Il Cinema è la “Settima Arte” ed è quella che più delle altre usa l’Apparenza come sistema di comunicazione con il proprio pubblico. Certo anche i giochi dei bambini a volte iniziano con un “Facciamo finta che…”, e nel Teatro l’attore con il volto truccato pesantemente può essere l’Otello di Shakespeare o un samurai nel teatro kabuki, ma si svolge in uno spazio definito. Il Cinema riesce infatti ad unire “l’estensione dello spazio e la dimensione del tempo” (come scrisse Canudo nel 1921, nel manifesto “La nascita della settima arte”).
Così ho pensato di fare un elenco di 10 film che hanno proprio “L’Apparenza” come tema centrale.
American Beauty (1999) – Le vite apparentemente perfette di una famiglia suburbana e le realtà nascoste dietro la facciata.
The Great Gatsby (2013) – Dal romanzo di F. Scott Fitzgerald, si mette in luce la vita lussuosa e le illusioni del protagonista Jay Gatsby.
Gone Girl (2014) – Le apparenze, le illusioni (e le menzogne) che ruotano attorno alla scomparsa di Amy Dunne.
The Truman Show (1998) – La vita di Truman Burbank è semplicemente perfetta…finché non scopre che in realtà è un reality show orchestrato.
Black Swan (2010) – Il film segue la discesa nella follia di una ballerina, esplorando la dualità e le apparenze nel mondo della danza.
Shutter Island (2010) – Un thriller psicologico che esplora la percezione della realtà e le apparenze ingannevoli in un ospedale psichiatrico.
The Talented Mr. Ripley (1999) – Il film segue un uomo che assume diverse identità per vivere una vita di lusso, esplorando l’inganno e la manipolazione.
The Stepford Wives (2004) – Una commedia nera (di Frank Oz) che racconta di un gruppo di donne che sembrano perfette ma nascondono un oscuro segreto.
The Prestige (2006) – La rivalità tra due maghi e le apparenze ingannevoli delle loro illusioni, raccontato con la maestria di Christopher Nolan.
Fight Club (1999) – Un film che mette in discussione l’identità e l’apparenza, rivelando la vera natura dei personaggi principali. Da seguire fino alla fine, assolutamente.
Ma nel Cinema dedicato all’Apparenza, non può assolutamente mancare il mio film preferito:
Vertigo (1958) – Un thriller psicologico di Alfred Hitchcock che esplora l’inganno e le apparenze attraverso il personaggio di Scottie e la sua ossessione per una donna.
Siamo contenti di supportare gli amici di MDC in una iniziativa molto interessante che si terrà domani, 14 Giugno a Cassino, per il progetto “Ricomincio da TRE”.
Il progetto è un ECO-Tour della sostenibilità consumerista, che vuol promuovere i principi dell’economia circolare cercando di abbandonare il processo di consumo “predatorio” che richiede una produzione continua, un uso “rapido” e uno smaltimento generalizzato. Si promuovono il recupero, la riparazione e il riuso dei materiali.
Il progetto è promosso dalle Associazioni dei consumatori ADICONSUM, ADUSBEF, ASSOUTENTI, CASA DEL CONSUMATORE, CODACONS, CODICI, CONFCONSUMATORI, CTCU, MOVIMENTO CONSUMATORI e, ovviamente, dagli amici del MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO e finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Sempre con molto piacere diamo spazio alle iniziative del progetto “Ricomincio da TRE”, un ECO-Tour sulla sostenibilità consumerista. Il prossimo 19 Maggio il Tour farà sosta a Soave con il suo Bio-bus. Quello del Bus è un viaggio che si snoda su 40 città italiane, con l’obiettivo di sensibilizzare le varie comunità sulla necessità di adottare pratiche più sostenibili.
Anche per questo il Bus è “Bio”: è alimentato con il Bio Carburante HVO grazie anche al supporto e all’impegno dei partner Bus Italia, Trenitalia e ENI.
Il progetto è promosso dalle Associazioni dei consumatori ADICONSUM, ADUSBEF, ASSOUTENTI, CASA DEL CONSUMATORE, CODACONS, CODICI, CONFCONSUMATORI, CTCU, MOVIMENTO CONSUMATORI e MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO, e Finanziato del Ministero MIMIT.
Ranzie Mensah, l’affascinante principessa del popolo Fanti del Ghana, è una raffinata interprete di musica gospel e soul dalla straordinaria capacità di coinvolgere ed emozionare il pubblico con la sua voce profonda, calda e sensuale. Nei suoi concerti musica, espressività corporea e danza si mescolano armoniosamente, sfiorando la pièce teatrale. Grazie all’intensità delle sue performance e alla sua forte presenza scenica, Ranzie ci avvolge in una miscela preziosa di suoni e parole dalle sfumature variopinte.
Ciao Ranzie, quanto sono importanti le radici culturali per te?
Le radici culturali hanno importanza per l’essere umano come le radici sono importanti per l’albero. L’albero ha bisogno delle radici per crescere ma deve anche spiegare i propri rami nella direzione opposta, verso il sole. Se l’albero dovesse “chiudersi” in se stesso, ovvero cercare di crescere nella stessa direzione delle sue radici, morirebbe. Nello stesso modo l’essere umano, pur riconoscendo le proprie radici, deve aprirsi all’altro, al mondo, all’intero universo, altrimenti la sua realtà si atrofizzerebbe e la sua cultura morirebbe.
Tu hai condiviso il palco con Miriam Makeba che ha portato in giro per il mondo la storia delle sofferenze ed ingiustizie del vostro paese d’origine, che cosa ha rappresentato per te “Mama Africa”?
“Mama Africa” è stata il mio mentore. A parte la sua voce e la sua musica, ciò che rappresenta per me è la capacità e il coraggio di un artista di usare la sua arte per difendere i principi dell’uguaglianza e della giustizia anche a costo di sacrificare i vantaggi della propria carriera o della propria vita. Questo è ciò che ha fatto Miriam Makeba. E’ stata esiliata dal proprio paese per oltre 30 anni per la sua lotta contro l’apartheid, è stata dichiarata persona non gradita in diversi paesi del mondo per le sue dichiarazioni contro l’ingiustizia che regnava nel Sudafrica e la sua brillante carriera negli States è stata stroncata negli anni sessanta per la sua unione con il black panther Stokeley Carmichael. Miriam Makeba è morta sul palcoscenico a Castel Volturno cantando ancora una volta per la giustizia. Io vorrei seguire questo esempio nella mia vita di cantante.
Durante la tua lunga carriera ti sei esibita in numerosi concerti in Africa, Europa e Nord America, qual è stato il live più emozionante?
E’ veramente difficile dirlo perché sono stati molti i concerti emozionanti. Sicuramente ha significato molto per me cantare per i premi Nobel per la Pace all’auditorium di Santa Cecilia a Roma. La pace è un argomento che mi interessa particolarmente e ogni volta che sono chiamata a cantare per questo ideale mi sento onorata!
Con la tua musica ed i tuoi progetti interculturali sei da sempre socialmente impegnata a diffondere messaggi di pace, ce ne vuoi parlare?
Il mio stesso percorso di vita è stato interculturale. Sono nata nel Ghana. All’età di 5 anni siamo andati a vivere negli Stati Uniti e poi in Inghilterra per poi trasferirci in Zambia e poi in Uganda. Frequentavo scuole internazionali dove i miei compagni provenivano dai 5 continenti. Ho viaggiato in tanti paesi ed ho voluto dedicare la mia espressione artistica all’avvicinamento dei popoli perché oltre le differenze abbiamo tante cose in comune. Nelle scuole con i bambini da 3 a 12 anni presento progetti interculturali dove racconto l’Africa attraverso le fiabe, la danza, il canto, i proverbi, le ninna nanne perché queste espressioni sono comuni a tutti popoli e culture della terra. I bambini sono il nostro futuro ed è importante prepararli a questo intreccio di culture e di popoli che ormai è un processo inarrestabile. In una scuola materna ho chiesto ai bambini che mi guardavano con tanta curiosità: “Bambini, secondo voi, perché Ranzie è nera?” Una bambina di tre anni mi ha risposto: “Perché hai mangiato troppo cioccolato!”. Questa purezza, comune a tutti i bambini del mondo, è un patrimonio, un ispirazione costante per me!
Nel luglio 2021 ho fondato LaMelagrana, una Cooperativa sociale composta da mediatori interculturali e altri partner, di cui sono Presidente. L’obiettivo comune è quello di promuovere la dignità della persona al di là di ogni distinzione etnica, di colore, religione, cultura, lingua o status sociale, offrendo assistenza ai cittadini stranieri con servizi sociali, sanitari ed educativi e promuovendo la consapevolezza interculturale all’interno del tessuto sociale del nostro territorio. Le parole chiave sono: integrazione, inclusione, benessere e cooperazione.
Quanto ritieni sia importante stimolare l’interesse dei giovani alla musica ai fini di una formazione culturale e spirituale? Frederick Nietzsche diceva “Senza musica, la vita sarebbe un errore”. Io dico che sarebbe un grave errore non introdurre la musica nell’educazione giovanile. Numerosi grandi filosofi e pensatori, da Einstein a Kennedy, hanno riconosciuto che la musica va oltre il semplice intrattenimento. Secondo la cultura africana, la musica eleva e purifica lo spirito, celebra la vita, è un ringraziamento per tutto ciò che abbiamo e ci permette di raccontare la nostra storia alle generazioni future. Eric Anderson dice: “E’ soltanto introducendo i giovani alla grandezza della letteratura, dell’arte drammatica e della musica e all’emozione della grande scienza che possiamo offrire loro tutte le potenzialità che sono dentro lo spirito umano e permettere loro di avere visioni e di sognare”
Il fascino di un luogo influenza la rappresentazione, la nutre di contenuti e ne viene a sua volta impregnato, dove ti piacerebbe esibirti?
Mi piacerebbe esibirmi all’Apollo Theater di Harlem perché è il tempio della musica dei neri che sono stati portati in America dall’Africa come schiavi, cantando le loro sofferenze e le loro speranze. E’ il tempio dei “negro spirituals”, del “gospel”, del “soul”, del “blues” e del “jazz”. Dice Paul Whiteman : “Il jazz è arrivato in America trecento anni fa in catene.”
Paolo Conte è rimasto talmente affascinato dalla tua voce che ti ha fatto interpretare il suo brano “Don’t Break My Heart“, come è stato l’incontro con questo grande cantautore? C’è stata da subito una grande intesa tra noi. Io ero innamorata della sua musica e del suo stile inconfondibile. Dopo un suo concerto a Caracalla, é venuto a sentirmi all’anfiteatro di Asti, abbiamo cenato insieme e successivamente mi ha invitato a casa sua. Paolo Conte è un personaggio grande ed umile, con una profonda conoscenza e sensibilità per la musica.
Ho nel cuore “Just a Dream”, uno dei tuoi preziosi album. Ci racconti come è nato ?
Il CD “Just a Dream” è nato innanzitutto con un desiderio di fare una raccolta di alcune delle più belle canzoni del repertorio gospel. Il gospel è la musica della mia anima. Con il gospel mi spoglio di ogni cosa e esprimo quello che sono veramente: sono innamorata del divino, della trascendenza (ma con i piedi per terra). “Just a Dream” è anche il lavoro della maturità e attraverso questo lavoro lascio al mondo tutto ciò che desidero esprimere.
Quale messaggio vorresti che fosse trasmesso attraverso la tua musica?
