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‘Andrea Pazienza’

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Alberto Fortis è un artista sensibile che nella sua densa carriera si è misurato con le molteplici forme della Poesia ed ha prodotto capolavori quali Il Duomo di Notte, La sedia di Lillà, Settembre, Milano e Vincenzo, La neña del Salvador, Sindone, Venezia, Do l’Anima,…
Con sedici album realizzati tra Italia, Stati Uniti e Inghilterra, un disco di platino, due d’oro e oltre un milione e mezzo di dischi venduti, annovera tra le sue collaborazioni artisti illustri come George Martin (produttore dei Beatles), la London Philarmonic Orchestra, PFM (Premiata Forneria Marconi), Claudio Fabi, Lucio Fabbri, Gerry Beckley (degli America), Carlos Alomar (produttore di David Bowie), Bill Conti, Guido Elmi e l’Orchestra Sinfonica Arturo Toscanini,…

Autore di libri di poesia (“Tributo giapponese”, “Dentro il giardino”, “A meno che…”) e del fumetto “Berty”, con la sua biografia “AL. Che fine ha fatto Jude?”, Fortis ha voluto raccontare il suo cammino non solo dal punto di vista artistico ma mostrando anche l’uomo impegnato nel sociale, Ambasciatore UNICEF, innamorato di cause umanitarie e sempre dedito alla ricerca spirituale.
Il suo è un universo fatto di Amore, Emozioni, Angeli, Arcobaleni e di “
Fragole infinite” che testimoniano una geografia dell’anima, un paesaggio interiore fatto di rara sensibilità.

Ciao Al, stiamo vivendo un momento storico molto buio dove le parole valore ed economia sono diventate sinonimi e questo in un certo senso riassume gran parte della violenza del mondo contemporaneo: un mondo dove, come afferma Alessandro Guerriero, le immagini fondative sono tutte di guerra.

Stiamo vivendo in un mondo che corre sempre più velocemente, dove la massimizzazione del profitto detta legge. Inoltre in un’economia basata sulla guerra, le entrate fiscali vengono spesso ridistribuite per sostenere lo sforzo bellico a spese di altri progetti di cui  una Nazione potrebbe avere bisogno.
Vedo uno scellerato match muscolare tra folli leader, che dovrebbero sfidarsi a duello anziché straziare la Vita dei propri simili, che, evidentemente, simili non considerano.

Dovremmo poter arginare questa
attitudine appartenente a molti leader, trovare una sorta di equilibrio.

Sicuramente, rispetto al
passato, alcuni aspetti sono migliorati ma ciò che sta accadendo in questi
giorni mi porta a pensare all’esistenza di un lato oscuro della forza che
sta alterando l’equilibrio e l’armonia cui dovrebbe tendere l’Universo. Non trovo
altre spiegazioni possibili.

Non riesco a comprendere perché
ci sia così tanto odio nei confronti dei propri simili.

Putin / Lord Voldemort a Poznan, in Polonia

Il desiderio estremo di potere porta a diventare esseri del cosiddetto lato oscuro, tema comune in letteratura, con le tentazioni incarnate in diavoli, streghe, serpenti, …, purtroppo lo vediamo troppo spesso rappresentato nella realtà, con quel restringimento di coscienza che porta a vedere le proprie azioni esenti da conseguenze su un sistema interconnesso.

L’ego può fare anche questo,
farci credere che siamo arrivati chissà dove e a chissà quali vette di potere. Quello
che viene fatto da una parte del pianeta si ripercuote anche sull’altra parte,
perché ogni cosa è connessa alle altre.

A quanto pare Putin vuole lasciare il segno come fece Pietro il Grande, riunendo i territori dell’antica Russia.
Ma nel frattempo le cose sono cambiate. E’ cambiato il mondo.

L’Ucraina si è europeizzata. La
comunicazione attraverso i vari media, l’uso dei cellulari hanno consentito in
parte al libero arbitrio di oggi. Medaglia che ha sempre due facce ma che comunque,
nel suo lato positivo, ha creato collanti nel tessuto sociale e ha determinato forti
prese di coscienza collettiva su molte tematiche.

Il grande dispiacere è che non
si sia realizzata la visione di un uomo illuminato come quella di Michail Gorbaciov,
visione di un rapporto Russia Europa ben diverso, con valori condivisi e ideali
di armonia. 

