A ognuno la propria maschera!
Siamo nel pieno del Carnevale, una festa popolare che affonda le sue radici in un antico passato.
I dolci, gli scherzi, i travestimenti rendono il Carnevale uno dei periodi più allegri e divertenti dell’anno.
Le “maschere” sono protagoniste indiscusse: insieme a quelle tradizionali quali Arlecchino, Colombina e Pulcinella, legate alle tradizioni locali del teatro popolare, ritroviamo molti personaggi protagonisti di favole classiche e moderne avventure: fate e maghi, principesse e principi, supereroi della Marvel, fantasmi, strane creature e personaggi fantastici.
È una festa molto amata dai bambini ed anche molto apprezzata dagli adulti.
Basti pensare ad alcune delle più classiche manifestazioni della tradizione popolare come il Carnevale di Venezia, di Viareggio, di Putignano, per citarne alcuni tra i più conosciuti, caratterizzati da sfilate di carri allegorici i cui protagonisti non solo sono maschere della Commedia dell’Arte ma rappresentano goliardicamente anche personaggi della cultura e della politica del nostro tempo.
Molto particolare è anche il Carnevale di Tufara, in provincia di Campobasso: l’ultimo giorno di Carnevale si assiste alla sfilata del diavolo, tra corse, danze, salti e acrobazie.
Una manifestazione che origina dalle tradizioni contadine e che riecheggia riti propiziatori legati alla natura e alla fertilità, nel periodo di passaggio tra l’inverno e la primavera, i un connubio tra sacralità religiosa e profano.
Il tema delle maschere e dei travestimenti riecheggia nelle culture di tutti i tempi che, con il Carnevale, prende forma dalla tradizione e dal teatro popolare.
Un tema affrontato in letteratura e approfondito dalle scienze sociali.
Utilizzando la metafora del teatro drammaturgico, il sociologo Erving Goffman ha evidenziato come ciascun individuo metta in atto una rappresentazione di sé stesso nel corso delle proprie relazioni sociali quotidiane, dove l’identità individuale coincide, di volta in volta, con la maschera che egli indossa nelle differenti messe in scena sociali.
Non possiamo fare a meno di volgere l’attenzione anche al pensiero di Luigi Pirandello, da cui emerge il contrasto tra maschera e volto, tra apparire ed essere, tra esteriorità e interiorità. Un precursore dei nostri tempi, dove tale contrasto emerge ancor più potentemente per il tramite delle tecnologie e per l’uso ormai quotidiano dei social media. La realtà – ma di quale realtà stiamo poi parlando? – diviene una realtà virtuale, in cui è facile immergersi fino a perdere la propria identità.
Ed ecco che la maschera, da ciascuno indossata nel quotidiano, si tramuta in una moltitudine di maschere da mostrare, in una società sempre più caratterizzata da istanze narcisistiche, per apparire, per simulare ciò che viene richiesto dai ruoli e dalle circostanze, per conquistare uno spazio nella realtà virtuale…o forse anche nella realtà di tutti i giorni!
Oggi, forse in misura maggiore rispetto al passato – chissà poi se questo dipende dalla percezione di ogni donna o uomo che vive nel proprio tempo – viviamo un periodo storico in cui il contesto sociale e culturale è caratterizzato da profonde incertezze, accentuate trasversalmente dalla pandemia e, in questi ultimi giorni, da conflitti geopolitici che si tramutano in guerre.
Siamo in un’epoca fortemente connotata da spinte narcisistiche e individualistiche, in cui è attribuita una grande importanza al successo, al denaro, e all’apparenza, che spesso sconfina nell’ostentazione.
Spesso sono le generazioni di giovani ad essere viste come quelle che maggiormente popolano i social, cercando di conquistare il proprio spazio e la propria identità, anche nel tentativo di costruirsi un’immagine che possa portarli al successo (il web pullula di influencer, di beniamini da imitare). Ad una attenta osservazione non sfuggirà, tuttavia, che si tratta di un fenomeno trasversale, in cui narcisismo ed esibizionismo contagiano copiosamente tutte le fasce d’età.
Forte è la spinta a condividere la propria immagine di sé, spesso indossando una maschera, per apparire, per fare bella figura, per celare le proprie incertezze e insicurezze.
La maschera rappresenta l’aspetto esteriore con cui ciascun individuo si presenta all’altro, ciò che gli altri vedono e giudicano. Ciò che appare è visibile, ma può anche non corrispondere alla realtà.
Come è possibile distinguere il vero e dal falso?
«In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico» è la frase cardine del film “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore. Il protagonista, Virgil Oldman, esperto di arte, sottolinea che spesso, nel ricreare un’opera d’arte, «il falsario non resiste alla fatale tentazione di metterci del suo», ciò che in qualche modo rende l’opera comunque autentica. Allora forse possiamo ipotizzare che non sempre celarsi dietro ad una maschera equivalga a fingere. Sono sempre presenti elementi di autenticità. Ciascuno vede la realtà attraverso il proprio modo di essere, le proprie idee e rappresentazioni del mondo, che mutano nel corso della vita.
Dunque, indossare maschere è un’abitudine quotidiana.
Che non significa soltanto apparire, talvolta significa anche proteggere le proprie fragilità o semplicemente scegliere a chi e come, dal proprio punto di vista, secondo la complessità del proprio mondo, regalare all’altro quel che si ritiene la parte più autentica e più preziosa di sé stessi.
A ognuno la propria maschera!