Il grande filosofo e scrittore Leo Tolstoy diceva “La musica è la stenografia dell’emozione”. Attraverso la mia musica voglio soprattutto trasmettere l’emozione e la gioia della vita in tutte le sue sfaccettature. Vorrei essere al servizio degli altri quando canto, rimuovere i brutti pensieri, portare un briciolo di speranza, innalzare le anime, proporre un sorriso e avvicinare i popoli. Queste parole del Dr. Max Bendiner esprimono bene il concetto: “La musica potrebbe compiere la più grande di tutte le missioni: potrebbe essere il legame tra le nazioni, le razze … potrebbe unire ciò che è sconnesso e portare la pace a ciò che è ostile”.
Progetti futuri?
Ad agosto sarò in Canada, a Toronto per lo ‘Yensa Festival. ACelebration of Black Woman in Dance’, i cui principi guida sono la solidarietà, la sorellanza e l’eccellenza artistica. Home page – Yensa Festival Questa manifestazione, ideata e prodotta da mia figlia Lua Shayenne con la sua Dance Company, vuole dare risalto al talento e alla creatività delle artiste danzatrici e coreografe di colore che provengono da ogni parte del mondo. Sarà un susseguirsi di dibattiti, incontri, workshop e performance. Il tutto in una prospettiva femminile.
PEPPINO DI CAPRI CARISCH N° Di Catalogo: VCA 26125 Stampato in: ITALIA Data: 24 Novembre 1960 Rarita’: COMUNE Quotazione: euro 4,00 / 7,00 Qualità Grafica Della Copertina: 7
NOTE
EVENTUALI:
La incredibile popolarità, lo stratosferico successo di un personaggio come
Peppino Di Capri. Questo suo singolo, così come tanti altri, uscì con varie
copertine diverse ed in tempi differenti, pur restando nell’ambito del periodo.
Solo di questa copertina ne esistono almeno quattro varianti! Comprese
riedizioni con copertina fotografica differente. Ma era inevitabile. Chi non ha
amato all’epoca questo straordinario mescolatore di sonorità americane ben
infarcite di atmosfere fortemente italiane e speziate con sapiente gusto dello
splendido mare campano? Meriterebbe un monumento un personaggio di tal fatta, e
non è detto che, a mia insaputa, mentre scrivo esista già un qualcosa di
simile. Totalmente meritato; sottoscriviamo in
toto.
LATO
A: Che Vita (Cenci – Lepore)
ACCOMPAGNAMENTO: I Rockers
QUALITÁ
ARTISTICO MUSICALE: Discreta
Che vita è una delle canzoni che
fu utilizzata come colonna sonora del simpaticissimo film Mariti in pericolo (ancora non abusato dalle TV che trasmettono 500
volte lo stesso vecchio film), pellicola interessante e gioiosa di Mauro
Morassi, con un cast di sicuro interesse: Sylva Koscina, Franca Valeri, Mario e
Memmo Carotenuto, Pupella Maggio, Dolores Palumbo e altri vari. La canzone
diciamo pure che non è tra quelle che fanno saltare dalla sedia con entusiasmo.
Però è appunto adatta e concepita per la pellicola che la contiene; un cha-cha-cha che non pretende di
entusiasmare ma promette comunque momenti assolutamente spensierati;
immancabile l’apprezzato assolo del sax di Gabriele Varano (‘the best saxman in the world’ sentenziò
Peppino!) e impeccabile, come d’uopo, la lettura vocale del Faiella-Di Capri. Rivedetevi
il film, riascoltatevi la canzone e vi troverete immediatamente catapultati in
quel mondo, purtroppo ormai di fiaba, che tanto abbiamo amato in gioventù…
LATO
B: Tu sei l’orizzonte (Lojacono – Testa)
ACCOMPAGNAMENTO: I Rockers
QUALITÁ
ARTISTICO MUSICALE: Ottima-
Capita, lo
sappiamo bene, che a volte la pietra più radiosa sia relegata sul lato B di un
singolo anziché sul suo lato più nobile. Se si cercassero conferme di questa affermazione,
eccovi subito un esempio indiscutibile. Tu
sei l’orizzonte è davvero una bella canzone, concepita in slow terzinato di una semplicità estrema
e che, proprio per questo, sorprende in maggior misura. Una melodia dolce e
lasciva che si insinua tra le note di un giro armonico semplicissimo e quindi
ancor più difficile da offrire spunti vistosi di grandezza. Anche qui Varano ci
infila il suo irresistibile sax, restando nel motivo conduttore ma, chissà
perché, sempre bello, simpatico e innovativo. La voce di Peppino fila via via
che è una bellezza, fino all’acuto finale che ti mette addosso una maledetta
voglia di riascoltare per la millesima volta la canzone. Un pregio che solo le
belle melodie sanno trasferire nell’animo di chi sa ascoltare; un Peppino Di
Capri che offre una precisa e solida concezione del suo genere più abituale.
Cosa determina un abbandono? Io personalmente non so come descriverlo, ma ho trovato nella mia memoria un monologo scritto da Alessandro Baricco che lo racconta attraverso le parole del suo personaggio Novecento.
Non voglio “spoilerare” nulla del libro, ma vorrei farvi conoscere solo un minimo chi stia “parlando”: Novecento è un pianista. Un pianista che accompagna le traversate lunghissime dei passeggeri di una nave che attraversa l’oceano. Un personaggio che vive tra le persone seppur rimanendo in completo isolamento.
Vale la pena leggere questa opera di Baricco, piena di poesia, piena di riflessioni sulle cose che cambiano e una lettura intima di come si vive la vita. Questo tempo che scorre e che viviamo.
Ma lascio lo spazio a Novecento:
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri.
Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran.
Non c’è una ragione.
Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran.
Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran.
O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d’accordo, allora buonanotte, ‘notte.
Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce.
È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto.
Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.
Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.”
Mi piace immaginare un mondo senza guerre, violenze ed ingiustizie. Utopia? Il mio è un sentimento istintivo, un sentimento che mi abita.
Penso che l’ARTE, in tutte le sue forme, sia ancora in grado, anche in modo indiretto, di cambiare il mondo. La CULTURA unisce il mondo. Smettiamola di essere indignati e cominciamo a “disturbare”. Come ha scritto Gian Paolo Serino, le bombe di carta e le molotov d’inchiostro sono le armi migliori per tentare di sconfiggere non solo dittature ma anche regimi democratici dove informazione e comunicazione sono ridotte a favole. Il vero senso di una favola non é quello di creare dei lettori volta pagina ma dei lettori consapevoli. Perché il vero senso di una favola non é farci vedere che esistono i draghi ma farci comprendere che i draghi si possono combattere.
E a quelli che mi chiedono come, rispondo con le parole pronunciate nel 1975 da Giorgio Strehler, durante la manifestazione celebrativa del trentennale della Resistenza, al Piccolo di Milano: “Come si può sconvolgere un costume, un modo di essere, mutare il grande gioco della politica, diciamolo pure, la grande miserabilità umana […]? Ebbene, poco si può fare da soli ma molto insieme alle altre forze che esistono, che ci sono e che sono accanto a noi. Le forze di quelli che lavorano e lottano per un mondo migliore. E noi accanto a loro. Non siamo pochi né soli. Soltanto restando legati come tentiamo, come tenacemente vogliamo agli altri uomini che non vogliono continuare a esistere in questa “pregevole” marea, in questa nebbia di memoria turpe che troppo ci circonda, in questo costume antico di compromesso, viltà, egoismo e tanto altro, anche noi piccola comunità teatrante possiamo aiutare il movimento della storia.”
INSIEME RESISTIAMO AL ‘BUIO’, ALLA NON DIALETTICA VISIONE DEL MONDO.
Voglio ringraziare tutti gli ARTISTI e gli AMICI che hanno aderito con le loro meravigliose opere a IMAGINE PEACE e a MASTERS OF WAR.
In primis, grazie a Fulco Pratesi e a Bruno Bozzetto, Ambasciatori del Pianeta Terra,che dimostrano sempre una grande disponibilità e generosità nei miei confronti.
Un grazie speciale
a Marco De Angelis, attento scrutatore del mondo, per il suo sguardo ironico, schietto, a volte poetico, a volte tagliente;
a Alberto Fortis, Poeta visionario e Ambasciatore Unicef,per il suo costante impegno a livello sociale e umanitario;
A Riccardo Azzurri, Poeta e Spirito libero, per la sua grande sensibilità e l’intensa attività nel sociale, a tutela delle fasce più fragili;
a Gianfranco D’Amato, per la preziosa testimonianza resa con la partecipazione all’Odissea della Pace, una carovana guidata dal Vescovo ortodosso Avondios Bica, per portare aiuti in Ucraina e per il recente viaggio intrapreso, insieme ad altri volontari, per portare in Italia alcuni profughi.
Dedico a tutti quanti voi la Poesia “Il Silenzio“, che ritengo sia una delle più belle scritte da Pablo Neruda.
Alberto Fortis è un artista sensibile che nella sua densa carriera si è misurato con le molteplici forme della Poesia ed ha prodotto capolavori quali Il Duomo di Notte, La sedia di Lillà, Settembre, Milano e Vincenzo, La neña del Salvador, Sindone, Venezia, Do l’Anima,… Con sedici album realizzati tra Italia, Stati Uniti e Inghilterra, un disco di platino, due d’oro e oltre un milione e mezzo di dischi venduti, annovera tra le sue collaborazioni artisti illustri come George Martin (produttore dei Beatles), la London Philarmonic Orchestra, PFM (Premiata Forneria Marconi), Claudio Fabi, Lucio Fabbri, Gerry Beckley (degli America), Carlos Alomar (produttore di David Bowie), Bill Conti, Guido Elmi e l’Orchestra Sinfonica Arturo Toscanini,… Autore di libri di poesia (“Tributo giapponese”, “Dentro il giardino”, “A meno che…”) e del fumetto “Berty”, con la sua biografia “AL. Che fine ha fatto Jude?”, Fortis ha voluto raccontare il suo cammino non solo dal punto di vista artistico ma mostrando anche l’uomo impegnato nel sociale, Ambasciatore UNICEF, innamorato di cause umanitarie e sempre dedito alla ricerca spirituale. Il suo è un universo fatto di Amore, Emozioni, Angeli, Arcobaleni e di “Fragole infinite” che testimoniano una geografia dell’anima, un paesaggio interiore fatto di rara sensibilità.
Ciao Al, stiamo vivendo un momento storico molto buio dove le parole valore ed economia sono diventate sinonimi e questo in un certo senso riassume gran parte della violenza del mondo contemporaneo: un mondo dove, come afferma Alessandro Guerriero, le immagini fondative sono tutte di guerra.
Stiamo vivendo in un mondo che corre sempre più velocemente, dove la massimizzazione del profitto detta legge. Inoltre in un’economia basata sulla guerra, le entrate fiscali vengono spesso ridistribuite per sostenere lo sforzo bellico a spese di altri progetti di cui una Nazione potrebbe avere bisogno. Vedo uno scellerato match muscolare tra folli leader, che dovrebbero sfidarsi a duello anziché straziare la Vita dei propri simili, che, evidentemente, simili non considerano.
Dovremmo poter arginare questa
attitudine appartenente a molti leader, trovare una sorta di equilibrio.