Putin, come Hitler, gioca con il DNA ucraino e russo.
Il murale si trova sotto la stazione di
Dnipro, in Ucraina

Gorbaciov richiamò per prima
cosa l’attenzione sui valori umani, universali in quanto tali, che avrebbero
dovuto divenire la nuova stella polare della politica dell’URSS, come di
qualunque altra potenza. Altro punto fondamentale, il riconoscere ed il
tollerare le diversità tra i vari nazionalismi.

Gorbaciov è stato un Uomo di PACE. Ha sempre ripudiato l’uso della forza come strumento di politica. E’ stato davvero un Uomo straordinario, anello tra tanti di un’unica catena che lega tra di loro tutte quelle Esistenze spese per la Pace ed il bene dell’umanità.
Cito per primo Gesù per proseguire con Mahatma Gandhi, Martin Luther King, i fratelli Kennedy, i Primi Ministri Istzak Rabin e Benazir Bhutto, i Giudici Falcone e Borsellino, John Lennon, Pier Paolo Pasolini e tanti altri.

Ritengo che tutte queste Persone siano state bandiere di Pace, che hanno condiviso una fine cruenta voluta da un vertice che non aveva capito che questo mondo potrebbe essere migliore e che così tutti potremmo celebrare il vero senso della Vita.
Siamo qui per questo, per celebrare la nostra esistenza.
Attraverso la testimonianza della loro Vita e del loro credo, continuano a trasmetterci quanto sia importante credere ai nostri piccoli-grandi sogni.

Eleonor Roosvelt diceva infatti
che il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.

Sì, ognuno di noi ha il potere di trasformare piccole cose che poi possono portare ad un risultato inaspettato.
In un momento storico di profonda crisi come il nostro, la trasformazione diventa fondamentale.
Urge al più presto un cambiamento, un ripensamento, un colpo di coda che porti ad una riconfigurazione del sistema internazionale, con valori che diventino collante, i mattoni per costruire un new world order.

Io vivo con questa speranza. Molti sono stati gli sforzi in questa direzione ma il cammino è ancora lungo. Con questa ennesima guerra, ci svegliamo con le immagini di esplosioni, bombardamenti, morte e disperazione. Milioni di profughi, per la maggior parte donne e bambini. Nei loro volti dolore e speranza.
Una tragedia umana che colpisce profondamente i nostri cuori.

In questo agghiacciante scenario di sofferenza, una nota positiva sta nella risposta da parte dell’Occidente. E’ davvero encomiabile quello che sta accadendo: la catena di solidarietà, sia dall’Italia che dagli altri Paesi, è la risposta all’orrore di questa guerra.
Sono molte le Associazioni e le famiglie che offrono accoglienza e ospitalità ai profughi e che inviano aiuti in Ucraina. Un esempio è l’Odissea della Pace, ammirevole iniziativa capitanata dall’Arcivescovo Avondios Bica, a cui ha partecipato anche l’amico Gianfranco D’Amato.
Il suo convoglio é rientrato con 8 Profughi tra cui quattro bambini.
Avevamo tentato in poche ore di recuperare un Van o Camper per potermi unire alla Spedizione che prevedeva anche gli Amici Mario Furlan, Presidente City Angels e Rolando Giambelli, Presidente Beatlesiani D’Italia. Questo, purtroppo, non è stato possibile, ma ci sarà modo, oltre alle donazioni già effettuate, di contribuire alla Causa Umanitaria della Pace.
La guerra è l’antivita e chi la causa renderà conto alla VITA stessa.

https://youtu.be/5r-67-caEpE

Papa Francesco continua a lanciare appelli affinché si ponga fine a una guerra che definisce “un massacro insensato” per il quale non c’è alcuna giustificazione. Il 25 marzo  ha voluto consacrare l’Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Evento spirituale a cui si sono uniti tutti i Vescovi del mondo.

Papa Francesco ha sottolineato che abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali e, soprattutto, stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani.
Le piazze europee chiedono, con grande forza, la pace, ma la ferocia degli scontri in Ucraina non sembra diminuire. Putin ha ancora un seguito molto accorato e convinto. Basti pensare alla dichiarazione del Patriarca Kirill, Capo della Chiesa Ortodossa, che giustifica e sostiene la guerra in quanto crociata contro “la lobby gay” occidentale!

