‘MASTERS of WAR’

Fabio Magnasciutti

https://www.fabiomagnasciutti.com/

Lo so che sembro un disco rotto, è così che mi sento.
Continuo a evocare la pace, forse in modo semplicistico.
Male non fa, mi dico, è una bella parola, un bel mantra.
Vedo uniformi ovunque, negli studi televisivi, altrove.
La indossai anch’io, un paio di vite fa.
Assisto a narrazioni eroiche. Non ho dimestichezza con gli eroi, non li amo
mai amati, mi dispiace. Sono la rappresentazione plastica del problema
sarà banale, non so.
Purtroppo Brecht non c’è più, avrebbe potuto discolparsi in modo più efficace di me.
Leggo e sento l’espressione “senza se e senza ma”.
Con i se e con i ma ci campo da quando sono nato, ne ho i cassetti pieni.
Anche le certezze non sono il mio forte.
Una cosa credo, però: sono state prodotte abbastanza armi da polverizzare l’intero sistema solare.
Vanno vendute e consumate perché se ne producano altre e ancora e ancora, per gonfiare il conto di pochi che di patrie e bandiere se ne sbattono allegramente.
Alcune di queste le ho maneggiate.
Erano organismi meccanici con un cuore di metallo.
Piccoli e grandi pezzi perfettamente combacianti, oliati a puntino, curati come figli, il cui unico scopo era (ed è) vomitare morte,
costringere esseri umani a tragiche transumanze per ogni cazzo di
guerra in ogni angolo del pianeta.
Corpi abusati, straziati, esposti come trofei, di persone che avrebbero solo voluto svegliarsi il mattino successivo, magari con qualcuno accanto da amare, salutare l’alba, congedarsi col tramonto.
Lo scrivo dal divano, sì, ho questo lusso: mi concedo di disegnare colombe e bandierine colorate con un paio di frasi accanto, chiedendomi se ha un senso.