Una maratoneta in prima linea per la difesa dei detenuti.
Questo il link per visionare il c.v. della garante delle persone private della libertà del comune di Roma: http://www.affaritaliani.it/static/upload/cv-g/cv-gabriella-stramaccioni.pdf, informazioni rivelatrici delle importanti competenze di Gabriella Stramaccioni, il cui destino ho avuto la fortuna di incrociare, ritrovandomi a lottare fianco a fianco con lei per il rispetto dei diritti umani.
La mia rubrica si onora di ospitare un’intervista ad una donna che dice ma, soprattutto, agisce. Al contrario di figure istituzionali e di garanzia simili alla sua, Gabriella è sul campo in prima persona, si sporca le mani, si espone! Non sorprende il fatto che il nostro incontro, proprio quando cominciavo a perdere colpi nella battaglia contro la detenzione illegale di mio figlio, sia avvenuto grazie ad un ex detenuto e compagno di cella di Giacomo. Una volta uscito dal carcere, questo ragazzo, regista di un incontro prezioso, mi scrisse su Facebook: ”Ecco il numero di telefono di una persona che può aiutare suo figlio, una persona di cuore”. Cuore inteso come empatia ma anche come coraggio, aggiungo io. Ma vorrei conoscerla meglio attraverso qualche domanda, considerando che durante i nostri impegni condivisi, proficui ma sempre un po’ affannati (conferenze stampa, trasmissioni, il convegno di denuncia sulla situazione delle Rems), l’unica domanda personale che mi è “scappata” è stata se lei fosse madre o no. Questo perché, nel vederla agguerrita e grintosa, pur nella sua grazia e delicatezza, mi son sempre domandata dove prendesse quella forza. La sottoscritta, definita in qualche occasione “madre coraggio” per ciò che sta portando avanti, accusa momenti di totale senso d’impotenza, la tentazione di gettare le armi. Quando sento le mie energie prosciugarsi però, ricevo una “ricarica” che mi fa rialzare, solo perché sospinta dall’amore infinito che ho per mio figlio. Come fa lei? Gabriella ha tanti “figli” dimenticati dal mondo, gli ultimi e le ultime, quelli che:” se finisci in carcere e non hai i soldi per l’avvocato e una famiglia dietro, lì dentro sei finito”.
Gabriella, vuoi dirmi qualcosa al riguardo, le persone di cui difendi i diritti, sono un po’ come figli per te?
Vedere ed incontrare tante e tanti ragazzi giovani in carcere non può non interrogarti sul senso delle opportunità e della cultura. Purtroppo tanti ragazzi non hanno la percezione esatta di quello che significa trasgredire le regole e/o soprattutto cosa significa usare e spacciare droga. Cerco di mantenere sempre la giusta distanza negli incontri e nell’attenzione delle persone detenute che chiedono un aiuto. Solo la “giusta distanza” può aiutare a trovare soluzioni razionali e non dettate da emotività.
Dal 2017 sei garante delle persone private della libertà del comune di Roma, particolarmente attiva presso Rebibbia nuovo complesso con varie iniziative, alcune delle quali di particolare successo, quindi non solo bocconi amari, mi sbaglio?
È una esperienza importante di cui ringrazio la Sindaca per avermi scelto (dopo bando pubblico). Una esperienza sicuramente faticosa ed impegnativa, che richiede un surplus di attenzione. Per me rappresenta una tappa importante del mio percorso dove cercare di convogliare le esperienze fino a qui acquisite e metterle a disposizione delle persone che ne hanno più bisogno. Un importante risultato lo abbiamo raggiunto con i lavori di pubblica utilità che sono diventati una buona prassi anche a livello internazionale.
Se potessi decidere tu, quali cambiamenti immediati apporteresti in particolare a Rebibbia?
Sicuramente rafforzerei la parte sanitaria e la cura per coloro che arrivano in carcere per motivi legati alle loro condizioni sociali.
Grazie Gabriella, a presto con altri risultati del tuo importante apporto nella garanzia del rispetto dei diritti umani e non solo, buon lavoro!