Putin non prende in considerazione l’opinione pubblica, non crede che si possa ribaltare lo status quo.  Secondo alcune fonti, la sua cortina di protezione non lo informa sullo stato reale della situazione ma gli dicono unicamente quello che lui vuole sentirsi dire.
Da un’analisi di un inviato che vive a Kiev, Putin ha sempre considerato l’Europa come un territorio debole, che può essere ‘comprato’.
Fondamentale sarebbe capire quali siano le intenzioni del leader cinese
Xi Jinping, perché questo condizionerà l’ago della bilancia.
Se dovessimo sommare tutto quanto è capitato in questi ultimi tre anni di pandemia, la visione di questa ennesima guerra mi appare come un’orribile ciliegina su un’altrettanto orribile torta. 
La speranza è che si arrivi presto ad un accordo.
Non posso non pensare alle vittime di questa guerra. Continuo a vedere bambini uccisi e ospedali bombardati: tutto questo è inaccettabile.

Concordo con te in toto e voglio in questo contesto ricordare il discorso tenuto dal Dott. Gino Strada nel corso della cerimonia di consegna del “Right Livelihood Award 2015”, il “premio Nobel alternativo“.

https://youtu.be/lUot4EHauEk

“….. Mi è occorso del tempo per accettare l’idea che una “strategia di guerra” possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del “Paese nemico”.
Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso. 
Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili.
Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari.

Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. È quindi questo “il nemico”? Chi paga il prezzo della guerra?

….. Ogni volta, nei vari conflitti nell’ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l’uccisione di civili, morte, distruzione. 

La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra.

La maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell’immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.

Il rispetto per la Vita, la nostra e quella di tutto ciò che ci circonda, è segno di civiltà. Purtroppo, secondo Antonio Guterrez, segretario generale dell’ONU, in alcune situazioni ci stiamo avvicinando ai peggiori scenari ipotizzati dagli scienziati, con conseguenze per le persone e per tutti i sistemi naturali che ci sostengono.

C’è da preoccuparsi seriamente del rapporto che l’umanità ha con il Pianeta. E’ uno scenario a dir poco deplorevole quello della specie umana.
L’uomo può essere paragonato ad un animale che lotta e prevarica l’altro per la conquista di territori.
Non c’è granché ora che mi faccia ridere e forse un po’ tutti preferiamo scrivere al telefonino perché inconsciamente ci piace di più pensare che non conserveremo ricordi e testimonianze di un’epoca che tutto sommato avvertiamo disumana.
Come ha sempre sostenuto Gino Strada, ABOLIRE LA GUERRA E’ L’UNICA SPERANZA PER L’UMANITÀ.
Sono convinto che se l’Essenza del Femminino Sacro potesse avere più voce in questo mondo potrebbe quasi certamente decretare una società lontana dalle guerre, orrendo giochino voluto da tanti bimbi grandi, mai veramente cresciuti..
Continuo a essere fortemente convinto che se le guerre si facessero con duelli tra “capi di Stato” ce ne sarebbero molte meno, o nessuna.
Tutto è sempre risolvibile senza ricorrere ad una guerra, ma l’uomo idiota ha bisogno di quel malato e perverso meccanismo personal/sociale per soddisfare voglia atavica e disturbata di prevaricazione e di leadership.
Si creano fatturati nazionali giganteschi per comprare armi per poi espandersi: per andare dove? Stai a casa tua, uomo stupido e pensa a fare del bene e, se mai, a esportare del bene.
Così conquisterai il bene più alto: la Stima, il Rispetto e la Collaborazione altrui nel caso di bisogno.
Siamo tutti piccoli Istanti di UN enorme Firmanento.

Caro Al, purtroppo, ‘L’UOMO IDIOTA’ non è dotato del basik kit intelletto + cuore, né di coscienza, ‘muscolo’ che per funzionare bene andrebbe tenuto costantemente allenato.
‘L’UOMO IDIOTA’ soffre di una malattia peggiore dell’immoralità: l’amoralitá, la totale indifferenza, ed è per questo che molti hanno l’arroganza di mostrarsi tali, con protervia e veri e propri deliri di onnipotenza…

courtesy by Bruno Bozzetto

“Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta.
Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce.
A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.”