Sicuramente, rispetto al
passato, alcuni aspetti sono migliorati ma ciò che sta accadendo in questi
giorni mi porta a pensare all’esistenza di un lato oscuro della forza che
sta alterando l’equilibrio e l’armonia cui dovrebbe tendere l’Universo. Non trovo
altre spiegazioni possibili.
Non riesco a comprendere perché
ci sia così tanto odio nei confronti dei propri simili.
Il desiderio estremo di potere porta a diventare esseri del cosiddetto lato oscuro, tema comune in letteratura, con le tentazioni incarnate in diavoli, streghe, serpenti, …, purtroppo lo vediamo troppo spesso rappresentato nella realtà, con quel restringimento di coscienza che porta a vedere le proprie azioni esenti da conseguenze su un sistema interconnesso.
L’ego può fare anche questo,
farci credere che siamo arrivati chissà dove e a chissà quali vette di potere. Quello
che viene fatto da una parte del pianeta si ripercuote anche sull’altra parte,
perché ogni cosa è connessa alle altre.
A quanto pare Putin vuole lasciare il segno come fece Pietro il Grande, riunendo i territori dell’antica Russia. Ma nel frattempo le cose sono cambiate. E’ cambiato il mondo.
L’Ucraina si è europeizzata. La
comunicazione attraverso i vari media, l’uso dei cellulari hanno consentito in
parte al libero arbitrio di oggi. Medaglia che ha sempre due facce ma che comunque,
nel suo lato positivo, ha creato collanti nel tessuto sociale e ha determinato forti
prese di coscienza collettiva su molte tematiche.
Il grande dispiacere è che non
si sia realizzata la visione di un uomo illuminato come quella di Michail Gorbaciov,
visione di un rapporto Russia Europa ben diverso, con valori condivisi e ideali
di armonia.
Gorbaciov richiamò per prima
cosa l’attenzione sui valori umani, universali in quanto tali, che avrebbero
dovuto divenire la nuova stella polare della politica dell’URSS, come di
qualunque altra potenza. Altro punto fondamentale, il riconoscere ed il
tollerare le diversità tra i vari nazionalismi.
Gorbaciov è stato un Uomo di PACE. Ha sempre ripudiato l’uso della forza come strumento di politica. E’ stato davvero un Uomo straordinario, anello tra tanti di un’unica catena che lega tra di loro tutte quelle Esistenze spese per la Pace ed il bene dell’umanità. Cito per primo Gesù per proseguire con Mahatma Gandhi, Martin Luther King, i fratelli Kennedy, i Primi Ministri Istzak Rabin e Benazir Bhutto, i Giudici Falcone e Borsellino, John Lennon, Pier Paolo Pasolini e tanti altri.
Ritengo che tutte queste Persone siano state bandiere di Pace, che hanno condiviso una fine cruenta voluta da un vertice che non aveva capito che questo mondo potrebbe essere migliore e che così tutti potremmo celebrare il vero senso della Vita. Siamo qui per questo, per celebrare la nostra esistenza. Attraverso la testimonianza della loro Vita e del loro credo, continuano a trasmetterci quanto sia importante credere ai nostri piccoli-grandi sogni.
Eleonor Roosvelt diceva infatti
che il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.
Sì, ognuno di noi ha il potere di trasformare piccole cose che poi possono portare ad un risultato inaspettato. In un momento storico di profonda crisi come il nostro, la trasformazione diventa fondamentale. Urge al più presto un cambiamento, un ripensamento, un colpo di coda che porti ad una riconfigurazione del sistema internazionale, con valori che diventino collante, i mattoni per costruire un new world order.
Io vivo con questa speranza. Molti sono stati gli sforzi in questa direzione ma il cammino è ancora lungo. Con questa ennesima guerra, ci svegliamo con le immagini di esplosioni, bombardamenti, morte e disperazione. Milioni di profughi, per la maggior parte donne e bambini. Nei loro volti dolore e speranza. Una tragedia umana che colpisce profondamente i nostri cuori.
In questo agghiacciante scenario di sofferenza, una nota positiva sta nella risposta da parte dell’Occidente. E’ davvero encomiabile quello che sta accadendo: la catena di solidarietà, sia dall’Italia che dagli altri Paesi, è la risposta all’orrore di questa guerra. Sono molte le Associazioni e le famiglie che offrono accoglienza e ospitalità ai profughi e che inviano aiuti in Ucraina. Un esempio èl’Odissea della Pace, ammirevole iniziativa capitanata dall’Arcivescovo Avondios Bica, a cui ha partecipato anche l’amico Gianfranco D’Amato. Il suo convoglio é rientrato con 8 Profughi tra cui quattro bambini. Avevamo tentato in poche ore di recuperare un Van o Camper per potermi unire alla Spedizione che prevedeva anche gli Amici Mario Furlan, Presidente City Angels e Rolando Giambelli, Presidente Beatlesiani D’Italia. Questo, purtroppo, non è stato possibile, ma ci sarà modo, oltre alle donazioni già effettuate, di contribuire alla Causa Umanitaria della Pace. La guerra è l’antivita e chi la causa renderà conto alla VITA stessa.
https://youtu.be/5r-67-caEpE
Papa Francesco continua a lanciare appelli affinché si ponga fine a una guerra che definisce “un massacro insensato” per il quale non c’è alcuna giustificazione. Il 25 marzo ha voluto consacrare l’Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Evento spirituale a cui si sono uniti tutti i Vescovi del mondo.
Papa Francesco ha sottolineato che abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali e, soprattutto, stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Le piazze europee chiedono, con grande forza, la pace, ma la ferocia degli scontri in Ucraina non sembra diminuire. Putin ha ancora un seguito molto accorato e convinto. Basti pensare alla dichiarazione del Patriarca Kirill, Capo della Chiesa Ortodossa, che giustifica e sostiene la guerra in quanto crociata contro “la lobby gay” occidentale!
Putin non prende in considerazione l’opinione pubblica, non crede che si possa ribaltare lo status quo. Secondo alcune fonti, la sua cortina di protezione non lo informa sullo stato reale della situazione ma gli dicono unicamente quello che lui vuole sentirsi dire. Da un’analisi di un inviato che vive a Kiev, Putin ha sempre considerato l’Europa come un territorio debole, che può essere ‘comprato’. Fondamentale sarebbe capire quali siano le intenzioni del leader cinese Xi Jinping, perché questo condizionerà l’ago della bilancia. Se dovessimo sommare tutto quanto è capitato in questi ultimi tre anni di pandemia, la visione di questa ennesima guerra mi appare come un’orribile ciliegina su un’altrettanto orribile torta. La speranza è che si arrivi presto ad un accordo. Non posso non pensare alle vittime di questa guerra. Continuo a vedere bambini uccisi e ospedali bombardati: tutto questo è inaccettabile.
Concordo con te in toto e voglio in questo contesto ricordare il discorso tenuto dal Dott. Gino Strada nel corso della cerimonia di consegna del “Right Livelihood Award 2015”, il “premio Nobel alternativo“.
https://youtu.be/lUot4EHauEk
“….. Mi è occorso del tempo per accettare l’idea che una “strategia di guerra” possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del “Paese nemico”. Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili. Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari.
Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. È quindi questo “il nemico”? Chi paga il prezzo della guerra?
….. Ogni volta, nei vari conflitti nell’ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l’uccisione di civili, morte, distruzione.
La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra.
… La maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell’immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente. “
Il rispetto per la Vita, la nostra e quella di tutto ciò che ci circonda, è segno di civiltà. Purtroppo, secondo Antonio Guterrez, segretario generale dell’ONU, in alcune situazioni ci stiamo avvicinando ai peggiori scenari ipotizzati dagli scienziati, con conseguenze per le persone e per tutti i sistemi naturali che ci sostengono.
C’è da preoccuparsi seriamente del rapporto che l’umanità ha con il Pianeta. E’ uno scenario a dir poco deplorevole quello della specie umana. L’uomo può essere paragonato ad un animale che lotta e prevarica l’altro per la conquista di territori. Non c’è granché ora che mi faccia ridere e forse un po’ tutti preferiamo scrivere al telefonino perché inconsciamente ci piace di più pensare che non conserveremo ricordi e testimonianze di un’epoca che tutto sommato avvertiamo disumana. Come ha sempre sostenuto Gino Strada, ABOLIRE LA GUERRA E’ L’UNICA SPERANZA PER L’UMANITÀ. Sono convinto che se l’Essenza del Femminino Sacro potesse avere più voce in questo mondo potrebbe quasi certamente decretare una società lontana dalle guerre, orrendo giochino voluto da tanti bimbi grandi, mai veramente cresciuti.. Continuo a essere fortemente convinto che se le guerre si facessero con duelli tra “capi di Stato” ce ne sarebbero molte meno, o nessuna. Tutto è sempre risolvibile senza ricorrere ad una guerra, ma l’uomo idiota ha bisogno di quel malato e perverso meccanismo personal/sociale per soddisfare voglia atavica e disturbata di prevaricazione e di leadership. Si creano fatturati nazionali giganteschi per comprare armi per poi espandersi: per andare dove? Stai a casa tua, uomo stupido e pensa a fare del bene e, se mai, a esportare del bene. Così conquisterai il bene più alto: la Stima, il Rispetto e la Collaborazione altrui nel caso di bisogno. Siamo tutti piccoli Istanti di UN enorme Firmanento.
Caro Al, purtroppo, ‘L’UOMO IDIOTA’ non è dotato del basik kit intelletto + cuore, né di coscienza, ‘muscolo’ che per funzionare bene andrebbe tenuto costantemente allenato. ‘L’UOMO IDIOTA’ soffre di una malattia peggiore dell’immoralità: l’amoralitá, la totale indifferenza, ed è per questo che molti hanno l’arroganza di mostrarsi tali, con protervia e veri e propri deliri di onnipotenza…
“Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare… A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.”
Gianfranco D’Amato (penultimo a da destra) con gli amici volontari che hanno partecipato a questa seconda Odissea della Pace.
Sono più di 70.000 i profughi ucraini arrivati in Italia dall’inizio della guerra, per la maggior parte donne e bambini. Non trovo le parole per poter descrivere le storie di chi ha perso tutto, dalla casa, alla famiglia, al lavoro, ed è fuggito dalle zone di guerra, scampando alla morte. Sui loro volti si leggono paura, dolore e profondo smarrimento. Non sanno come andrà a finire questa triste vicenda, non sanno quando e se rivedranno i propri cari, la propria patria. Molti di loro hanno varcato il confine, ma sono rimasti sulla linea di frontiera, con la speranza di potere tornare nelle loro città. Ma la guerra sta dettando legge e allontana un popolo dalla sua Terra. Tutto questo è inaccettabile. Sono molte le missioni umanitarie in atto che stanno consegnando in Ucraina i beni di prima necessità, i medicinali, e che stanno portando in salvo migliaia di persone, senza poter contare sulla solidità dei corridoi umanitari. Prezioso è l’impegno dei volontari che partecipano con grande volontà e tenacia a queste spedizioni. Impegno che continua anche al rientro in Italia con la messa in campo di progetti di prima accoglienza, assistenza, inserimento e integrazione, grazie ad una fitta rete di contatti e alla disponibilità di molte famiglie italiane. Queste imprese, queste storie di solidarietà e speranza, meritano di essere raccontate. Ne parlo ancora una volta con Gianfranco D’Amato, reduce da pochi giorni dalla sua seconda “Odissea della Pace” in Ucraina.
