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‘Settembre 2021’ Category

“La libertà non è star sopra un albero, Non è neanche il volo di un moscone”, cantava Gaber anni fa e proprio come concludeva lui nel ritornello, “Libertà è partecipazione”.
Dal canto mio, aggiungerei condivisione, com’è nello stile della nostra testata.

Condividere uno spazio e partecipare alla sua costruzione, contribuendo, con un proprio elemento che si incastra con gli altri come una tessera del puzzle, ad una elaborazione di un pensiero o di una azione più grande, più complesso.
Questo numero lo abbiamo dedicato alla Libertà, in tutte le sue forme, in tutte le sue espressioni.
Abbiamo dato -ovviamente- libertà a tutti i nostri redattori di interpretare il tema a proprio piacimento e sono emersi interessanti spunti di riflessione.
Abbiamo dato ampio spazio alle interviste alla politica che è vicina a momenti di confronto elettorale per suppletive parlamentari e per le amministrative, in particolare nella Capitale. La Politica – quella con la “P” – del resto è proprio una delle massime espressioni della libertà e della partecipazione. O almeno dovrebbe esserlo.
Libertà di Movimento (come racconta Loretta) o Libertà di Espressione (come descrive Martina) o Libertà Personale (come puntualizza Elena) o Libertà dalle credenze (come suggerisce Giorgia) o Libertà di Raccontare e Immaginare (come riporta Walter) o Libertà di Vivere la propria vita (come scrive Giorgio).
Tante libertà, tante forme di inclusione e di cooperazione, di convivenza civile.

Rientriamo dal periodo estivo, nel quale mi auguro tutti noi siamo riusciti ad avere un momento per “ricaricare le batterie” dallo stress quotidiano, e possiamo leggere i nostri pensieri, con questo numero intenso.

“Bisognerebbe fare teatro nelle scuole, perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore” Elio Germano.

Settembre, Teatro Aurelio, stesso giorno e stesso orario, si riparte con le attività del laboratorio teatrale.
Il gruppo non è esattamente lo stesso, qualcuno ha scelto un percorso diverso, un paio non riescono a venire, ci sono dei nuovi ingressi, fatto sta che partiamo tutti entusiasti, felici di ritrovarci qui e speranzosi che questo anno sia meno complicato del precedente.

L’anno scorso, causa pandemia, gli appuntamenti settimanali sono stati problematici, mascherina tutto il tempo, distanziamento, sanificazione, coprifuoco, ma, malgrado le difficoltà, Manuele è riuscito a non farci saltare una sola lezione, ricorrendo anche alle lezioni su piattaforma web durante i brevi periodi “arancioni”.
E’ stato un grande aiuto in un momento così particolare e vuoto.

Già il Gruppo, “fare gruppo” è una delle cose più importanti di questa attività e soprattutto è uno degli scopi, fare teatro fa bene all’anima anche per questo, aiuta ed insegna a relazionarsi.
Per me è una terapia, un banco di prova che mi ha confermato che è tutto bello fin che le cose vanno bene ma è nelle difficoltà che si vede davvero se un gruppo è affiatato e per far questo dobbiamo fare i conti anche con quelle parti di noi stessi che non ci piacciono affatto e che tutti abbiamo, come ad esempio la competizione, l’invidia e la frustrazione, che di fatto sono sentimenti come altri e che, una volta riconosciuti, si possono gestire.

(Immagine dell’Autrice)

Con il gruppo dell’anno scorso abbiamo portato in scena uno spettacolo che, per come si è svolto, ci ha fatto capire che eravamo un “bel gruppo”, unito e in sintonia, ognuno di noi con particolarità differenti che, “amalgamate” come si deve da uno “Chef” di tutto rispetto, ci hanno permesso di essere soddisfatti del risultato ottenuto.
Perché, diciamolo, la sintonia è fondamentale quando si sale sul palco, le battute escono fluide, basta uno sguardo per capirsi e soprattutto si riesce ad affrontare un errore, una battuta sbagliata, un vuoto di memoria, un contrattempo, in un modo talmente naturale da non farlo percepire al pubblico.

E’ il quarto anno che faccio laboratorio
teatrale, una passione che nutrivo da anni ma che non avevo mai avuto il
coraggio di affrontare, poi finalmente mi sono decisa a mettermi in gioco.

Manuele ci conduce al saggio di fine anno
attraverso degli esercizi preparatori davvero interessanti, ci fa lavorare con
il corpo e la mimica, con la memoria e le emozioni, con la voce e la dizione,
ci prepara a “buttarci”, vincendo timidezza e imbarazzo, ci fa leggere testi
teatrali classici e contemporanei, ci fa cultura.

