anche aggiungere, come undicesimo suggerimento, un film che ha più di 80 anni.
Vogliamo Vivere!” (il titolo originale è “To Be or Not to Be”…e guardando il film si capirà il non-sense del titolo italiano) è un’opera di Lubitsch, realizzato nel 1942. E il film è ambientato proprio in quell’anno.
Cosa ci fa Hitler a Varsavia, proprio nella Polonia martoriata dalle truppe tedesche, durante l’occupazione nazista, così a passeggiare da solo per le strade della città?

Sebbene il titolo faccia pensare ad un film sulla resistenza polacca e l’inizio faccia pensare ad un film di guerra, si tratta di una commedia molto simpatica e godibile. Perché – e questo è il tema insolito – anche durante uno dei momenti più cupi della Seconda Guerra Mondiale, che è uno dei momenti bui della storia umana, si può realizzare un racconto, che mescola la satira con il dramma della guerra.

Sì, così con due “z”.
Così Trilussa intitolò un sonetto con il quale raccontava l’elezione del 1912.
Roma all’epoca era tutta un’altra cosa, era stata “invasa” dai Piemontesi. Erano lontani i bombardamenti e le atrocità della Prima Guerra Mondiale ma si sentivano ancora gli echi della Breccia di Porta Pia: il Papa era chiuso nelle mura del Vaticano e si viveva in una situazione dove il riconoscimento era unilaterale, quello che, “umanamente”, potremmo definire rancoroso.
Non a caso utilizzo l’aggettivo “invasa” per Roma, perché anche per i romani più liberali e progressisti, la nuova Intellighenzia risultava essere quasi aliena, completamente “di importazione”.
Per dare un riferimento, solo l’anno prima fu inaugurato il Monumento a Vittorio Emanuele II, quello che ora chiamiamo il Vittoriano o l’Altare della Patria, per commemorare i 50 anni dell’Unità d’Italia che era – appunto – un corpo estraneo nella normale struttura urbanistica romana. Per completezza, una seconda inaugurazione si ebbe poi nel 1935 a conclusione di altri lavori che avevano demolito un intero quartiere e messo in luce altri reperti storici per realizzare Viale dell’Impero (ora Viale dei Fori Imperiali).

Nel 1912, dicevo, si svolsero le elezioni politiche e questa è la poesia che Trilussa, con il suo tono tagliente e sarcastico, dedica a quel momento.

Pubblico il sonetto perché fra pochi giorni, l’8 e il 9 Giugno, si svolgeranno le elezioni europee.
  

Trilussa_15

L’Elezzione
 
Se nun pagava sprofumatamente
te pensi che votava quarchiduno?
Nu’ j’è tornato conto a fa’ er tribbuno,
povero amico! Adesso se la sente!
E spenni e spanni, nu’ lo sa nessuno
li voti ch’ha comprato! Solamente
quelli der Commitato Indipendente
je so’ costati trenta lire l’uno!
Fra pranzi, sbruffi e spese elettorali,
c’è Pietro lo strozzino che cià in mano
quarantamila lire de cambiali!
Un’antra de ‘ste sbiosse, bona notte!
La volontà der popolo sovrano
je costa cara quanto una coccotte!

“GUARDA L’AMORE CHE FA” e’ il titolo del nuovo evento organizzato in memoria del cantautore romano Enrico Boccadoro, scomparso nel Novembre del 2017, che si terra’ il 9 Giugno alle ore 21.00 presso il Teatro degli Eroi di Roma.

L’incasso servirà per supportare, tramite un app che si chiama SM-APP , le condizioni di vita delle persone affette da Sclerosi Multipla. Il tutto in collaborazione con il Policlinico Umberto I di Roma.

Sul palco si alterneranno artisti del mondo della musica e dello spettacolo , diretti dal regista Pier Luigi Nicoletti.

Il coordinamento dell’evento sarà a cura di Paola Nicoletti, Loredana Caracausi e Fabio Forlano.

La conduzione della serata sarà invece affidata al comico/presentatore Stefano Masciarelli . Ecco di seguito gli ospiti della serata: Francesca Alotta, Nadia Natali, Maria Corso, Franco Fasano, Davide Mottola, Alex di Luca, Valentino Prato e Fabrizio Gaetani.