Ciao Donatella, abbiamo deciso di fare questo secondo viaggio quando, la volta scorsa, arrivati con i 16 convogli di aiuti al confine tra la Romania e l’Ucraina, abbiamo deciso di portare con noi in Italia alcuni profughi. Laggiù abbiamo visto tantissime mamme con i loro bambini e siamo riusciti a portare in salvo una ventina di persone. Non eravamo andati laggiù con quell’intento, ma visto che nel frattempo alcune famiglie si erano rese disponibili all’ospitalità, lo abbiamo fatto.
Rientrati
in Italia abbiamo ben ragionato sulla questione, avendo più chiara la
situazione che avremmo trovato in quei luoghi, e ci siamo organizzati per
tornare laggiù, con criteri totalmente differenti.
Siamo ripartiti venerdì 25 con 4 van. Eravamo in nove, per darci il cambio alla guida, e abbiamo caricato questi mezzi all’inverosimile, con scatoloni di viveri, medicine e altri beni di prima necessità. A differenza dell’altra volta avevamo già una rete di contatti tramite l’Associazione di ex universitari di Villa San Giuseppe, a cui appartengo, e inoltre avevamo i nominativi delle famiglie disposte ad ospitare i vari profughi. Voglio sottolineare che le famiglie coinvolte sono tutte di persone amiche o appartenenti a questa Associazione, in modo da garantire maggior sicurezza e controllo. La destinazione finale è stata il Piemonte, perché il nostro Collegio di studi è collocato a Torino. Una signora ucraina che vive a Milano, Mariya Tatarenko, che già ci aveva aiutato con la prima spedizione, è stata il fulcro di questa missione. Senza di lei non saremmo potuti partire. Ci ha dato molti suggerimenti e i numeri di telefono per individuare chi potesse avere bisogno del nostro aiuto e, cosa più importante, ci ha messo in contatto con Anna, la responsabile del centro di accoglienza di Zamosc, sul confine tra Polonia e Ucraina, meta del nostro viaggio.
https://youtu.be/Kro_Is7zFE0
Quello di Anna è stato l’aiuto determinante. Sono stato in contatto con lei per giorni interi, per individuare le persone da portare in Italia, già attese dalle famiglie dei nostri amici. Arrivati al centro profughi, Anna ci ha accolti come se ci conoscessimo da una vita. Grazie a lei e al suo instancabile lavoro siamo riusciti a portare in Italia 19 profughi ripartiti con noi a bordo dei van. Con loro anche due cani e un gattino.
Quando eravamo a Zamość ci siamo impegnati al massimo per riportare più gente possibile, anche se il tempo a nostra disposizione era poco. Eravamo riusciti a recuperare 16 persone e grazie all’intervento di Maryia, a Cracovia, si sono aggregate al gruppo altre tre, tra cui due anziani di Mariupol che avevano perso la loro casa ed erano stati tratti in salvo dalle macerie. Erano terrorizzati! E’ stato molto difficile convincere questi ultimi, perché erano talmente disorientati che facevano fatica a fidarsi e ad affidarsi. Ma alla fine, siamo riusciti a convincerli, assicurando loro che li avremmo accompagnati personalmente dalla famiglia che li avrebbe accolti.
Gianfranco D’Amato con i due coniugi di Mariupol
Abbiamo accompagnato la piccola Evelina dal centro profughi di Zamość a Rivoli, da Mario e la sua meravigliosa famiglia. Con lei, la mamma, la nonna e l’inseparabile cagnolino. A destinazione ha trovato un altro amico a quattro zampe e ha subito festeggiato il suo compleanno con una meravigliosa torta decorata con la bandiera ucraina.
“La generosità è un’onda che trasforma un piccolo gesto in un grande progetto: voglio ringraziare tutti coloro che hanno cooperato per la riuscita di quest’impresa con le donazioni, con il lavoro fisico, con ogni genere di mezzo e risorse. Non da meno è stato l’interesse del mondo del web, con molti influencer e personaggi che hanno lavorato con i volontari e hanno condiviso l’iniziativa in rete per farla conoscere”.
Arcivescovo Avondios Bica
Il progettoOdissea Della Pace – IL TUO AIUTO PER L’UCRAINA è nato per iniziativa di Avondios Bica, Arcivescovo della Chiesa Ortodossa di San Nicola al Lazzaretto a Milano, e di alcune organizzazioni di volontari dell’hinterland milanese e rappresentanti delle istituzioni comunali, che hanno sospeso le proprie attività per dedicarsi completamente a questa importante causa umanitaria, portando sostegni alla popolazione ucraina colpita dalla guerra. All’inizio del mese di marzo, é partita da Milano una lunga carovana composta da 16 tir, che dopo due giorni di viaggio senza sosta, ha consegnato oltre 150 tonnellate di beni di prima necessità direttamente in territorio ucraino. Venerdì 18 marzo è partita una seconda staffetta destinata a sostenere le strutture di accoglienza dei profughi e gli orfanatrofi dell’Ucraina L’Odissea della Pace è una delle tantissime iniziative di solidarietà nate in tempo record grazie alla partecipazione di moltissimi volontari e al contributo di molti personaggi famosi e influencer, che con i propri canali social hanno amplificato questa lodevole iniziativa, sensibilizzando e coinvolgendo così centinaia di cittadini che si sono presentati la notte prima della partenza per aiutare a caricare i tir. Tra questi ultimi, voglio ricordare Paolo Stella, Diego Passoni, Sirio, Victoria Cabello, Nilufar, Dario Head, Clementina Coscera, Alessandra Airo, Andrea Serafini, Nike Martens, Frank Gallucci, Giulia Gaudino, Davide Patuelli, Ana Laura Ribas, Federico Figini, Benedetta Piola, Angelo Cruciani, Tommaso Zorzi, Tommaso Stanzani, Edoardo Mocini. Un grazie speciale va a Event Management srl., alla Ditta Capozi che ha messo a disposizione camion e tir per il trasporto di viveri e farmaci, alle Associazioni Cleanbusters, Milano SoSpesa e Noah, alla Parrocchia cattolica di San Gerolamo Emiliani, al Comune di Milano zona 3, ai Comuni di Pieve Emanuele, Assago, Basiglio, Opera, Siziano, Rozzano, Gambolò e Segrate.
Tra i molti volontari di questa lodevole impresa c’é anche Gianfranco D’Amato che da Segrate si è unito al convoglio e ha tenuto il diario di bordo della spedizione.
Ciao Gianfranco, ci vuoi raccontare questa toccante esperienza?
Ciao Donatella, tutto é iniziato a febbraio con un sms di un amico, mentre stavo trascorrendo qualche giorno in montagna. Il messaggio diceva che a Segrate stavano facendo una raccolta per aiutare la popolazione ucraina e che avevano intenzione di pubblicare un volantino per coinvolgere le persone a donare cibo, vestiti e medicinali.
Un gruppo di persone era in contatto con la Chiesa Ortodossa di Milano e insieme siamo riusciti a raccogliere una incredibile quantità di aiuti. Il Comune di Segrate ci ha destinato degli spazi per il deposito e man mano che arrivavano le donazioni, i volontari ci aiutavano a smistarle e a inscatolarle. Col passare dei giorni, eravamo decine e decine di persone a gestire tonnellate di roba. E la cosa meravigliosa è che tutto è nato per caso. Nulla è stato programmato a tavolino.
A Cascina Commenda, sono stati giorni massacranti a lavorare fianco a fianco con decine di persone che avevano lasciato tutto per dedicarsi all’emergenza. C’era un fiume di gente che arrivava per donare l’inimmaginabile, ognuno portava quello che poteva e i bambini, in prima fila, regalavano i loro giocattoli per i bambini ucraini Sono state raccolte tonnellate di beni di prima necessità. Abbiamo trascorso ore a cercare mezzi e risorse, a pianificare, a sincronizzare meccanismi e programmare azioni, compiti per i quali generalmente servono settimane di tempo. Qualcuno ha deciso di scatenare una guerra, noi a Segrate, come tanti altri in tutto il mondo, abbiamo risposto così.
La sensazione di vivere in un luogo in cui la gente risponde con tanta generosità a un’emergenza non ha davvero prezzo! Da quando ho ricevuto il primo messaggio sull’iniziativa, è stato un diluvio di comunicazioni, adesioni, richieste di partecipazione. C’è tanta gente per bene che, oltre a esprimere un’opinione netta contro la guerra, ha deciso anche di darsi da fare. Si è messa in moto una macchina che sta creando un incredibile effetto domino. Sono orgoglioso di appartenere alla comunità segratese, che in questo drammatico frangente reagisce così.
E’ stato un lavoro estenuante concentrato in soli 4 giorni. E’ davvero incredibile quante persone si sono fatte in quattro per raccogliere, raggruppare, inscatolare, etichettare, trasportare migliaia e migliaia di pacchi.
Sì Donatella, io li ho definiti gli angeli di Segrate. Appena abbiamo iniziato la raccolta, avevo chiesto al mitico Nunzio Brognoli, leader indiscusso di questa estenuante attività durata quattro infiniti giorni, di raccogliere TUTTI i nomi delle fantastiche persone che hanno lavorato ininterrottamente. Sono così tanti che qualcuno è certamente sfuggito. Tra loro e con loro l’Associazione Nazionale Carabinieri e i volontari della Protezione Civile di Nunzio. Questi, uno per uno, i loro nomi: Nunzio Brognoli, Claudia Delissandri, Giulia Di Dio, Martina Paiè, Carmelo Alacqua, Mara Altomare, Giovanni Valore, Cornelia Bonfanti, Mario Sormani, Vitale Loto, Sabrina Casiroli, Grazia Santalucia, Maurizio Borgato, Corrado Luppi, Vanda Tubia, Guido Coltivato, Anna Maria Paci, Ornella Paci, Annamaria Legrottaglie, Enrica Mezzella, Giuliana Lusso, Silvia Milesi, Demetrio Russo, Gabriele Gazzoli, Fabrizio Giaccon, Lara Giaccon, Sestica Molle, Alessandro Andreoli, Liba Shevchenko, Mariella Bolchi, Andrea Bertani, Piera Ompi, Carmelo Alacqua, Angelo Nicoli, Ombretta Pizzera, Giouliana Lusso, Mary Pizzera, Alina Thompson, Federica Cazzaniga, Alessia Gandini, Anna Carriero, Dario Giove, Andrea Belloni, Filippo Goldoni, Mucchi Facchinetti, Celeste Facchinetti, Silvia Vitali, Giuseppe Ferrante, Maria Antonietta Romanoni, Elisa Bragagnolo, Paolo Casati.
Nel contesto di una situazione confusa e difficile in cui stanchezza e stress si accumulavano, questa è stata innanzitutto una squadra fenomenale di amici, unita da uno scopo comune. Una vera macchina da guerra, in moto per l’unica guerra che noi riconosciamo, quella a difesa della solidarietà.
L’Arcivescovo Avondios Bica prima della partenza del convoglio
Il 4 Marzo vi siete ritrovati al punto di raduno per la partenza, a Milano.
Sì, abbiamo recuperato 5 mezzi di trasporto e con altri volontari di Segrate ci siamo uniti alla carovana guidata dall‘Arcivescovo Avondius Bica, che aveva scelto come tappa di partenza lo spazio esterno della Ditta di trasporti Capozi, a sud di Milano. Un’organizzazione incredibile! Ogni mezzo era meticolosamente incolonnato e aveva sul fianco la scritta ‘aiuti umanitari per l’Ucraina’.