L’improvvisazione è l’attività che preferisco in assoluto, stimola la fantasia e la creatività, insegna ad immedesimarsi negli altri attraverso ruoli che abitualmente non ci appartengono, mette in relazione e a volte lo fa in maniera così forte da arrivare anche a commuoversi, stimola la sensibilità e l’empatia.
E’ bello, è bello sì quando saliamo sul palco, “bene, ora salite, spalle alla platea e iniziate” ci dice Manuele, dandoci qualche indicazione tecnica o un obiettivo da raggiungere.
E’ quello per me il momento magico: il primo che ha l’ispirazione si gira e da l’attacco agli altri, e gli altri lo seguono, integrano la scena, a volte la ribaltano.
In quei momenti io mi sento libera, libera di muovermi, di esprimermi, di fantasticare.
Libertà di Espressione.

Manuele ci dà benvenuto, ci fa sedere in semicerchio e iniziamo presentandoci ai nuovi arrivati. Già i nuovi arrivati, sempre bello iniziare ad interagire con gente nuova ma la sicurezza che mi dà vedere Valeria, Germana, Diana, Sergio, Claudia e Linda non ha eguali.

Oggi sono esattamente tre mesi da quando
abbiamo messo in scena Surrealiti e
io, guardando il palco, ripenso con nostalgia a quei momenti.

LO SPETTACOLO
“Sono sicuro che a Martina piaceranno i testi” disse Manuele a febbraio quando ci presentò la sua idea per il saggio di fine anno, in effetti proporre degli sketch tratti da Monty Python’s Flying Circus è stato davvero divertente, e per me un onore, visto che ho sempre trovato questo gruppo comico inglese unico nel suo genere, apripista di una comicità singolare e geniale.

IL BACKSTAGE
Ricordo l’emozione, il 13 giugno era una giornata calda, ci ritrovammo fuori dal teatro già a metà pomeriggio, tutti tamponati per poter finalmente salire sul palco senza mascherina, cosa non da poco visto che sarebbe stata la prima volta in un anno di lavoro.
Entrammo, appoggiammo le nostre cose e Manuele ci fece prima di tutto ripetere qualche scena, poi ci parlò, motivandoci e tranquillizzandoci, e infine ci fece fare un’oretta di esercizi di rilassamento, un vero toccasana per il corpo e la mente.
La preparazione e l’attesa furono momenti davvero singolari, con agitazione, giocosità, nervosismo, ansia da prestazione e paura, sì, io sentivo molto forte la paura, paura di sbagliare, paura di dimenticare le battute, paura degli imprevisti.

IL SIPARIO
Agitazione, cuore a mille, emozione forte, mi muovo non riesco a stare ferma, sento il brusio dalla sala, siamo pronti, il sipario ci divide dagli “spettatori mascherati” ma siamo pronti, consapevoli che l’apertura dello spettacolo ha sempre qualcosa in più, è il biglietto di presentazione dello spettacolo, Manuele ci disse “dovete partire subito a mille, dovete essere “esagerati” in tutto, osate, osate e osate!” e questa cosa mi agitava molto, esagerare partendo “freddi” non è cosa da poco.
Guardo Beatrice, che attende come me, così come Diana, Sergio e Linda, e le dico “sto male, ho lo stomaco chiuso”, lei con un sorriso, che io ritengo assolutamente inadeguato per questo dramma di situazione, mi dice “calma, respira, andrà tutto bene”.
Si apre il palco, ci siamo, non c’è più tempo, vai con la prima battuta di tutto lo spettacolo. Responsabilità.
Colloquio di lavoro è il primo sketch, ironia e sarcasmo con un pizzico di cinismo e abbondante no-sense.
Il primo sketch è andato, uscendo dal palco ho pensato alle persone che avevo invitato, amici, colleghe, vicine di casa, e…oddio ci sono anche Giorgio e Gerry di Condivisione Democratica, oddio che figura, Giorgio è un amico ma Gerry non l’ho mai conosciuto di persona, che dirà, che penserà quando mi vedrà con tutti i fiocchetti in testa, perché sì nello sketch successivo è così che mi presento. E infatti, non ho neanche il tempo di rilassarmi che già mi devo preparare, appunto con i fiocchetti in testa, per entrare nello sketch successivo Clinica della Discussione con Valeria, Beatrice, Diana, Linda e Claudia.
Sentiamo gli applausi ma siamo tutti talmente presi dai cambi scena e dai preparativi che non abbiamo tempo di realizzare bene quello che sta succedendo.
Seguiranno quindi Alpinista, Dejavu, La Donna che finisce le frasi degli altri (con Matilda), Cucciolotto, L’Inquisizione Spagnola (con Matilda, Claudia, Germana e Sergio), Dejavu 2, Negozio di Animali, L’Audizione e Ristorante (con Germana, Valeria, Beatrice, Sergio e Diana).