Pier Paolo Pasolini

foto @ https://thevision.com

Di Sandro Pertini restano alcune immagini indimenticabili, consegnate alla memoria da spezzoni televisivi.
Sono immagini che hanno scandito alcuni degli avvenimenti della storia italiana, come, per esempio, la strage alla stazione di Bologna o la vittoria dei Mondiali di calcio nel 1982.
In tutti quegli avvenimenti Pertini era presente sia nel suo ruolo istituzionale sia con la sua carica di grande umanità, con la sua storia che veniva da lontano, dalla guerra partigiana e dalla prigionia sotto il fascismo.
Era una figura che gli italiani sentivano vicina.
Divenne una sorta di nonno per i bambini e una vera e propria icona Pop.

PAZ, il geniale e visionario artista Andrea Pazienza vedeva in Pertini l’ultimo esemplare di una razza di uomini duri ma puri come bambini“, una luce nella notte di una prima Repubblica compromessa dalla corruzione e dal malaffare.
Con profonda ammirazione e complicità affettuosa lo trasformò in fumetto, dedicandogli storie, sketch umoristici, tavole e tantissimi disegni.
Un campionario vastissimo e prezioso, che si estende dal 1978 al 1987, e che vede persino il luogosergente Paz fare da spalla al temibilissimo Pert in imprese in nome della libertà e della giustizia.
Testimonianza di come Pertini fosse uno dei personaggi principali nell’immaginario dell’artista.
Pertini ebbe sempre un rapporto divertito con la satira che lo prendeva di mira, tanto da avere una collezione di tutte le sue caricature e invitare al Quirinale i vari autori, da Tullio Pericoli alla redazione del “Canard enchainé”.

Dalla mostra «Paz e Pert» a Roma al Palazzo Incontro
(2010 Fandango Libri S.r.l. Copyright Mariella e Michele Pazienza)

Nella sua figura, come mai prima di allora e come mai sarebbe accaduto dopo, un’intera nazione si riconosceva e riconosceva i valori ‘puliti’ della politica e ciò che la politica dovrebbe rappresentare nella sua accezione più alta: solidarietà, vicinanza e attenzione alle persone.

Ricordare Pertini, raccontarne la storia, ha senso non solo perchè ci consente di ripercorrere la storia di un italiano che attraversa il Novecento con piglio energico e picaresco, ma perchè ci permette anche di fare un punto su noi stessi, su come eravamo e su ciò che siamo diventati.
Ci restituisce l’idea che possa esistere una politica in grado di tracciare la linea di un’etica civile e solidale, capace di guidare una società dialogante, aperta e più conciliante.

Ph. Donatella Lavizzari

Andrea Santonastaso
foto @ https://teatrodellargine.org

Realizzare uno spettacolo biografico non è mai facile perchè si rischia di cadere nel didascalismo o, ancor peggio, nell’agiografia. Soprattutto quando si vuole affrontare una figura come quella di Sandro Pertini, che si staglia come un gigante nella memoria e nell’immaginario collettivo, capace di rassicurare un’intera nazione durante gli anni difficili, a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta.

Andrea Santonastaso
foto @ https://teatrodellargine.org

Nicola Bonazzi, Andrea Santonastaso e Christian Poli hanno accolto questa grande sfida.
SANDRO è senza dubbio alcuno, un’opera teatrale che dipinge al meglio la figura del ‘primo impiegato italiano’, ‘del politico mai Ministro‘, come lui stesso amava definirsi.
Nelle parole di Poli e Bonazzi (SANDRO è scritto da Christian Poli, con inserti drammaturgici e regia di Nicola Bonazzi) e attraverso la voce e la forte presenza scenica di Andrea Santonastaso, prende vita quel piccolo grande uomo che mai si è piegato.