L’ingresso in SloveniaL‘arrivo a SuceavaLa coda al confine tra Romania e Ucraina
https://youtu.be/wHLzyjwP_HI
https://youtu.be/Hkx9ron87G8
https://youtu.be/XwSPjbGJ5CY
Sapevamo che il luogo di destinazione era al confine tra Romania e Ucraina, e che al nostro arrivo, avremmo avuto dei contatti grazie all’Arcivescovo Bica. Alcuni aiuti li avremmo dovuti lasciare al confine e altri li avremmo dovuti portare oltre confine, a 35 km, in una cittadina in Ucraina.
Noi non abbiamo attraversato il confine e ci siamo fermati al campo profughi, dopo un viaggio da incubo attraverso la Romania. Mentre in Slovenia e in Ungheria ci sono autostrade, in Romania ci sono strade dove non puoi superare gli 80 km orari. Abbiamo impiegato 32 ore per arrivare a destinazione!
Al campo profughi c’erano tantissimi volontari e Rumeni che lavoravano assiduamente. Avevano in braccio bambini ed era impressionante il flusso continuo degli arrivi di mamme e bambini. La temperatura era a meno 3 e nevicava copiosamente. C’era un brulichio, un fermento di umanità difficile da descrivere se non ci si trova in mezzo.
https://youtu.be/y1fNGzclAXs
Alcuni rappresentanti di associazioni di volontariato, con cui eravamo in contatto, ci hanno trovato da dormire in una canonica perché tutti gli alberghi erano pieni. Tutta la città era strapiena. Tutto era improvvisato e senza programmazione.
Chi era in possesso di passaporto poteva oltrepassare il confine. Alla dogana c’erano controlli molto severi ma alla fine le merci sono state portate in territorio ucraino. Noi volevamo sapere a chi sarebbero state destinate e sono state perciò scaricate insieme ai rappresentanti della Protezione Civile Ucraina.
I pacchi venivano spostati da un camion all’altro. Alcuni di noi sono saliti sui loro camion e hanno raggiunto la Chiesa del Vescovo ucraino per scaricarli personalmente nei magazzini, per monitorare il tutto ed essere certi che le merci arrivassero alle parrocchie ucraine. In questo modo, abbiamo seguito l’intero flusso delle merci.
E’ stata una grande prova questo viaggio.
Abbiamo dormito 10 ore in 4 giorni. Abbiamo viaggiato 1 giorno e mezzo senza sosta. Qualcuno ha dormito nei TIR e poi alla mattina prestissimo siamo andati al confine dove abbiamo trovato la situazione che ti ho descritto. Poi rientrati, siamo tornati al campo profughi per vedere se qualcuno poteva venire con noi, sui 15 mezzi che avevamo a disposizione. Questa azione é stata fatta con molta cautela. Perché é indispensabile conoscere il luogo preciso della loro destinazione e devono essere in possesso di documenti in regola altrimenti in Ungheria non possono entrare.
Noi del gruppo di Segrate abbiamo portato in Italia 8 profughi e altri 12 sono stati accolti sugli altri mezzi. Dei nostri, Veronica, la più piccolina (solo un anno d’età), é stata accompagnata a Bergamoinsieme ai suoi giovanissimi genitori e ad un’altra mamma con il suo bambino. Con me e l’amico Michele Romanelli, hanno viaggiato Olga e le sue due figlie: Anastasiia e Ksenia. rispettivamente di 4 e 9 anni, scappate da una città vicino ad Odessa. Per tutto il viaggio abbiamo comunicato con Google translator e Olga ci ha raccontato che i suoi genitori avevano perso la casa sotto i bombardamenti mentre suo marito e suo fratello erano rimasti a combattere. Lei era riuscita a fuggire con le figlie e voleva raggiungere a Catania la sorella. La cosa bella è che queste bambine, nonostante l’orrore vissuto in Ucraina, hanno giocato, riso e dormito durante tutto il viaggio verso l’Italia.
Gianfranco D’Amato sul Van insieme a Olga, Anastasiia e Ksenia
Sono stati molti i momenti emozionanti.
Tutto il viaggio lo è stato. Un momento molto bello è stato quando il segrateseNunzio Brognoli ha raggiunto il convoglio con la macchina della Protezione Civile e, superandolo, lo ha guidato fino in Ucraina.
E’ stato molto toccante vedere la piccola Veronica in braccio ai suoi genitori, vedere lo sguardo di Olga e delle sue due bambine.
Ti senti responsabile di queste vite.
La piccola Veronika in braccio al padre
Con Olga ci siamo scambiati tantissimi messaggi per sapere del loro arrivo in Sicilia. Purtroppo, appena arrivate, le cose si sono un po’ complicate. Pare infatti che non possano essere ospitate da sua sorella Nadia e inoltre, per poter ottenere i documenti da rifugiati, debbano rimanere per qualche tempo in una struttura religiosa a Ragusa, dove si trovano attualmente. Si spera che prossimamente possano tornare a Catania, vicino a Nadia.
Mi stanno contattando in tanti per questa vicenda: ma noi non abbiamo fatto niente di particolare. Quando abbiamo visto in tv quello che stava accadendo ci siamo semplicemente alzati dal divano. Alla fine, si tratta solo di alzarsi e di fare. Prendi un van e, invece di fare un viaggio, vai laggiù.
Maurizio Biosa, milanese, ha maturato molte esperienze di studio, professionali e di vita sociale. Negli anni novanta ha lavorato come educatore in diversi Centri di aggregazione e dal 1991 al 2002 è stato prima allievo e poi attore dellafamosa Compagnia QuellidiGrock. Fotografo freelance, promotore e portavoce del Forum Europeo del Teatro fino al FSE di Londra 2004, Biosa è stato co-fondatore e attore (con la CompagniaFigure Capovolte) del gruppo di ricerca e produzione teatrale Memoria del Presente. In ambito giornalistico ha collaborato con AGR (agenzia radio-giornalistica) e con la redazione di Box Office Italia. Nel 2011 si laurea in Programmazione dei Servizi e delle Politiche Sociali alla Facoltà di Sociologia presso l’UniversitàBicoccadi Milano: le sue aree di intervento sono l’interazione interculturale, la mediazione dei conflitti sociali, la mutualità di territorio, il sostegno alla patologia e alla fragilità e la riduzione del disagio sociale. Educatore professionale per la Comunità Mizar – Coop.va Filo di Arianna (Responsabile del servizio per la Rete Territoriale), Responsabile dell’Area notturna della Comunità di doppia diagnosi Alisei per CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà, agente del cambiamento per i diritti sociali e specialista esperto della relazione educativa in contesti complessi o problematici, il suo percorso si allarga alla ricerca antropologica fino ad arrivare alle esperienze di auto mutuo aiuto dedicate al lavoro ed alle attivazioni di progetti sul territorio. Dall’autunno del 2017 è tra i soci fondatori di Radio NoLo aps. Sensibile allo sviluppo e alla progettazione “aperta” di reti territoriali di comunità, così come alla facilitazione, alla generazione e valorizzazione delle espressioni artistiche, culturali ed antropologiche già presenti sul campo, ha maturato anche esperienze nelle banlieues parigine ed in terra di Palestina, Gerusalemme Est (Shu’fat camp). E oggi? “Oggi affronto come il resto dell’umanità questa ‘fase pandemica’ e il fantasma della Terza Guerra Mondiale. Ma ci sono, viandante. Nessuno resti indietro. Restiamo umani e pace sulla Guerra all’Ucraina.”
L’Europa in apparente ripresa dalla Pandemia che ha colpito tutto il mondo è sprofondata dalla durezza dell’aspirante Zar Vladimir Putin. Da giorni vivo con grande preoccupazione gli eventi. Da giorni cortocircuito nel confronto con il reale. Come sotto assedio. Non riesco a prendere le distanze da quanto è accaduto al popolo Ucraino. Sono anche io in balia dell’”operazione militare speciale” voluta dal leader del Cremlino. Si sostiene da lustri che la prima vittima in una guerra sia la Verità. Una Ucraina, ‘amica e smilitarizzata’ è quella che qualche ora fa il Ministro della Difesa Lavrov ha ‘proiettato come un film’ con le sue parole, davanti ai giornalisti del mondo durante la Conferenza Stampa, al termine dell’incontro odierno col suo omonimo ucraino Kuleba, ad Antalya in Turchia. Non invasa ma voluta e sostenuta per liberarla e restituirla alla storia della grande madre Russia. Definitivamente denazificata e liberata dai tossicodipendenti e pure dai gay. Ma da oggi anche per difesa dagli attacchi degli Stai Uniti…
Io non credo alla Verità. La guerra è sempre, prima di ogni cosa, una catastrofe per i popoli. Questa guerra, arrivata al suo 15° giorno, è al momento capace di stravolgere l’esistenza di milioni di persone tra cui almeno 2.500.000 tra donne, anziani e bambini, già rifugiati all’estero. A detta di molti, la Resistenza del popolo Ucraìno e la imprevedibilità dei piani militari di Mosca potranno fare aumentare il numero di chi sarà costretto ad ‘andarsene’ dalla propria casa, o come la più parte, a lasciare il suo Paese. I rifugi di fortuna, i tunnel della metropolitana di Kiev. Bersagliati in tutto il paese dal nemico. Anche se oggi per loro è andata un poco meglio. Meno fuoco su di loro.
La Russia da giorni ha ‘aperto le sue braccia’ per accogliere con corridoi umanitari diretti ai propri confini le persone in fuga. Ma di fatto le scelte ed i modi di condurre l’Operazione da parte di Putin e dei suoi sottoposti, stanno spingendo chi scappa verso il confine Polacco, Moldavo e comunque verso un ‘ovest’, ambito e desiderato prima (l’agognato ingresso nell’UE), ed ora diventato la meta di una disperante fuga dalle proprie radici.
Verso l’Occidente, comunque… Senza “usare” le immagini che hanno fatto il giro del mondo nell’ultima settimana è il buon senso a proporre perché questo stia accadendo. Il buon senso e… le fosse comuni dell’ormai trucidata Mariupol. La scelta coraggiosa del Premier ebreo Zelensky e con lui di un popolo fiero a votarsi alla Resistenza dell’Ucraìna, fa il paio con questa invasione Russa. Anacronistica, quanto disorganizzata, medioevale nella strategia della sua condotta, folle perché verso il cuore e il futuro di un intero continente. Rifiutata e condannata dalla più parte dei Paesi aderenti a ciò che resta dell’ONU. Dall’Europa tutta. Messa in difficoltà dalla coalizione delle sanzioni e degli aiuti economici e militari all’Ucraina.
Resta per chi scrive l’obbligo di spiegare quale sia la frustrazione nel ‘vivere’ più che mai in questi giorni spaventosi quest’occidente. Contraddittorio e bollato, nella contemporaneità, dalla ‘esportazione della democrazia’ e dalla vertiginosa fuga dall’Afghanistan. Pronto a muovere eserciti per i propri interessi economici ma ridotto alle ‘sanzioni’ davanti alla pericolosa evoluzione verso un ipotetico nuovo Conflitto Mondiale che sarebbe probabilmente non più lungo di un’ora… Così come incapace di promuovere una campagna vaccinale mondiale per affrontare la pandemia. Ma a un tempo solo come uno di un popolo così radicalmente affezionato alla propria libertà.