(Immagine dell’Autrice)

Abbiamo portato in scena un’ora di evasione per un pubblico che, come tutti noi, arrivava da un anno di patimento, ci siamo divertiti noi e loro, e la scelta del soggetto Manuele l’ha calibrata proprio per questo “purtroppo avremo un pubblico dimezzato e provato, quindi proponiamo qualcosa che diverta, che faccia sorridere ma che sia di qualità e soprattutto ragazzi divertitevi!”, e così è stato.

Il teatro è libertà, è cultura, è
autoanalisi, è crescita, è creatività.

Un percorso teatrale dovrebbe essere inserito, a parer mio, come materia di studio fin dalle scuole materne proprio per insegnare, come dice Elio Germano, ai bambini a mettersi nei panni degli altri e diventare degli adulti migliori di quello che siamo noi.

Un grazie speciale a Manuele Guarnacci e ai miei compagni di
avventura, Beatrice, Claudia, Diana, Germana, Linda, Matilda, Sergio e Valeria

Mi è capitato di piangere sentendo un testo reggae il cui titolo era “Freedom”.

Ho pianto al pensiero della privazione della libertà e dei diritti, tutt’ora così presente e prepotente nel mondo. Ma poi la disperazione riguardo questa realtà, è stata soppiantata da una lucida considerazione, peraltro abbastanza ovvia, scaturita dal vedere mio figlio così prigioniero delle sue ombre mentali, sebbene io l’abbia cresciuto in totale libertà.

Sì, il fatto ovvio è che, anche se non ci fossero regimi e privazioni del movimento, rimarrebbe ugualmente la nostra mente in prigionia, anche se il corpo fosse lasciato totalmente libero.
Per cui è dal liberare la nostra mente che dobbiamo cominciare e forse le prigioni esterne si sgretoleranno.

Allo stesso tempo è un dovere difendere con le unghie la libertà e i diritti acquisiti, così come è urgente impegnarsi nel trovare soluzioni affinché in altre parti del mondo, siano fermati coloro che calpestano la libertà e la dignità umana.

(Immagine dell’Autrice)

Mi è anche capitato di piangere di gioia nel sentirmi libera, danzando, camminando nel mare trasparente, muovendomi nel vento senza schemi né motivo.

La libertà si trova nel silenzio e nella spontaneità, nell’ascolto e nel suono del fluire delle cose nella loro semplicità.
Questo ha poco a che fare con le limitazioni imposte dalla società e dalla legge, oppure con le formalità e le regole.

Un tempo mi sentivo libera nel non seguire le regole.
Oggi contemplo il mio stato interiore in ogni situazione e ne alimento
semplicemente e amorevolmente l’innata e antica libertà.

La Suprema Corte  (Cassazione sez. III Penale, sentenza 2 luglio – 8 settembre 2020, n. 25266 Presidente Rosi – Relatore Macrì) ha ritenuto legittima la contestazione del reato di  la violenza sessuale anche a chi invia foto hard via WhatsApp a un minore.
Così ha deciso  la terza sezione penale della Corte di Cassazione respingendo il ricorso dei legali  di un indagato (uomo) per avere inviato messaggi e foto esplicite ad una minorenne invitandola a fare altrettanto. La difesa aveva sostenuto che “in assenza di incontri con la persona offesa o di induzione a pratiche sessuali via” di fatto sarebbe difettato “l’atto sessuale”.

Woman use of mobile phone at street

Il Tribunale del Riesame però ha sottolineato -osserva la Cassazione- che “la violenza sessuale risultava ben integrata , pur in assenza di contatto fisico, quando gli atti sessuali coinvolgessero la corporeità sessuale della persona offesa e fossero finalizzati a compromettere il bene primario della libertà individuale nella prospettiva di soddisfare il proprio istinto sessuale”.
Inoltre, spiegano i giudici della cassazione,  il Riesame “ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza del reato contestato nell’induzione allo scambio di foto erotiche, nella conversazione sulle pregresse esperienze sessuali ed i gusti erotici, nella crescente minaccia a divulgare in pubblico le chat”.
Con ordinanza in data 9 gennaio 2020 il Tribunale del riesame di Milano ha confermato l’ordinanza del 17 dicembre 2019 del Giudice per le indagini preliminari di Pavia che aveva applicato a ……. la misura della custodia cautelare in carcere per il reato di violenza sessuale.