Andrea Santonastaso
foto @ https://teatrodellargine.org

Andrea Santonastaso
foto @ https://teatrodellargine.org

Con un monologo, viene raccontato il carismatico Presidente e, al tempo stesso, l’uomo perseguitato, il partigiano, il combattente per la libertà e l’uguaglianza.
Una voce politica in grado di dire cose spesso scomode (come per es. i rischi di un fascismo sempre incombente), dette in virtù di una vita passata per 13 anni in reclusione e in confino, a causa della lotta serrata contro la dittatura.
SANDRO è uno spettacolo a ‘tesi’ perchè prova a ricordarci che sono esistite persone che hanno combattuto per i propri ideali, fino a pagarne conseguenze molto gravi.

Ph. Donatella Lavizzari

Pertini Alessandro, del fu Alberto e di Muzio Maria, avvocato, socialista, fu confinato politico nell’isola di Ventotene.
Qui di seguito, voglio riportare uno stralcio di un suo racconto, pubblicato in Italia, il terzo volume della Geografia di Enzo Biagi.

Domenica 25 luglio: una serata come tutte le altre. Quando la radio diede il comunicato ci avevano già rinchiusi nel camerone.
Eravamo più di settecento, nella stragrande maggioranza comunisti: Longo, Terracini, Scoccimarro, Camilla Ravera, Secchia. Poi c’erano Ernesto Rossi e Riccardo Bauer, del partito d’azione, e anche degli anarchici, gente che veniva dalle prigioni, naturalmente, che aveva fatto la guerra in Spagna, che era stata nei campi di concentramento francesi.

…. Noi laggiù vivevamo secondo regole immutate, che dovevano essere rispettate con rigore: si poteva uscire dagli stanzoni, dove alloggiavano dalle tre alle cinquanta persone, verso le otto del mattino, bisognava rientrare per le otto di sera.
Non si doveva superre un certo limite, appunto, il confino.

Camilla Ravera racconta nelle sue memorie le strade sassose, le siepi gialle dei fichi d’India, il mare grande e azzurro che ci circondava: paesaggi che erano vietati.

….Un giorno il direttore mi mandò a chiamare: ‘Ho una bella notizia per voi. E’ arrivato un telegramma che dispone per la vostra liberazione’.
‘ Grazie’ dissi. ‘Però io non me ne vado finchè qui resta uno solo di noi
.’
Ma Camilla Ravera, che diede sempre prova di una straordinaria forza morale, Terracini e altri, mi convinsero che dovevo partire, per andare a perorare la causa dei detenuti, e così non diedi pace a Senise, Capo della Polizia, e a Ricci, che era agli Interni; li andavo a trovare ogni giorno con Bruno Buozzi. Erano restii, avevano nei confronti dei comunisti paura e odio. Minacciammo uno sciopero generale e l’argomento li convinse.
Quando arrivò l’ultimo di Ventotene, potei andare a trovare mia madre.
Era molto vecchia e mi attendeva. Stava sempre seduta su un muretto che circondava la nostra casa. ‘Che cosa fa signora?’ le domandavano. ‘Aspetto Sandro‘ rispondeva.”

Ph. Donatella Lavizzari

Pertini ha combattuto per i propri ideali, mai asseriti in maniera semplicistica o ingenua, ma sempre dentro l’agone delle idee, con la forza combattiva di chi si oppone ad una visione sopraffattoria della politica.
Per questo motivo, nello spettacolo, la vicenda biografica di Pertini viene contrappuntata da una voce ‘corale’, l’Odiatore, che prova a rappresentare grottescamente questi impulsi violenti, prevaricatori, di cui spesso siamo tutti preda: perchè SANDRO non vuole essere solo il racconto della vita di un uomo, ma prova a rappresentare la possibilità, l’utopia, il desiderio di un’umanità più cordiale e disponibile.
Come cornice, una scenografia essenziale, minimalista, ma caratterizzata da una forte potenza suggestiva e animata dall’alternarsi di buio e luce, e dai bellissimi disegni dello stesso Santonastaso, che vengono, di volta in volta, proiettati sulla quinta scenica.

SANDRO è uno spettacolo che ti entra dentro, ti avvolge in un abbraccio fatto di emozioni, pensieri, sentimenti, riflessioni, … e tu stai lì, immobile.
Ascolti, respiri, chiudi gli occhi… e ti lasci andare in quell’incanto chiamato Teatro.

GRAZIE ad Andrea Santonastaso, Artista Necessario.

https://youtu.be/6uqf8kqy5Mg