Alla parola Libertà, a ciò che attualmente rappresenta tengo molto. Intimamente, nell’anima. Ho ereditato questo radicamento dalla Resistenza nel mio Paese al Nazifascismo. Dalla straordinaria vitalità di persone come Liliana Segre e dalla figura intellettuale, poetica e politica di Pier Paolo Pasolini. Dalla morte di Fausto Tinelli e Lorenzo (Iaio) Iannucci. Dal diritto all’autodeterminazione dei popoli, da quello Curdo a quella avversa a quello dei Palestinesi. Dalla devastazione di intere culture, antiche come quella Mesopotamica in Iraq e dall’annientamento della fresca rivolta dei giovani di Hong Kong così come fu degli studenti di Piazza Tienanmen. Dall’ipocrisia della ‘guerra umanitaria’ dei Balcani e da quella delle comfort-zones in cui in molti siamo troppo spesso barricati e da cui altri stanno fabbricando anche su questa “guerra” delle fake news. In qualche immorale modo per renderla plausibile.
Ed ecco che dopo tutto questo tempo, il sentimento dell’assedio nell’anima diventa di giorno in giorno insopportabile. Per non riuscire a sostenere altrimenti quelle donne, quegli anziani, quei bambini, inerti e in fuga davanti alla guerra di Putin. In un momento in cui alla libertà siamo un po’ tutti disabituati, fuori sincrono, disumanizzati dal distanziamento pandemico come dalla paura dell’altro. Legati solo dal timore del contagio e dalla speranza che si possa tornare a finalmente a “vivere”… Così come, fino a solo tre settimane fa, facevano le donne e gli uomini. Gli anziani e i giovani, l’infanzia in Ucraìna… Sorelle e fratelli. Come chi in Russia ora rischia la prigione (fino a 15 anni) se dice che questa è una guerra o manifesta per la fine delle ostilità.
Spero che questo incubo finisca presto, anche se probabilmente rischia di cambiare gli equilibri di un mondo che aveva più urgenza di far fronte unito contro la Pandemia e i cambiamenti climatici e non aveva certo necessità di un conflitto tanto pericoloso, le cui ferite mortali resteranno per lustri nelle memorie… Così come Putin, il nuovo “Zar”, internazionalmente riconosciuto come criminale di “guerra”.
Cessate il fuoco e… tornate a casa, tutti. Perché i bambini devono poter tornare a giocare a Maidan*.
Milano 10 Marzo 2022.
*Maidan in ucraìno vuol dire Piazza. E’ così chiamata la Piazza principale di Kiev, Capitale dello Stato libero di Ucraìna.
“Mai come in questi giorni questa canzone mi sembra avere un senso. Che delusione questo Futuro che si sta infeltrendo come un vecchio calzino di lana. Parafrasando il grandissimo Giorgio Gaber, ‘La Mia Generazione Ha Perso’, la testa e la memoria! Scusate ragazzi… “
Eugenio Finardi
Il mondo osserva le scene più tragiche appiattite dalle immagini di monitor e tv. E’ l’immagine di un mondo fuori posto, dove ogni logica è saltata e dove la normalità è sospesa. Non è una storia nuova lo svolgimento drammatico di questa guerra che ha frantumato in mille pezzi le molte illusioni sorte all’inizio degli anni Novanta con la figura di Mikhail Gorbaciov, allora segretario del Partito Comunista dell’Unione sovietica e presidente dell’Urss, a cui venne conferito il Nobel per la Pace, il 15 ottobre del 1990. Grazie alla “Perestrojka”, ci fu un radicale cambiamento nella società del suo Paese. Le riforme politiche e la scelta di interrompere alla corsa agli armamenti giocarono un ruolo determinante per porre fine alla Guerra Fredda. Ma questa parentesi illusoria, influenzata da un’eccessiva fiducia nel progresso, ha avuto vita breve. Perché la storia non ha un divenire lineare, ma è un’alternanza di periodi di pace ed espansione e di periodi di crisi e conflitti.
Lo sa bene Fulco Pratesi, Fondatore e Presidente Onorario WWF, a cui ho chiesto di darmi un suo pensiero su questo ennesimo disastro in atto. Con la grande disponibilità e cortesia di sempre, Pratesi mi ha risposto con queste parole:
“Cara Donatella, purtroppo quella a cui stiamo assistendo non è che una delle infinite scene del repertorio creato su un innocente Pianeta e sulla altrettanto innocente sua biodiversità, condannati a convivere con la più aggressiva, invadente e inarrestabile specie, assurdamente autodefinitasi Homo sapiens. Da millenni la Scimmia Nuda si accanisce sui propri simili e sulle incolpevoli creature vittime della sua avidità, intolleranza e violenza suicida, favorite da una crescita inarrestabile delle proprie moltitudini ai danni del Creato. Queste infinite guerre ingaggiate dall’uomo, magari rispondendo a orrendi stimoli di potere e sopraffazione ai quali stiamo assistendo terrorizzati e indignati, non finiranno mai finché non sarà tornata una nuova era in cui gli esseri umani non comprenderanno la necessità di amare tutte le creature e l’ambiente che le ospita, compresi i propri simili, anche i più indifesi. Come dice il Signore, attraverso le parole del Profeta Geremia ,”Vi ho condotti in un giardino, per saziarvi dei suoi frutti e dei suoi beni. Ma voi, appena stanziati, avete profanato la mia terra, avete reso la mia eredità un’ abominazione”.
E quale abominazione dobbiamo soffrire, più delle infinite guerre del Pianeta, in una delle quali oggi dobbiamo assistere a violente uccisioni, devastazioni di città e villaggi, prodromi di un futuro spaventoso che ci sta incombendo?”.
https://youtu.be/XSZDPlZLuNc
courtesy by Giorgio Palombino e Barbara Cossu
Già qualche mese fa, sul web giravano foto di bambini e giovani ucraini a cui veniva insegnato l’uso delle armi per prepararsi a difendere il loro paese dai soldati russi. Ad altri erano state date delle copie in legno di fucili Kalashnikov per allenarsi a mirare e a sparare ai loro nemici. Da tempo, a Kiev i cittadini erano stati messi alla prova su un percorso a ostacoli nel terreno di una fabbrica abbandonata, ricevendo lezioni di tattica militare e primo soccorso.
Foto: EPAFoto: AFP
Le immagini rilasciate da Planet Labs PBC confermano le voci di azioni intraprese in tutta l’Ucraina prima dell’inizio dell’invasione russa. All’aeroporto, le piste e le vie di rullaggio erano state bloccate, presumibilmente nel tentativo di impedire agli aerei russi di atterrare e utilizzare l’aeroporto. L’ampia offensiva della Russia, iniziata giovedì 24 Febbraio, si è rapidamente diffusa in tutto il paese con un attacco su tre fronti, via terra, mare e aria e ha preso di mira le infrastrutture militari in tutta l’Ucraina, nonché diversi aeroporti e altri luoghi chiave, utilizzando attacchi missilistici e artiglieria a largo raggio. L’aeroporto internazionale di Kiev era uno degli obiettivi principali.
Immagine satellitare che mostra le piste bloccate all’aeroporto Boryspil di Kiev il 25 febbraio. Foto: Planet Labs PBC
Nelle scorse settimane le immagini satellitari hanno mostrato soldati russi e artiglieria nella città bielorussa di Brest, a soli 10 miglia a est del confine polacco. Jack Detsch, giornalista che lavora alla Sicurezza Nazionale del Pentagono, afferma che si contavano più di 50 unità che trasportavano attrezzature pesanti in un’area di addestramento vicino alla città e in uno scalo ferroviario limitrofo. Le forze russe hanno preso progressivamente il controllo di porzioni dell’Ucraina settentrionale al di fuori della capitale Kiev, compresa la zona di Chernobyl, raggiungendo la città di Kherson, a nord della penisola di Crimea. Mariupol, Kharkiv, Irpin, sono state bombardate pesantemente. Irpin e Bucha, le due cittadelle alla periferia di Kiev sono il cuore del conflitto tra Ucraina e Russia alle porte della capitale. E’ finita sotto i bombardamenti anche la città di Leopoli, al confine con la Polonia, crocevia di profughi in fuga e di ucraini che rientrano per combattere. Secondo l’opinione del segretario di Stato americano Anthony Blinken, Vladimir Putin potrebbe spingersi ulteriormente nell’Europa orientale dopo aver preso il controllo totale dell’Ucraina.
Il negoziato di Instanbul
Da un video su Telegram, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che l’Ucraina continuerà il processo di negoziazione nella misura in cui dipende davvero da loro: “Contiamo sui risultati. Ci deve essere una vera sicurezza per noi, per il nostro Stato, per la sovranità, per il nostro popolo. Le truppe russe devono lasciare i territori occupati. La sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina devono essere garantite. Non ci possono essere compromessi sulla sovranità e sulla nostra integrità territoriale. Questi sono principi chiari“.
L’allontanamento da Kiev e dalle posizioni nel Nord dell’Ucraina, è stato definito da Vladimir Medinsky, capo della delegazione russa al negoziato, l’inizio dell’escalation militare. L’esperto politico Evgeny Minchenko ha rilasciato a Bloomberg la dichiarazione che c’é stata molta incomprensione su quel che le parti hanno detto ad Istanbul e ha sottolineato che, per ora,hanno avuto la comunicazione che ci sarà meno azione militare vicino a Kiev ed a Chernihiv, perché l’esercito russo sta concentrando le sue risorse contro l’esercito ucraino nel Donbass.
Da LaPresse Washington, 29 marzo. Nel loro colloquio telefonico il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro britannico Boris Johnson hanno esaminato i loro sforzi per fornire assistenza umanitaria ai milioni di persone colpite dalla violenza, sia all’interno dell’Ucraina che in cerca di rifugio in altri paesi, e hanno sottolineato la necessità di un accesso umanitario ai civili a Mariupol.
Courtesy by Marco De Angelis
La decisione di Putin di invadere l’Ucraina, con la visione di un imperialismo tout court, ha generato reazioni in tutto il mondo (reazioni di cui Le Grand Continent sta tenendo una mappa aggiornata).
Dalla Porta di Brandeburgo a Berlino, alla Tour Eiffel a Parigi, al Colosseo di Roma, sono state organizzate manifestazioni per dire un NO ALLA GUERRA, UNO STOP ALL’INVASIONE MILITARE voluta da Vladimir Putin. Il 6 marzo a Firenze è stato posto un drappo nero sulla statua del David in Piazza della Signoria come simbolo di lutto e di dolore per la guerra in Ucraina. Il sindaco Dario Nardella ha dichiarato: “Il David, emblema della libertà contro la tirannia, oggi si copre di nero. Nel giorno della nascita di Michelangelo, un gesto simbolico di lutto per ricordare le vittime di questa guerra e esprimere tutto il dolore di Firenze.“
Un segnale molto forte è stato dato dagli artisti russi Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, che, assecondati dal curatore Raimundas Malaauskas, non parteciperanno alla 59a Biennale dell’Arte di Venezia. Su Instagram, la Sukhareva ha scritto che “Non c’è posto per l’arte quando i civili muoiono sotto il fuoco dei missili,quando i cittadini dell’Ucraina si nascondono nei rifugi e quando chi protesta in Russia viene ridotto al silenzio. … Poiché sono nata in Russia non presenterò il mio lavoro al Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia“.