Il Tribunale del riesame ha ricordato che la violenza sessuale risulta pienamente integrata, pur in assenza di contatto fisico con la vittima, quando gli atti sessuali coinvolgessero la corporeità sessuale della persona offesa e fossero finalizzati e idonei a compromettere il bene primario della libertà individuale nella prospettiva di soddisfare o eccitare il proprio istinto sessuale.

Nello specifico, ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza del reato contestato nell’induzione allo scambio di foto erotiche, nella conversazione sulle pregresse esperienze sessuali ed i gusti erotici, nella crescente minaccia a divulgare in pubblico le chat.

Ed invero, Cass., Sez. 3, n. 8453 del 14/06/1994, Mega, Rv. 198841 – 01 ha qualificato come tentativo di violenza carnale (e non come diffamazione aggravata) il fatto di chi, minacciando – e poi attuando la minaccia – di inviare ai parenti di una donna foto compromettenti scattate in occasione di incontri amorosi con lei precedentemente avuti, tenti di costringerla ad ulteriori rapporti sessuale, non rilevando l’assenza di qualsivoglia approccio fisico, in quanto con l’effettuazione della minaccia, diretta a costringere la persona offesa alla congiunzione, iniziava comunque l’esecuzione materiale del reato; analogamente Cass., Sez. 3, n. 12987 del 03/12/2008 (dep. 2009), Brizio, Rv. 243090 – 01, secondo cui, ai fini della configurabilità del tentativo di atti sessuali con minorenne nel caso in cui il contatto tra il reo ed il minore avvenga mediante comunicazione a distanza, è necessario accertare, da un lato, l’univoca intenzione dell’agente di soddisfare la propria concupiscenza e, dall’altro, l’oggettiva idoneità della condotta a violare la libertà di autodeterminazione sessuale della vittima (fattispecie in cui il reo aveva inviato a mezzo telefono cellulare un SMS ad un minore nel tentativo di indurlo a compiere sulla propria persona atti di autoerotismo).

Più recentemente Cass., Sez. 3, n. 19033 del 26/03/2013, L, Rv. 255295 – 01 ha affermato, con ampi riferimenti alla giurisprudenza già formatasi sul tema, che nella violenza sessuale commessa mediante strumenti telematici di comunicazione a distanza, la mancanza di contatto fisico tra l’autore del reato e la vittima non è determinante ai fini del riconoscimento della circostanza attenuante del fatto di minore gravità. Ha ravvisato l’integrazione del reato di cui all’art. 609-quater cod. pen. nella condotta di richiesta ad un minorenne, nel corso di una conversazione telefonica, di compiere atti sessuali, di filmarli e di inviarli immediatamente all’interlocutore, non distinguendosi tale fattispecie da quella del minore che compia atti sessuali durante una video-chiamata o una video-conversazione, Cass., Sez. 3, n. 17509 del 30/10/2018, dep. 2019, D., Rv. 275595 – 01.

Nello specifico il Tribunale del riesame ha valorizzato anche gli aspetti di contesto sulla persistente dolosa strumentalizzazione dell’inferiorità della vittima da parte dell’agente (Cass., Sez. 3, n. 15412 del 20/09/2017, dep. 2018, C, Rv. 272549).

Nella fattispecie  la circostanza che l’indagato avesse perpetrato le stesse condotte nei confronti di altre minori, dimostrando di non saper controllare le proprie pulsioni, di lavorare all’estero e di non essere rientrato specificamente per consegnarsi alle forze dell’ordine, di poter continuare a minacciare le vittime nonché reiterare le condotte delittuose a mezzo l’uso di strumenti informatici – sono logici e razionali ed hanno ben giustificato la conferma della misura della custodia cautelare in carcere).

E’ necessario vigilare sull’utilizzo della chat, delle messaggerie, dei social e degli strumenti di comunicazione informatiche dei nostri giovani figli specie se piccoli o minori, la gravità delle conseguenze per la loro salute psico fisica è notevole, le conseguenze che ne possono derivare poi nel passaggio dal virtuale al reale incommensurabili.

Occorre attivarsi nel modo adeguato, chiedendo anche aiuto, aprendosi al dialogo, non accettando la recisa volontà di un figlio piccolo che vi nega l’accesso in ogni modo al proprio telefono.
E’ considerato uno dei campanelli di allarme.La posta in gioco è alta, la scuola non è sufficiente e lue istituzioni non sono in grado di dare supporto in questo tipo di vicende.
Spetta a chi è vicino quotidianamente ai figli attivarsi e cercare di intercettare o prevenire certi rischi o certe condotte.