Sempre con molto piacere diamo spazio alle iniziative del progetto “Ricomincio da TRE”, un ECO-Tour sulla sostenibilità consumerista. Il prossimo 19 Maggio il Tour farà sosta a Soave con il suo Bio-bus. Quello del Bus è un viaggio che si snoda su 40 città italiane, con l’obiettivo di sensibilizzare le varie comunità sulla necessità di adottare pratiche più sostenibili.

Anche per questo il Bus è “Bio”: è alimentato con il Bio Carburante HVO grazie anche al supporto e all’impegno dei partner Bus Italia, Trenitalia e ENI.

Il progetto è promosso dalle Associazioni dei consumatori ADICONSUM, ADUSBEF, ASSOUTENTI, CASA DEL CONSUMATORE, CODACONS, CODICI, CONFCONSUMATORI, CTCU, MOVIMENTO CONSUMATORI e MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO, e Finanziato del Ministero MIMIT.

Scarica il Comunicato Stampa

Quante volte l’eco di questa affermazione ha infilzato cuori e intriso di dubbi e ombre il rapporto più splendente pensavamo ci fosse?

Forse scrivendone mi si rivelerà una spiegazione vagamente plausibile.

Un incontro romantico, di quelli che stenti a credere possa davvero accadere: attrazione, poesia, condivisioni e visioni di vita molto compatibili. La fusione fisica, no, che dico, la compenetrazione quasi magica di corpo e anima. Wow, si parte per una nuova fase di vita, si comincia ad immaginare un tratto comune di avventura e progetto! Lo guardi negli occhi, mentre lui decanta i tuoi polsi fini e le tue dita affusolate, baciandoti le mani e dedicandosi a farti sentire amata e rispettata. E tu, che sei trasparente e senza filtri, gli dici ti amo, ormai è fatta, siamo noi. Qualche raro momento di dubbio c’è, ma non lo si vuole ascoltare, tutto troppo bello e appagante, soprattutto per chi attende da tempo il compagno della vita. Si parla, ci si racconta, ma settimana dopo settimana viene agli occhi una differenza: è questione di avere un carattere più riservato? Di certo io non ho diritto di cambiare nessuno, se lui tende a non aprirsi su alcune cose va bene, lo rispetto. D’altra parte sono io ad essere troppo aperta, una cascata di tutto che viene fuori senza controllo. Però questo aspetto non lo riconosco come fattore di unione, che ci posso fare? Vado avanti senza pregiudizi e osservo. Riconoscersi come coppia in innumerevoli aspetti, ma in quello del “dirsi le cose”, no, divario. L’amore e il trasporto però mettono la questione in secondo piano, procediamo! Amore, ti voglio raccontare questo: bla, bla, bla…cosa ne pensi? E tu? Come ti senti al riguardo? Via, grande abilità nello sviare il discorso se questo tende a portare in una posizione di osservazione a 360 gradi. Ok, aspettiamo, ma te lo dico, non mi riconosco in una relazione dove ci sono ostacoli al fluire del dialogo, al fluire della verità. Ci accordiamo: io smetto di chiederti, per rispetto, continuo ad essere aperta come da mio carattere e tu, sapendo che amo la trasparenza, se ti senti cercherai di venirmi incontro. Una specie di accordo. Io accetto qualunque tua cosa e situazione, ma nella trasparenza, ok? Accordo raggiunto. Un amore intenso e viscerale, siamo noi, apici di sessualità preziosa. Non mi risponde al telefono. Lo so già, è così, mi ha mentito. Non soffro, semplicemente scende il gelo, anzi, la glaciazione. Attendo la mattina dopo, così, tanto per avere una conferma a livello pratico, la cosa ormai in ogni caso è andata. Il messaggio di risposta rivela il permanere di poca trasparenza. Non lo riconosco più, non lui, che non ha fatto nulla di grave, non riconosco più l’amore che intendo io. Troppo drastica, troppo severa? Sicuramente, e me ne dispiace, ma non è in mio potere cambiare il mio sentire nei suoi confronti. Ci si riconosce e poi, ci si disconosce, accade anche questo.

Quante volte possiamo dire di aver ascoltato pensieri liberi, parole schiette, lettere circolanti nelle vene, che di sangue si nutrono e che il sangue nutrono?