La rivista TIME ha pubblicato un’immagine di copertina, illustrata da Neil Jamieson, che presenta le parole pronunciate dal presidente ucraino in un discorso al Parlamento europeo il 1° marzo: “La vita vincerà sulla morte e la luce vincerà sulle tenebre“. Su Twitter, colpisce la copertina insanguinata di The Economist. Una narrazione visiva della violenza di una guerra che va fermata!
LATO A: Nineteen Days (Dave Clark – Denis Peyton) ACCOMPAGNAMENTO: The Dave Clark Five QUALITÁ ARTISTICO MUSICALE: Buona + Il leader Dave Clark, batterista, fu una specie di despota all’interno del gruppo, ciò comunque non comportò alcuna rottura di formazione per almeno alcuni anni. Di certo il gruppo era realmente ben preparato e disposto a mostrare musicalmente la propria autenticità artistica, riscontrabile nei tantissimi dischi incisi durante la carriera. Nineteen Days era una sorta di allucinazione rock, brano ben tirato e cantato con grande impatto corrosivo; i fiati, che non difettavano mai, erano uno dei distintivi riconosciuti della band. Brano ultra compresso e molto ritmato che dimostra come il gruppo fosse ben maturo per presentarsi in qualunque locale dove la musica scorresse a fiumi. Nonostante una loro ben precisa e distinguibile impronta musicale, alcune strizzate d’occhio al repertorio beatlesiano, sponda Lennon, non mancano affatto (cfr. con Dizzy Miss Lizzy…).
LATO B: I Need Love (Dave Clark – Mike Smith) ACCOMPAGNAMENTO: The Dave Clark Five QUALITÁ ARTISTICO MUSICALE: Super- Sempre in co-abitazione con il leader, scritta dal tastierista e cantante Mike (Michael George) Smith, I Need Love è una disperazione d’amore, con un testo decisamente indigente in piena contrapposizione con la qualità della musica che lo sostiene. Un innamorato disperato e bisognoso d’amore, pronto a bussare alla porta della ragazza amata affinché finalmente lei gli dedichi un po’ di attenzione e un po’ d’amore. Lanciata durante lo speciale televisivo Hold On! serrato, brillante e coinvolgente, I Need Love non si discosta dalla percezione del già udito, ma perdoniamo tutto ragazzi, un brano talmente travolgente, con basso e chitarre che avvampano ed elettrizzano al massimo anche il più smaliziato degli ascoltatori. Un finale impetuoso è quanto di più adatto ad un pezzo così irresistibile. Insomma, al tirar delle somme: un 45 giri con il quale, se intorno al 1966/67, vi foste presentati ad una festicciola danzante, di quelle che ben ricordiamo, sarebbe stato meglio legarvelo alla cintura dei vostri pantaloni ben saldo, poiché le possibilità che qualcuno ve lo sgraffignasse sarebbero state davvero infinite e maledettamente giustificate! Scovate il 45 – se ancora non lo possedete – e mettetevi finalmente con l’animo in pace !
THE DAVE CLARK FIVE COLUMBIA EMI N° DI CATALOGO: SCMQ 7035 STAMPATO IN: ITALIA DATA: 1967 RARITA’: MEDIA QUOTAZIONE: EURO 25,00 / 35,00 QUALITÀ GRAFICA DELLA COPERTINA: 8
NOTE EVENTUALI: Pubblicata in UK il 28 ottobre del 1966, nel nostro Paese arrivò qualche mese dopo e quindi nel 1967. Fenomenale gruppo inglese, sempre ossessionato (ma non erano gli unici!) dallo strapotere dei Beatles, tanto è vero che quando i Fabs fecero uscire la pellicola di A Hard Day’s Night, immediatamente i DC5 si impegnatono in Catch Us If You Can ovvero, Prendeteci se potete e Nineteen days era una delle canzoni di punta del film che non raggiunse, come prevedibile, la popolarità del lungometraggio degli Scarafaggi.
con le tue infinite apparenze, i tuoi infiniti volti…
con il profumo della primavera che accarezza il vento, con le dune che iniziano a colorarsi, accompagnate dalle giornate che si allungano, e che invitano le rondini a tornare e le lucertole a sguizzare, in allegria…
‘La bellezza apre l’anima e ci fa vedere il paradiso. Solo lì troveremo tutte le risposte.’ Renato Scarpa
‘ ‘Laughter is the sound of angels’ di Donatella Lavizzari Opera dedicata a Renato Scarpa e Massimo Troisi Questa bellissima versione di “En la orilla del mundo” di Pablo Milanes e di Martin Rojas, é stata realizzata e interpretata magistralmente dal Maestro Matteo Nahum (Film Composer – Arranger – Guitarist) per rendere omaggio a Renato Scarpa. https://www.matteonahum.com
Ci sono cose nella vita che hanno un valore inestimabile e che non si misurano con la durata nel tempo, ma, come scrive Fernando Pessoa, nell’intensità con cui avvengono. Per questo motivo ci sono dei momenti indimenticabili, delle cose inspiegabili e delle persone Incomparabili. Renato Scarpa era una di queste. Penso che lui abbia lasciato un segno. Un profondo e indelebile segno proprio lì, in quel piccolo posto chiamato cuore. Renato resterà per sempre nella vita di chi lo ha amato e di chi gli ha voluto bene, di chi lo ha conosciuto e di chi lo ha apprezzato, sia come Uomo sia come Artista.
Classe 1939, milanese di nascita ma romano d’adozione, dopo il Teatro tascabile (un collettivo teatrale maturato in ambito universitario) Scarpa approfondì i suoi studi frequentando l’Accademia d’Arte drammatica, dove ebbe tra gli insegnanti Nanni Loy. Si dedicò con grande impegno anche al teatro, frequentando il Piccolo di Strehler e il Grassi. Sul grande schermo, il suo esordio avvenne alla fine degli anni Sessanta, con il film ‘Sotto il segno dello scorpione’ dei fratelli Taviani.
Attore versatile, dalle mille sfaccettature, in grado di interpretare ruoli sia comici che drammatici, con una carriera lunga oltre cinquant’anni, Scarpa è stato protagonista di moltissimi capolavori diretti da registi del calibro di Mario Monicelli, Steno, Dario Argento, Dino Risi, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Luigi Comencini, Roberto Rossellini, Nanni Moretti, Luciano De Crescenzo, Peter Del Monte, Giuliano Montaldo, Nicolas Roeg e tanti altri. Voglio ricordare ‘Suspiria’, ‘A Venezia un dicembre rosso shocking’, ‘Ricomincio da tre’, ‘Un sacco bello’, ‘San Michele aveva un gallo’, ‘Così parlò Bellavista’, ‘Un borghese piccolo piccolo’, ‘Piedone a Hong Kong’, ‘La stanza del figlio’, ‘Habemus Papam’, ‘Il Postino’, ‘Mia madre’, ‘Giulia e Giulia’, … Scarpa ha lavorato anche in produzioni estere come ‘Il talento di Mr. Ripley’ e ‘The Tourist’, e negli ultimi anni lo avevamo visto recitare in ‘Diaz’ di Daniele Vicari, ‘Il racconto dei racconti’ di Matteo Garrone e ‘I due papi’ di Fernando Meirelles..
“Bravo, lei è un vero imbecille“. Spesso raccontava, ridendo, che questo era il più bel complimento che gli era stato fatto nella sua lunga carriera, riferendosi, ovviamente, alla sua straordinaria interpretazione di Robertino, in ‘Ricomincio da tre’, (interpretazione che, come tante altre sue, ha per me il tocco di genialità surreale). E mentre ricordava quel film e i giorni trascorsi insieme all’amico Massimo Troisi, dal suo sguardo traspariva un miscuglio di gioia, amore e commozione. Ogni volta che parlava di lui, diceva sempre che aveva un animo puro e che era una di quelle persone che si incontrano quando la vita ha deciso di farti un regalo.
Talento, semplicità, profondità, gentilezza e discrezione, queste sono le cifre che hanno contraddistinto il percorso umano ed artistico di Renato Scarpa, un uomo nobile che, con la sua ricca umanità, la sua sensibilità rara, il suo immancabile sorriso e il suo garbo, ha regalato gioia, accarezzando il cuore di molte persone.
Tra i tantissimi pensieri pubblicati in suo ricordo, mi ha molto colpito quello che Rosaria Troisi ha condiviso sulla pagina ufficiale del fratello Massimo: ‘Grande, caro Renato, amico mio! Non ti lascerò andare, metterò il lucchetto al cuore e sarai per sempre in dolce compagnia, con le persone che ho amato di più in questo mondo. Il Signore ti abbia in gloria, amico mio, grazie per avermi onorato della tua amicizia.’
Qui di seguito ho raccolto le testimonianze di alcuni amici e le opere di Artisti che hanno voluto onorare Renato Scarpa.
Un uomo delicato, puro. Un’anima semplice e meravigliosa. Un amico speciale. Mi mancherà tutto di lui. La sua bontà, innanzitutto. E i suoi complimenti per i miei piatti. La “scarpetta” che non mancava mai. ‘Ho visto la guerra, la fame. E’ un crimine lasciare qualcosa nel piatto.’ Ti voglio bene Renato.
Nancy Cuomo – Cantante e produttrice discografica
Renato Scarpa omaggio di Alex Di Viesti
Qualche anno fa, incontrai Renato Scarpa per caso a Roma, al Teatro Olimpico, durante una serata dedicata al Maestro Franco Califano. Ho sempre avuto rispetto e una grandissima ammirazione per il modo in cui Scarpa interpretava i suoi personaggi, così straordinariamente veri. Abbiamo parlato del periodo che stavamo vivendo e di quanto fosse diventato difficile fare l’attore. Abbiamo poi ricordato i film di cui eravamo stati insieme protagonisti e ci siamo commossi ripensando all’amicizia che legava entrambi al regista Gianfranco Mingozzi. Renato aveva un aspetto mite. Mi ha sempre colpito la sua grande umanità. Era un piacere ascoltarlo parlare di Sergio, il personaggio ipocondriaco interpretato in ‘Un sacco bello‘ di Carlo Verdone. Grazie Renato per averci regalato tutti quei personaggi così strabilianti! Il Cinema italiano dovrebbe essere più riconoscente con Attori di questo spessore.
Carlo Mucari – Attore e cantante
Renato Scarpa omaggio di Antonia Carnasale
Una umanità e una sensibilità che mi avvolgevano ogni volta che ero vicino a lui, anche senza parlare.
Loretta Rossi Stuart – Attrice, autrice, coreografa
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La sua umanità oltrepassava i confini umani, la sua amicizia e il suo affetto erano per le persone a cui voleva bene un dono prezioso. Un’anima gentile, un uomo meraviglioso. Ciao Renato, ciao amico mio.
Davide Mottola – cantautore, compositore, musicista e produttore artistico.
Davide e Gerry Mottola con Renato Scarpa
Facendo il mestiere dell’attore, ritengo che Renato Scarpa sia stato un gigante. Un riferimento come artista e come uomo. Ho avuto il privilegio di conoscerlo e ho respirato la sua umanità e simpatia. Grazie Renato per tutti i ruoli che ci hai regalato, ma soprattutto per la tua grande umiltà e semplicità. I tuoi consigli li porterò sempre con me.
La mia è una storia magica e ve la voglio raccontare. Durante una passeggiata nel centro di Roma, la mia mamma incinta e la sua amica umana, incontrarono Olympia Pratesi, figlia di Fulco (fondatore e Presidente Onorario del WWF Italia). Era talmente bella che lei se ne era innamorata al primo sguardo. In famiglia avevano sempre avuto barboncini e la mamma le ricordava tanto l’adorata Sheila, che purtroppo, dopo una lunga vita felice, era volata in cielo tra le altre stelle. Iniziarono a parlare e quando Olympia si presentò, dicendo il proprio cognome, l’altra signora trasalì perché era stata un’allieva di suo padre Fulco, durante il corso di restauro dei monumenti, alla Facoltà di Architettura. Si creò un legame tra di loro e al giorno dell’ottantesimo compleanno di Fulco, Olympia si presentò a casa con uno scatolone come regalo di compleanno. Fulco pensò che fosse il solito regalo tecnologico digitale, ma quando lo aprì, uscì il mio bel musetto color albicocca.
Robin da cucciolo courtesy@Fulco Pratesi
Lui e la moglie Fabrizia impazzirono dalla gioia e cominciarono a pensare come chiamarmi. Poiché in giardino c’era un loro nipotino che stava giocando con arco e frecce, chiesero a lui di scegliere un nome. E lui disse, con fare deciso: ‘Robin Hood!’ Oltretutto Robin in inglese significa pettirosso… non potevano trovare nome migliore per un rossiccio come me! Credo proprio di essere stato inviato dal Cielo per donare gioia a tutti loro.
Ho sentito Fulco che confessava alla nostra amica Donatella che da subito ero compenetrato nella sua vita ed ero persino in sintonia con il suo carattere, a volte impulsivo. Io sono sempre stato gentile, disponibile e, a sua detta, anche intelligente, ma soprattutto un cane ‘comodo’, perché sono piccolo e peso solo 4 kg. Insomma sono indispensabile, un amico prezioso. Così come lo sono state Suna e Sheila prima di me. Suna era un po’ più piccola e candida come la neve. Ecco perché l’avevano chiamata come il bianco uccello marino. Sheila invece aveva il mio stesso colore ed era adorabile!
Fulco Pratesi con la moglie Fabrizia e Robin courtesy@Fulco Pratesi
Pensate che Fulco mi ha raccontato che la portava anche al cinema! Una volta andarono a vedere ‘Mia moglie è una strega’ e poiché si annoiava un po’ (le piacevano solo i film gialli), si mise a gironzolare per la sala, tra le poltrone, e a un certo punto, quando apparì sullo schermo un gatto, lei si mise ad abbaiare a più non posso tra lo stupore generale e le risate della gente! Che pazzerella che deve essere stata….ma sicuramente dolce e amorevole come me. Citando Fulco, i gatti sono atavicamente degli animali da inseguire abbaiando. Magari però ritenendo prudente desistere dal chiassoso inseguimento quando uno di essi si ferma e ci guarda in maniera interrogativa.
Fulco ha sempre avuto un collegamento speciale con tutti noi animali, un amore immenso, uno scambio di emozioni che sono davvero impagabili. Non potrei desiderare di meglio. Donatella dice sempre che lui è in simbiosi, in sintonia con il pianeta Terra, e che ne è Ambasciatore per eccellenza. Come non volergli bene?
Lui si arrabbia sempre molto quando noi barboncini siamo chiamati cani ‘radical chic’ e quindi, per la sua grande ironia, lui stesso si è definito tale. Ha persino scritto un articolo sul Corriere della Sera, dove spiega l’importanza e l’imbarazzante intelligenza di noi barboncini. Lui dice che siamo diversi dalle altre razze canine perché siamo simili al lupo. Noi abbiamo una conformazione cranica sferica e non piatta nella parte superiore….quindi mooooolto più cervello!
Al contrario dei lupi, io preferisco dormire in una meravigliosa cuccia imbottita che sta ai piedi del letto di Fulco e ogni mattina, verso le 7, mi avvicino e gli lecco la mano per svegliarlo. Lui si alza e, dopo i tipici riti degli umani, raccoglie il Corrieredella Sera e la Repubblica che gli sono stati consegnati e si avvia verso il soggiorno, dove si accomoda su una grande poltrona. Io lo seguo e mi piazzo lì davanti, guardandolo fisso negli occhi fino a quando mi fa cenno di salire accanto a lui. E così me ne sto al calduccio, mentre legge i quotidiani (credo proprio che il film ‘Una poltrona per due’, si sia ispirato a noi).
Robin by Donatella Lavizzari
Poi mi viene voglia di farmi un giretto per la casa, ma poco dopo ritorno e riconquisto la posizione per farmi un bel pisolino, fino a quando la mia amica Giusy mi porta a passeggio. Con lei mi diverto sempre e faccio delle pazze corse nel parco. Sono talmente veloce che sembro un missile! Anche con Fulco inscenavo sempre frenetici caroselli sul prato e lo sfidavo a un gioco di riporti con i rami secchi, interrompendolo solo per brucare fili d’erba a scopo digestivo o per stendermi pancia a terra con la lingua di fuori.
Al rientro, mi dirigo verso la cucina, dove mi attendono delle squisite ali di pollo lessate mischiate con il riso soffiato: una vera bontà! Prima di iniziare a papparmi questa delizia, vado in perlustrazione attorno al tavolo perché da lì scende sempre qualcosa di buono. Aspetto con pazienza che mi allunghino pezzettini di formaggio o bocconcini di carne. Ora sì che si ragiona! Si deve sempre iniziare il pranzo con un antipasto sfizioso… stimola l’appetito! E poi, vogliamo discuterne? Vi sembra che mangiare dentro una ciotola sia appropriato e dignitoso per un cane del mio stile? Insomma! Aggiungete un posto a tavola! Ehm… sì, lo confesso, sono un po’ snob.
Ma non sono certo l’unico eh! Pensate che una volta, durante un’escursione nel Parco del Circeo, abbiamo incontrato Gruyère, un cinghiale molto socievole e educato. Si è avvicinato per salutarci e Fulco gli ha offerto del formaggio. Lui si è ritratto inorridito! ‘Ma stiamo scherzando? Io mangio solo quello svizzero!’ E noi siamo scoppiati in una fragorosa risata!
courtesy@Fulco Pratesi
E’ proprio vero, Fulco parla con tutti gli animali. Ovunque vada, riesce sempre a incontrare pennuti, pelosi vari, tipetti di ogni razza e colore, che gli diventano subito amici. Girovagando nell’Oasi WWF del Lago di Burano, nella Maremma grossetana, avvistammo un gruccione, un bellissimo uccello dal becco lungo e nerastro, leggermente ricurvo verso il basso, e dalla livrea variopinta. Un’esplosione di colori che usciva a mo’ di pennellate dal ‘fondo’ castano del dorso e dall’azzurro del ventre, con sfumature di giallo, verde, nero e arancione. Vedendoci arrivare, iniziò a volare in tondo sulla testa di Fulco. Poco dopo si posò lì vicino e si fece accarezzare la testa come se fosse un cucciolo domestico. Un gesto davvero inusuale per uno che adora gli spazi aperti e vive in zone ricche di vegetazione spontanea e cespugliosa, presso i corsi fluviali, i litorali e i boschi con radure. Ma ho imparato che tutto diventa possibile con Fulco!
courtesy@Fulco Pratesi courtesy@Fulco Pratesi
Lui è come San Francesco, comunica con tutti noi. E’ il mio supereroe. Ogni giorno, sul terrazzo dove ci sono le mangiatoie, arrivano tantissimi uccellini che gli raccontano dei loro viaggi e delle loro avventure. E lui annota tutto e li ritrae con pennelli e acquarelli. Dovreste vedere quanto è bravo! Ha un talento incredibile! Li ama come se fossero suoi simili, come dei figli!
Il menu principale del ristorante ‘Terrazza Pratesi’ è costituito da semi di girasole, pezzi di grasso, mele spaccate in due e soprattutto briciole di torte e di biscotti che fanno la felicità di pettirossi e cinciallegre, passeri e cinciarelle, capinere e occhiocotti. In questo luogo c’è realmente quella biodiversità tanto amata e raccontata da Francesco Petretti nei suoi libri e nei suoi documentari naturalistici. A proposito! Anche lui è stato allievo di Fulco!
Una volta atterrò persino un uccellino che gli portò una foglia di salvia molto profumata. Credo avesse voluto fargli un omaggio per la sua bontà e gentilezza. Anche le farfalle lo amano! Si posano sulle sue dita, come se fossero incantate da un richiamo irresistibile.
D’estate, nella casa di campagna, venivano a trovarlo persino alcuni ratti. Uno, in particolare, lo faceva abitualmente e ogni volta si mangiava tutte le pesche che riusciva ad acchiappare, guardando con quegli occhietti furbi sia lui sia Fabrizia.
courtesy@Fulco Pratesi
Amo stare in sua compagnia! A volte schiaccio un pisolino accanto a lui e sogno. Sogno di guidare un’auto sportiva rossa fiammeggiante e di attraversare campi e prati, villaggi e fattorie sperdute. ‘Ehi! Attente!’, dico rivolgendomi ad alcune signore mucche che stavano per attraversare la strada. E loro prendono a scappare di qua e di là, mentre oche e anatre starnazzano indignate sbattendo le ali e una gallinella, per lo spavento, deposita un uovo, fuggendo di corsa!
A gran velocità raggiungo le montagne. La strada sale ripida con molte curve, fino a raggiungere un ponticello di legno che sta sopra un tortuoso ruscelletto. Mi arrampico fino alla cima e volo giù dall’altra parte, raggiungendo la pianura che si estende fino all’orizzonte. Ed ecco, che all’improvviso, qualcosa si muove laggiù! Vedo una linea scura… sono cavalli selvaggi con le loro ondeggianti criniere al vento. Sento già lo scalpitio dei loro zoccoli sul terreno e i loro nitriti. Vorrei tanto cavalcarne uno, come nel far west!
Uno di loro si avvicina, si chiama Morello. I suoi occhi e il suo pelo corvino risplendono alla luce del sole. Io gli offro una zolletta di zucchero (per favore non chiedetemi che cosa ci fa una zolletta di zucchero su un’auto sportiva guidata da un barboncino!), ma lui preferisce di gran lunga la gomma da masticare che ha adocchiato sul cruscotto e, in un baleno, la prende e la mette in bocca, roteando sorpreso gli occhi perché non aveva mai mangiato qualcosa di simile e così strano!
Mentre è tutto preso a capire come mai i suoi denti non s’incrociano più nel modo giusto, gli metto il lazo al collo e con un salto mi lancio coraggiosamente sul suo dorso. Lui si solleva scalpitando, affonda la testa tra le zampe anteriori, rinculando di scatto e facendo di tutto per disarcionarmi! Sebbene mi stia aggrappando a lui con tutta la mia forza, scivolo goffamente sotto la sua pancia, riuscendo a malapena a risalire in groppa, attaccandomi alla criniera. Con un forte schiocco si rompe la bolla fatta con il chewing gum e puffete mi risveglio un po’ stralunato. E Fulco è lì che mi accarezza sorridendo e mi dice: ‘Robin che avventura hai sognato? Hai surfato sull’oceano insieme ai delfini come la volta scorsa o sei andato con un razzo sulla luna?!’.
Io spalanco gli occhi e ricambio il sorriso, strofinandomi addosso a lui, e poi li richiudo e volo sui mari con il mio rapido vascello pirata. Ad un tratto, una voce dolce rompe il silenzio: ‘Fulco! Robin!’. E’ Fabrizia che ci chiama. E’ ora di scendere in cambusa a preparare la cena.