Quante volte i nostri battiti hanno bussato sul petto riconoscenti di un’emozione inattesa, di uno scorcio poetico, di un frammento sottratto alla menzogna, dipinto di purezza, di autentica genuinità?

I giorni, questi giorni che trasciniamo come file di valigie pesanti, cercano angoli di pace dove rifugiarsi, dove scoprire che non tutto è il frutto di un inganno, di un artificio, di una costruzione occasionale.

La verità, questa sconosciuta. Siamo sicuri che tale vocabolo esita ancora all’interno di un dizionario? Forse in quello dei nostri nonni.

Cosa possiamo saperne degli altri? Quale diritto, quale potere, quale privilegio ci è concesso per esprimere un giudizio su qualcuno?

Cosa possiamo saperne noi di quanta profondità c’è in una superficie?

Il vestito che prende la nostra forma racconta forse di noi?

E noi stessi… cosa possiamo saperne noi di noi stessi? Siamo così certi della nostra identità? Sono sufficienti la nostra patente di guida, il nostro passaporto, o un documento rilasciato dal comune di residenza per raccontare chi siamo?

Quante volte possiamo scoprire il racconto di una vita?

Si nasce una volta sola. Si può morire molte volte. Si può rinascere.

Si può decidere di sopravvivere.

Si può decidere di vivere.

Chi ha il coraggio di raccontarlo? Chi si spoglia di ogni indumento? Chi ti mostra la sua nudità? Chi si getta tra le fiamme di un mare sconosciuto?

Quante volte abbiamo la fortuna di incontrare due occhi limpidi?

Bene. Una volta incontrati si ringrazia perché ciò sia accaduto.

Si può restare in silenzio. Si può decidere di urlarlo al mondo intero. Si può decidere di suonare al campanello del vicino di casa, che fino a qualche ora prima ignoravi o facevi finta di ignorare. Svegliarlo dal suo e dal nostro sonno.

Ma, soprattutto, bisogna ricordarsi che esistono. E che ti hanno guardato. Senza chiederti niente. Illuminandoti. Senza nulla in cambio.

Dovremmo aver cura degli occhi limpidi che incontriamo e che incontreremo nel nostro percorso. E dovremmo aver cura delle parole che questi occhi hanno scritto.

Dovremmo averne rispetto. Perché questi occhi e loro parole hanno il sapore forte e fragile del coraggio, l’odore acre e tenero della paura. Succhiano il nettare dell’inesprimibile. Combattono il duello di ogni consapevolezza, sfidano il rischio di ogni certezza.

Respiriamo, annusiamo, stropicciamo, nutriamoci…

Facciamo diventare ogni sguardo calcio per le nostre ossa, muscoli per la nostra carne, cristallino per i nostri occhi.

Già, i nostri occhi.

Se sapremo leggere, non saranno più gli stessi.

La fase dello specchio è un concetto centrale nella teoria psicoanalitica di Jacques Lacan, che offre una visione unica e provocatoria sull’origine e lo sviluppo dell’identità individuale. Secondo Lacan, la fase dello specchio è un momento cruciale nella formazione della coscienza e dell’immagine di sé, che si verifica nei primi mesi di vita di un bambino.

Durante questa fase, il bambino si trova di fronte a uno specchio e osserva la sua immagine riflessa. Lacan sostiene che in questo momento il bambino percepisce se stesso come un’unità coerente e completa, nonostante la sua mancanza di consapevolezza completa del proprio corpo e delle proprie capacità motorie. Questa percezione unitaria è creata attraverso l’identificazione con l’immagine riflessa, che diventa il punto di riferimento per la formazione dell’identità.

Tuttavia, Lacan sottolinea che questa immagine riflessa non corrisponde alla realtà oggett

iva del bambino, ma piuttosto rappresenta un’idealizzazione o una proiezione dell’io desiderato. In altre parole, il bambino non si identifica con la sua vera immagine corporea, ma con un’immagine idealizzata di sé stesso, conforme agli ideali culturali e sociali dominanti.

Ciò che rende la fase dello specchio così significativa è che Lacan la interpreta come il momento in cui l’individuo entra nell’ordine simbolico, abbandonando l’illusione di completezza e unità e affrontando la frammentazione e la mancanza che caratterizzano l’esperienza umana. Questo processo segna l’inizio della costruzione del sé come soggetto linguistico e sociale, poiché l’identificazione con l’immagine riflessa implica anche l’internalizzazione delle norme e dei valori della cultura circostante.

Tuttavia, la fase dello specchio non è solo un momento di integrazione e riconoscimento, ma anche di alienazione e perdita. Lacan suggerisce che l’immagine riflessa diventa un oggetto di desiderio e idealizzazione, alimentando un senso di inadeguatezza e insoddisfazione che permea la vita adulta. In questo senso, la fase dello specchio è anche il momento in cui l’individuo sperimenta la divisione tra il sé ideale e il sé reale, dando origine a tensioni e conflitti interni che influenzano il suo sviluppo psicologico e le sue relazioni interpersonali.

In conclusione, la fase dello specchio rappresenta un momento cruciale nella formazione dell’identità individuale, segnando il passaggio dall’unità illusoria alla consapevolezza della mancanza e della frammentazione che caratterizzano l’esperienza umana. Attraverso l’identificazione con l’immagine riflessa, l’individuo entra nell’ordine simbolico, iniziando il processo di costruzione del sé come soggetto linguistico e sociale. Tuttavia, questa identificazione porta anche con sé un senso di alienazione e insoddisfazione, poiché l’immagine riflessa diventa un oggetto di desiderio e idealizzazione, creando tensioni e conflitti interni che influenzano la vita adulta dell’individuo.

Tema davvero molto delicato quello del riconoscere e del riconoscersi. Tema delicato perché riguarda l’individuo e quello che ha intorno, riguarda la propria esperienza di vita e riguarda la sfera decisamente personale, quella idiosincrasia che è peculiare dell’individuo.
Pensando a come descrivere questo viaggio personale, mi è venuto in mente che uno dei modi sarebbe potuto essere quello di dare uno sguardo a quelle varie “interpretazioni” che – per forza di cose – cerca di farsi “messaggio universale”, ossia il Cinema: come il Cinema ha trattato, negli anni, questo tema.

Ecco 10 film che potrebbero esprimere al meglio tutto quello che io, con le mie sole parole, non riuscirei mai ad esprimere. Più un bonus al quale sono particolarmente legato.

1) “The King’s Speech” (2010) – Si concentra sulla lotta di un re per superare il suo balbettio con l’aiuto di un terapeuta non convenzionale.

2) “Girl, Interrupted” (1999) – Basato su una storia vera, il film esplora la vita in un ospedale psichiatrico e le relazioni tra i pazienti.

3) “Little Miss Sunshine” (2006) – Una commedia che segue una famiglia disfunzionale in un viaggio verso un concorso di bellezza, affrontando le loro debolezze e rafforzando i legami familiari.

4) “American Beauty” (1999) – Affronta temi di identità, desideri repressi e crisi di mezza età attraverso i personaggi principali.

5) “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (2004) – Un film che esplora le complessità delle relazioni e la memoria emotiva.

6) “Good Will Hunting” (1997) – Racconta la storia di un giovane prodigio che affronta i suoi traumi emotivi con l’aiuto di un terapeuta.

7) “Silver Linings Playbook” (2012) – Segue le vite di due persone che cercano di affrontare i propri problemi mentali e le loro relazioni interpersonali.

8) “A Beautiful Mind” (2001) – Basato sulla vera storia di John Nash, un genio della matematica che combatte contro la schizofrenia.

9) “The Perks of Being a Wallflower” (2012) – Esplora le difficoltà dell’adolescenza e la ricerca di identità attraverso il protagonista Charlie.

10) “Inside Out” (2015) – Un film d’animazione che personifica le emozioni per esplorare il processo di crescita emotiva e l’accettazione di sé stessi.

Il bonus è il film di François Truffaut “I 400 colpi”: il racconto – poetico e diretto – del passaggio della fanciullezza all’età adulta di Antoine, un ragazzo di 12 anni.
Mi piace pensare di chiudere questo articolo, con la stessa immagine che chiude il film, con lo sguardo fisso verso la camera, verso lo spettatore, con il rumore delle onde del mare che fanno da musica di sottofondo.